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Nella cooperativa il presidente può anche essere dipendente

Non c’è incompatibilità tra la posizione di presidente della cooperativa e dipendente della stessa . A chiarirlo è il messaggio n. 21441/2011 dell’8 giugno che in questo modo si discosta da precedenti posizioni. L’incompatibilità infatti va ribadita tra la qualità di dipendente di società e la carica di amministratore unico oppure di socio detentore di una quota tale del capitale sociale in grado di garantirgli la maggioranza richiesta per le delibere assembleari. L’INPS però chiarisce che il presidente di cooperativa non si trova in questa condizione, per il semplice motivo che – come peraltro più volte chiarito dalla giurisprudenza – come ogni membro del consiglio di amministrazione deve soggiacere alle direttive dell’organo collegiale. E questo assunto non viene meno neanche se il presidente, come di regola avviene, detenga la rappresentanza legale della società.

Tutto ciò in linea di principio. Poi è ovvio che andrà fornita la prova della sussistenza del vincolo della subordinazione, cioè dell’assoggettamento del lavoratore al potere direttivo della società e in particolare del suo cda, malgrado questi figuri anche come amministratore.

In definitiva però nulla vieta che il presidente sia anche dipendente della cooperativa, quando – specifica l’Inps – ricorrano due precise condizioni:

          il potere deliberativo deve essere affidato a un organo diverso (cda o amministratore unico);

          il presidente svolge, come dipendente, mansioni estranee al rapporto organico con la cooperativa, contraddistinte dai caratteri tipici della subordinazione anche, eventualmente, nella forma attenuata del lavoro dirigenziale. Risulta essenziale, pertanto, espletare un’indagine caso per caso, volta ad accertare la sussistenza delle suddette circostanze.

L’agenda del mese di Giugno 2011

  • Sommario
    – Scorte Tecniche
    – Committenti che violano la sicurezza
    – Fondi al settore
    – Normativa sui pallet
    – Comunicazione dati del conducente del veicolo
    – Contributi alla flessibilità dell’orario di lavoro
    – Proroga dell’incentivo ecobonus
    – Aggiornamento indici di costo del carburante ad aprile 2011
    – Tempi di carico e scarico
    – Nuovo sistema di pedaggio in Polonia
    – Divieti di circolazione 2011 in Austria
  • Sentenze  
    – Divieti di circolazione 2011 per i veicoli pesanti in Spagna
    – Iscrizione delle imprese straniere all’Albo Gestori ambientali
    – Trasmissione certificati medici per zone non raggiunte da ADSL

Allegati

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Bruxelles approva l’Eurovignette III: ed è subito polemica!

È stata approvata da appena 24 ore e già solleva un vespaio di polemiche. Parliamo della direttiva sull’Eurovignette III, quella cioè che in applicazione dello storico principio seguito da Bruxelles a proposito di ambiente e cioè che “chi inquina paga”, concede agli Stati l’applicazione di una sovrattassa sui pedaggi autostradali parametrata ai livelli di inquinamento dei veicoli. L’extrapedaggio ammonta a 3-4 centesimi per veicolo/chilometro e interessa tutti i mezzi con massa superiore alle 3,5 ton, anche se viene concessa ai paesi membri di innalzare (dandone motivazione alla Commissione europea) il tetto di applicazione alle 12 ton e di escludere dall’aumento i veicoli ecologici, quelli cioè euro 5 (fino a inizio 2014) ed euro 6 (fino al 2018). Al contrario, gli euro 0, 1 e 2 potranno essere penalizzati, con un incremento del 25% della sovrattassa in quei contesti, come le regioni montane, meritevoli di maggiore tutela ambientale. Nelle città ad alta concentrazione di traffico, poi, il supplemento può raggiungere il 125%, seppure in una fascia oraria limitata (5 ore al giorno).
Infine, tutti i soldi incassati con questa extrassazione sono soggette a vincolo di destinazione: almeno il 15%, infatti, devono essere spese per le reti TEN-T e il resto, genericamente, per sistemi di trasporto sostenibile.

