Anche l’Europa dichiara guerra alla subvezione. Lo fa con una frasetta inserita nel Regolamento 2020/1055 approvato nel luglio 2020 che entrerà in vigore il 22 febbraio 2022. Alla lettera g) del primo comma dell’articolo 5, che disciplina il cosiddetto «requisito di stabilimento», la normativa stabilisce che un’impresa di autotrasporto comunitaria deve avere un numero di mezzi e di dipendenti «proporzionato al volume delle operazioni di trasporto da essa effettuate». In altre parole, con un solo camion (e spesso senza neanche questo) non si possono effettuare trasporti per milioni di euro e, di conseguenza, non è possibile prendere il lavoro e distribuirlo ad altre imprese, ovviamente, a prezzo più basso. O meglio può anche farlo, ma deve essere una parte marginale della sua attività.
Il problema è che la data fissata da Bruxelles perché il regolamento entri in vigore si avvicina sempre di più (mancano un paio di mesi) e il governo italiano non ha ancora predisposto la normativa necessaria ad attuare le disposizioni comunitarie. E allora l’occasione l’ha colta al volo l’associazione di autotrasporto Assotir – oltre 3 mila imprese associate, per 30 mila addetti e altrettanti veicoli – per avanzare una sua proposta mirata a due obiettivi: sollecitare il recepimento delle norme comunitarie e aprire sul tema un confronto con le istituzioni e le altre componenti del mondo associativo.
«Non pretendiamo di avere il Vangelo in mano», ha detto il Segretario generale dell’associazione, Claudio Donati, ricordando che la proposta non consiste in un articolato ma in un documento diviso per punti, «ma abbiamo deciso di intervenire, partendo da quello che l’Europa ci obbliga a fare, su questo meccanismo perverso che è tipico del nostro mercato e che sottrae alle imprese qualcosa come 4-5 miliardi di euro l’anno». E giovedì 18 novembre, Donati ha presentato la proposta a stampa e operatori, insieme alla presidente dell’associazione, Anna Vita Manigrasso, al professor Massimo Campailla, senior partner dello Studio Zunarelli che ha elaborato la proposta, e a Marco Digioia, Segretario generale dell’Union européenne des transporteurs ruoutiers (UETR) che ha portato il sostegno della sua associazione.
La proposta in tre punti
La proposta, illustrata da Campailla, si articola in tre punti:
- che per esercitare l’attività di autotrasporto in contro terzi ed essere iscritto all’Albo, un’impresa debba svolgere almeno l’80% della propria attività con mezzi in propria disponibilità, potendo affidare in subvezione non più del 20% del suo fatturato;
- che venga individuato un soggetto al quale affidare il controllo sul rispetto della disposizione che potrebbe essere l’Albo degli autotrasportatori attraverso autocertificazione e controlli a campione;
- che sia introdotto un sistema sanzionatorio ispirato a criteri di proporzionalità e di gradualità che parta da un’ammenda per arrivare in caso di recidiva all’espulsione dall’Albo. Secondo Campailla l’aspetto sanzionatorio è decisivo perché integra le norme in vigore sulla subvezione, in cui è previsto che «è possibile solo con l’assenso del committente primario» mentre è sempre vietata «la sub-subvezione, sancendo l’eventuale nullità insanabile del contratto. Il problema è che quest’unica conseguenza ha effetti solo privatistici, il che non ha grande valenza deterrente».
Dal canto suo, Donati ha tenuto a precisare che «non si intende criminalizzare la subvezione, ma chiarire che è altra cosa dall’autotrasporto», attraverso una misura che, come ha ricordato Digioia, si ispira alla «legislazione francese, che già dal 2017 ha introdotto norme per la dissuasione e la limitazione della subvezione, possibile solo per una quota minima (15%) del volume d’affari di un’impresa d’autotrasporto, tenuta a stringenti obblighi comunicativi al riguardo».
Inviata al ministero
Subito dopo la presentazione, la proposta è stata inviata al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili dal quale si attendono segnali che si sperano rapidi e positivi. D’altra parte, l’iniziativa non sembra muoversi in solitaria. È significativa la presenza alla conferenza del presidente dell’Albo degli autotrasportatori, Enrico Finocchi, se si tiene presente che il rivolgimento appena compiuto nella composizione del Comitato centrale dell’Albo, ha visto esclusa fra gli altri proprio Assotir. Ma da tempo l’Albo è impegnato nella cancellazione delle imprese non in regola, attraverso una verifica incrociata con le Camere di commercio: ne sono state già sospese 1.685, ma il 17% delle aziende iscritte (16.877 su 98.070) non hanno veicoli. È difficile, tuttavia, distinguere tra i 22.099 monoveicolari, quanti lavorino principalmente tramite subvezione e quanti siano semplicemente padroncini. Per quello occorrerebbe appunto identificare il volume d’affari in rapporto al numero di veicoli. Come propone l’iniziativa di Assotir.
Alla quale ha dato subito il suo consenso Amedeo Genedani, presidente di Unatras e di Confartigianato Trasporti, che si è impegnato a sostenere l’iniziativa presso il ministero. «A brevissimo», ha dichiarato, «la vice ministra Teresa Bellanova dovrebbe convocarci per il tavolo sulle regole: porteremo anche questa istanza». Le difficoltà semmai potrebbero arrivare dalle imprese più strutturate. «I primi riscontri», ha detto Donati, «ci hanno mostrato come nel mondo dell’artigianato ci sia sostanziale favore alla nostra proposta. Sappiamo però che molte imprese, anche di peso, si opporranno e magari anche qualche associazione di rappresentanza. Di certo confidiamo nella promessa della viceministra di aprire a breve un tavolo sul 1055. Quella è la sede migliore, ma bisogna procedere: la deadline è a febbraio, il Governo non può sottrarsi».