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10 domande a… Vincenzo Lauria

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CARTA DI IDENTITÀ

NomeVincenzo
CognomeLauria
Età27
Stato CivileCelibe
Punto di partenzaMarconia (Mt)
Anzianità di Servizio1 anno
Settore di attivitàfrigo
  • Oggi gli autisti di camion sono diventati «merce rara». Di giovani, poi, vai a trovarne… Tu che sei molto giovane come mai hai scelto questo mestiere?

Mi ha motivato la passione. Sin da quando ero piccolo ho sempre sognato di fare questo lavoro. Mio padre era camionista, spesso mi portava con lui in giro e io rimanevo affascinato da questi mezzi enormi. E quando sono diventato grande per me è stata una scelta naturale. Anche se non è stata semplice, perché in famiglia erano contrari.

  • Quindi è stato un percorso complicato.

Sì. Mi remavano contro dicendomi che era un lavoro difficile, pieno di rischi. Però io sono andato dritto per la mia strada. E così, dopo gli studi di scuola superiore, ho cominciato a mettere da parte i soldi per finanziarmi le patenti facendo parecchi lavoretti, dal magazziniere al lavoro in fabbrica. E appena ho avuto l’opportunità, mi sono lanciato nel mio sogno e sono salito sul camion.

  • E poi come è andata a finire?

L’anno scorso ho avuto la fortuna di trovare un’azienda, la De Sanzo Trasporti, che mi ha dato una grande fiducia. Perché io ero fresco di patente e non avevo esperienza, ma, nonostante ciò, mi ha offerto la possibilità di imparare e di crescere professionalmente.

  • Il tuo settore di attività?

Mi occupo di trasporti a temperatura controllata. Parto dalla Basilicata e dalla Puglia alla volta del Centro e Nord Italia, trasportando frutta e ortaggi per la grande distribuzione. Al ritorno invece trasporto prodotti a base di carne.

  • Resti fuori quindi tutta la settimana?

Sì, ma non mi pesa. Certo, è un lavoro di sacrificio, ma quando c’è la passione e lavori con le persone giuste, è tutto più semplice.

  • Una lezione che hai imparato in questo tuo primo anno di attività?

Che bisogna sempre ascoltare i consigli degli altri, specie di chi ha più esperienza e di strada ne ha percorsa tanta. Perché questo è un lavoro dove non si finisce mai di imparare. Ci vuole tanta umiltà.

  • E cosa ti ha colpito di più?

Il fatto di trovare tanti colleghi disponibili ad aiutarti nei momenti di difficoltà, facendoti sentire come in famiglia. Insomma, mi ha colpito l’umanità dei rapporti. E questa non è una cosa scontata considerato il pregiudizio negativo che circonda questo settore, dove spesso e volentieri siamo tutti dipinti come brutti, sporchi e cattivi. Certo, qualche pecora nera c’è sempre, ma la maggior parte delle persone che ho incontrato non è di questa pasta.

  • Un aspetto del tuo lavoro che non ti piace?

Le attese al carico. I tempi variano in base alle piattaforme dove andiamo a caricare o scaricare, ma in media stiamo sulle due ore, se non di più. Aggiungo che la cosa che appesantisce il tutto è che ci si mettono pure le infrastrutture. Spesso, ad esempio, percorro l’A14 Bologna-Taranto che è piena di deviazioni e cantieri. E ciò contribuisce a sballare i tempi e a farti arrivare in ritardo. E i livelli di stress aumentano.

  • Come gestisci questo tipo di stress?

Ormai ci ho fatto il proverbiale callo. Arrabbiarsi non serve a nulla e, purtroppo, bisogna imparare a conviverci.

  • QuiOltre al camion, quali sono le altre tue passioni?

Tutto ciò che ha a che fare con i motori. Mi piace molto il mondo delle automobili e delle moto.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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