Tali norme entreranno in vigore tre settimane dopo la loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Tale possibilità di extratassare il trasporto su gomma non è piaciuta ovviamente a molte associazioni di categoria.  Secondo il presidente di Contartigianato Trasporti, Francesco Del Boca (che peraltro è anche presidente dell’UETR, organismo europeo critico anche in fase di approvazione) “La direttiva non dà nessuna garanzia che il trasporto stradale di merci sarà reso più pulito: gli Stati membri potranno fare come vogliono con gli introiti dei pedaggi.
Per il presidente Fai Conftrasporto, invece, la direttiva “è come un macigno legato a una gamba di un centometrista”, che provoca un “danno incalcolabile alla competitività, in un Paese che soffre del problema della permeabilità dell’arco alpino, è privo di alternative ferroviarie e dove la velocità commerciale è la più bassa rispetto alla media europea”.
Il principio del chi inquina paga”, aggiunge Uggè, “è certamente condivisibile ma se e in quanto esistono le alternative al trasporto su gomma. Per questo il Governo deve chiedere la riapertura del dossier sul gasolio professionale per l’autotrasporto e la riconsiderazione del danno prodotto dall’economia nazionale per l’attraversamento delle Alpi”. Ma soprattutto, puntualizza Uggè, “le imprese di autotrasporto chiedono al Governo di aprire, prima dell’applicazione di quanto previsto con la direttiva, un confronto con le associazioni di categoria onde evitare di far pagare a una componente essenziale per lo sviluppo e la competitività le conseguenze di un ambientalismo che insiste nel non voler coniugare il rispetto dell’ambiente con le esigenze dell’economia moderna”.

Concetti ribaditi anche da Anita, secondo la quale la direttiva “comporterà un aggravio ulteriore per l’autotrasporto nell’attraversamento delle Alpi. La previsione di un importo supplementare per la congestione, che non sarà recuperabile, comporterà un aumento del livello attuale dei pedaggi di oltre il 10% per le emissioni e di oltre il 50% per la congestione nei trasporti internazionali.

Un tale aumento del costo del trasporto stradale, in mancanza di una valida alternativa di trasporto su ferrovia, avrà gravi ripercussioni sull’economia italiana, considerando che le grandi infrastrutture ferroviarie come il Brennero e la Torino/Lione saranno pronte dopo il 2025”.

I giorni scorsi peraltro anche all’interno di Confindustria si era mossa addirittura il presidente Emma Marcegaglia, per esprimere chiaramente contrarietà al provvedimento, a maggior ragione perché nella sua stesura finale si è eliminato il vincolo di destinazione totale degli introiti degli extrapedaggi alla realizzazione di infrastrutture funzionali allo sviluppo di modalità alternative alla gomma.

Anche il governo non ha preso sottogamba la questione. Il ministro ai Trasporti Altero Matteoli ha fatto sapere, i giorni precedenti all’approvazione della direttiva, che l’Italia è contraria a un’applicazione sul proprio territorio della direttiva, ma che il problema nasce comunque dal fatto che l’Eurovignetta sarà introdotta da Paesi come Germania, Austria, Slovenia e Francia – vale a dire paesi di attraversamento – che in questo modo incamereranno introiti fiscali facendoli versare ai trasportatori degli Stati di confine dell’Unione, Italia compresa.

Ma gli europarlamentari del PD, David Sassoli e Debora Serracchiani, giudicano tardiva la presa di posizione del governo: “Perché, ci chiediamo, l’Italia si è limitata a criticare in fase negoziale la direttiva, senza avanzare alcuna proposta o provandoci fuori tempo massimo, isolandosi così in sede di Consiglio?”. “Se il governo italiano intende tutelare gli interessi degli autotrasportatori con i fatti e non a chiacchiere – concludono i due europarlamentari del Pd – anziché fare la voce grossa nei tempi e nei modi sbagliati, intervenga con decisione, come fece il governo Prodi, per abbassare il prezzo del carburante. Quella sì una vera ‘tagliola’ che pesa sui costi di autotrasporto, in misura decisamente maggiore dei costi esterni”.
E proprio sui costi – quelli minimi, però – Del Boca trova almeno un motivo di soddisfazione rispetto alla direttiva: “la stessa Commissione europea – dichiara il presidente di Confartigianato – ha affermato che nel futuro sistema elettronico di pedaggi, al momento del pagamento verrà emessa ai trasportatori una ricevuta che evidenzierà la maggior quota dell’importo pagato per i ‘costi esterni’, al fine di poterli girare ai clienti finali committenti. Cosa molto interessante vista la disciplina sui costi minimi che abbiamo in Italia: questo elemento, se in futuro da noi si decidesse di attuare la Direttiva, dovrà essere preso in considerazione
“.

Aumentano gli incidenti sul lavoro: l’8,3% sono autotrasportatori

Da inizio anno sono morte sul lavoro 269 persone, il 21,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2010. I dati, diffusi dall’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti bianche, diventa ancora più imponente – 509 morti – se si sommano anche i lavoratori deceduti sulle strade o nel percorso casa-lavoro.
L’autotrasporto, con 22 vittime pari all’8,3% del totale, non è tra i settori più colpiti. In testa alla triste classifica ci sono infatti l’edilizia (78 vittime pari al 29,4%), l’agricoltura (73 vittime, pari al 28,2%) e l’industria (29  morti pari al 10,1%).
Secondo l’Osservatorio i periodi di persistente maltempo e, all’apposto, quelli di prolungato caldo, incidono in modo esponenziale sull’aumento degli incidenti. Per quanto riguarda gli autotrasportatori, in particolare, oltre al maltempo, le concause indicate dalla statistica risiedono nei turni massacranti e nei lunghi percorsi alla guida

Proprio in virtù dell’incidenza che il meteo provoca sugli infortuni, è nato un blog dedicato a tutti coloro che operano all’aperto, autotrasportatori compresi. L’indirizzo è http://prevenzionemeteo.blogspot.com.

Le ultime due vittime del settore sono state Luigi Dell’Olio e Franco Pedretti, autotrasportatori di 51 e 55 anni, deceduti lunedì 6. Entrambi per ragioni non dipendenti direttamente dalla circolazione stradale. Nel primo caso, l’autotrasportatore, dopo aver toccato con lo specchietto retrovisore contro un muro, era sceso per controllare cosa fosse successo, e a quel punto, forse perché non era stato inserito correttamente il freno a mano, il camion si è mosso, schiacciandolo contro un muro. Nel secondo caso la morte è stata causata da una pesante lastra di acciaio che ha colpito l’autotrasportatore mentre la stava scaricando dal camion.

Un convegno del FLC su Informatica e Logistica

Un maggiore impiego dell’informatica del trasporto genererebbe diversi vantaggi: riduzione dei costi, ottimizzazione dell’operatività e aumento della sicurezza. Ma quali sono gli elementi che ne frenano la diffusione? A tale domanda cercherà di rispondere il Quaderno n.21 del Freight Leaders Council «Informatica nella logistica, la 5ª modalità di trasporto», che sarà presentato nel corso di convegno che si svolgerà giovedì 9 giugno, presso il Tempio di Adriano, in piazza di Pietra a Roma.

Al convegno parteciperanno operatori del settore e rappresentanti politici. I lavori saranno conclusi dal sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti e presidente della Consulta per la logistica e l’autotrasporto Bartolomeo Giachino.

Interporto Padova e Porto Venezia: il dialogo continua

Fare sistema. È questo l’obiettivo che si sono dati il Presidente dell’Interporto di Padova Sergio Giordani e il Presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Paolo Costa. E a questo scopo, tra le due realtà è stata stretta una collaborazione che passa attraverso due obiettivi prioritari:

          realizzazione di un collegamento ferroviario merci fra Venezia e Padova, allo scopo di mettere in sinergia l’offerta di servizi portuali e logistici tra i due poli e rendere più efficienti i servizi ferroviari per le merci dal Veneto;

          analisi delle sinergie fra il nuovo progetto del terminal portuale off shore a Venezia – capace di gestire fino a 2 milioni di TEU/anno – e l’Interporto di Padova, quale centro di smistamento e di lavorazione commerciale delle merci trasportate dalle grandi navi portacontainer.

In questa cornice si inserisce anche la nuova attività di Interporto Padova quale MTO (Multimodal Transport Operator), che la mette in condizione di offrire propri treni intermodali alle imprese di trasporto. La prima relazione attivata già da qualche mese è Padova Interporto–Bologna-Bari e ritorno in collaborazione, per i servizi di trazione, con Trenitalia, a cui seguirà nelle prossime settimane l’avvio del servizio sulla tratta Milano Segrate-Padova Interporto-Lubjana. Dalla capitale slovena, le unità di carico intermodali potranno essere rilanciate verso tutti i paesi dell’Est, dei Balcani e soprattutto verso Grecia e Turchia.

Interporto Padova ha allargato la sua attività nel settore del cargo ferroviario anche ai servizi a carro ordinario: è già attivo, per esempio, un treno completo di acqua minerale verso il Sud Italia e convogli che portano in Calabria le travature prodotte in Friuli dalla Cimolai Spa.

App di Renault Trucks: un GPS “su misura” dei camion

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Ponte troppo basso o con portata ridotta? Può capitare quando si viaggia con mezzi pesanti. E non sempre i satellitari forniscono segnalazioni così dettagliate. Ecco perché Renault Trucks propone di scaricarsi direttamente sull’iPhone l’applicazione NavTruck, un GPS dedicato specificamente ai veicoli industriali.

Dopo la versione europea, nata qualche mese fa, adesso vengono lanciate anche quelle nazionali. E tra queste c’è pure l’Italia. Il vantaggio dell’applicazione, disponibile su iPhone e Android, è di personalizzare il servizio, nel senso che una volta inserita la configurazione del proprio mezzo, diventerà possibile disporre di un itinerario composto unicamente da strade sicure, praticabili e autorizzate da transitare.

Il prezzo di vendita dell’applicazione, disponibile sull’App Store e su Android è di 99,99 euro.

È scaricabile al seguente indirizzo:

http://itunes.apple.com/it/app/navtruck-italia-by-renault/id432323908?mt=8

Galleria fotografica

Tegola per l’autotrasporto: possibile un aumento dei divieti di circolazione

Si preannuncia un’altra brutta tegola sulla testa dell’autotrasporto: i divieti di circolazione attualmente in vigore potrebbero aumentare, peraltro in tempi molto brevi. È questa la conseguenza dell’accoglimento da parte del Consiglio di Stato di un ricorso del Codacons al TAR del Lazio, con cui si chiedeva l’applicazione di un decreto del 1992 che prevedeva il divieti di circolazione nei giorni antecedenti e successivi importanti festività, in quanto caratterizzate già da un considerevole traffico automobilistico. Il ministero delle Infrastrutture aveva portato la decisione favorevole del TAR davanti al Consiglio di Stato, che però di fatto l’ha confermata, sostenendo che siccome le giornate antecedenti e successive le festività sono caratterizzate “da una notevole intensificazione della circolazione stradale extraurbana, superiore anche a quella che caratterizza le giornate propriamente festive per le quali sono state fissate le limitazioni alla circolazione, la mancata previsione per le stesse del divieto in questione risulta essere del tutto ingiustificata ed in palese contraddizione con le finalità di interesse pubblico (riduzione del rischio di incidenti) connesse all’introduzione del ripetuto divieto”.

Rispetto al fatto che il decreto in questione fosse di diversi anni il Consiglio di Stato non ha avuto dubbi: il principio di vietare la circolazione dei mezzi pesanti nei giorni antecedenti e successivi le festività – ha specificato – va applicato senza alcun limite temporale, nonostante il ricorso del Codacons fosse relativo al D. Lgs n.285/1992, recante le direttive e il calendario relativo all’anno 1998 per le limitazioni alla circolazione stradale dei mezzi pesanti (veicoli superiori a 7,5 tonnellate) fuori dai centri abitati.

Il Codacons ha fatto già sapere di aver inviato una diffida al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, affinché sia rispettata la disposizione del Tar e siano previste le dovute modifiche all’interno del calendario 2011 che disciplina i giorni di divieto di circolazione dei mezzi pesanti. Restiamo in attesa degli sviluppi.

Decreto sviluppo: compaiono incentivi per il franco-destino

Nei convegni è un tema abusato: l’Italia non cresce in logistica perché muove le merci quasi esclusivamente franco-fabbrica e non franco destino, come si usa un po’ ovunque in Europa. Si vede che, a forza di parlarne, qualcuno se n’è accorto anche nel Palazzo, visto che all’interno del Decreto Sviluppo compare un piccolo emendamento, molto importante sugli sviluppi del nostro export e della nostra logistica. Si tratta in pratica di un contributo concesso alle imprese produttrici che “sposeranno” il franco destino, aderendo alla formula C.I.F., in base alla quale nel prezzo di vendita è incluso anche il trasporto al magazzino del compratore e quindi è il venditore che si attiva per organizzarlo fino a destinazione, abbandonando la formula F.O.B. (franco-fabbrica o franco-partenza), in base alla quale il prezzo della merce si intende senza trasporto e quindi è il compratore che si preoccupa di organizzare il ritiro presso il magazzino del venditore.

Il contributo è in questione è modulato in relazione al valore delle merci trasportate:

ammonta al 2% se il valore delle merci esportate è pari a 100.000 euro;

all’1,5 % se il valore delle merci esportate è pari a 200.000 euro;

all’1% se il valore delle merci superiore a 200.000 euro.
Il Decreto Sviluppo è attualmente all’esame del Parlamento e dovrebbe essere approvato entro la fine di luglio. Il problema per il sostegno al franco-destino è quello di trovare una copertura finanziaria, seppure non particolarmente ingente.
Non dovrebbero avere alcun problema, invece, altri emendamenti di interesse diretto per l’autotrasporto. E in particolare quello che semplifica le autorizzazioni periodiche per i trasporti eccezionali, quello che impone alle Provincie la cancellazione dagli Albi provinciali dell’autotrasporto delle aziende con “zero camion” e quello che cancella i previsti aumenti (anche considerevoli) dell’Imposta Provinciale di Trascrizione da pagare in caso di passaggio di proprietà di un veicolo.

Attenzione Bosch all’assistenza ai “Commerciali”

Il mondo delle officine e dell’assistenza post vendita è sempre più attento al settore dei veicoli commerciali, che dal canto suo ha aumento le sue esigenze in materia. Una testimonianza è il convegno tenutosi a Bologna in occasione di Autopromotec 2011 per iniziativa della Bosch: “Il futuro della riparazione del mondo dei truck. La Casa tedesca ha avuto la collaborazione di un gruppo di aziende specializzate che operano nel settore: ZF Italia, Rexroth e Knorr Bremse. Queste società, oltre a offrire servizi d’eccellenza singolarmente, hanno trovato un’intesa di collaborazione lanciando il label QualityAlliance, che già nel nome sintetizza l’obiettivo perseguito: la qualità attraverso l’alleanza.
Bosch porta nell’operazione la sua esperienza nel mondo dei servizi d’officina; Knorr Bremse quella nei materiali frenanti, sia come componenti che come assistenza specifica; la stessa cosa fa ZF per quanto riguarda tutto ciò che concerne i cambi.
Nella strategia operativa importante rilievo ha il Modulo Bosch Commercial Vehicles, che l’organizzazione della Casa tedesca ha creato proprio per le officine che si rivolgono o intendono rivolgersi al mondo dei veicoli per il trasporto merci. Il Modulo comporta quattro pacchetti distinti a seconda dell’area tecnica, quali Diagnostics, Motomanagement, Emissioni, Comfort & Sicurezza. Al termine della formazione specifica le officine ottengono l’insegna “Bosch Commercial Vehicles” e hanno a disposizione dei consulenti specializzati per poter operare al meglio e con tempestività.
In questo quadro, una proposta specifica esiste per il settore dei veicoli commerciali è stata messa a punto per ciò che riguarda la strumentazione di diagnosi, con il software ESI(Tronic) messo a punto per il tester KTS 800 Truck.

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