CARTA DI IDENTITÀ
Nome | Roberto | |||||||||||||||
Cognome | Zanotelli | |||||||||||||||
Età | 30 | |||||||||||||||
Stato Civile | Celibe | |||||||||||||||
Punto di partenza | Cles (TN) | |||||||||||||||
Anzianità di Servizio | 6 anni | |||||||||||||||
Settore di attività | trasporti eccezionali pesanti |
- Cosa ti ha spinto verso questa professione?
É una passione che ho fin da piccolo, mio papà aveva un’azienda di trasporto e io spesso lo accompagnavo. Insomma sono un figlio d’arte.
- Che tratte percorri?
Non ho mai un percorso fisso, giro tutta Italia ed è il bello del mio lavoro. Si viaggia parecchio e a volte si sta fuori tutta la settimana, a volte si rientra; non c’è una regola.
- Qual è il trasporto più emozionante che hai fatto?
Sicuramente quando abbiamo caricato la domenica notte un albero di Natale alto 32 m da Fai della Paganella, nel Trentino, e lo abbiamo portato in due giorni fino a Piazza San Pietro, a Città del Vaticano. È stata una bellissima esperienza.
- Quali sono le maggiori criticità del tuo mestiere?
Sicuramente quando mi fermo da qualche parte, nelle aree di sosta o altrove, e trovo docce sporche o d’inverno con l’acqua fredda. Quelle sono situazioni veramente difficili da accettare. Solo la passione ti consente di sopportare e andare avanti.
- E invece cosa ami di più del tuo lavoro?
Quando trasporto carichi pesanti e passo nei paesini, vedo bambini e anziani che guardano incuriositi quello che porto ed è una grande soddisfazione. Sento di fare un lavoro comunque importante.
- Mi dici un episodio buffo che ti è capitato?
Una sera mi sono fermato a mangiare in zona Treviso e c’era un bambino con la sua famiglia. Il ragazzino si è messo a curiosare intorno all’escavatore da 500 quintali che stavo trasportando e allora l’ho fatto salire sopra. Era contentissimo, gli sembrava un enorme giocattolo. Sono le piccole cose che ti migliorano la giornata.
- In questo numero di Uomini e Trasporti parliamo di transizione ecologica. Cosa ne pensi?
Credo che per i pesanti sarà quasi impossibile utilizzare veicoli elettrici. Forse per chi fa linea con tratte sempre uguali potrebbe funzionare, ma per chi come me cambia sempre percorso fare rifornimento diverrebbe un problema. E poi occorre risolvere tante questioni, dallo smaltimento delle batterie all’inquinamento degli stabilimenti di produzione dell’elettricità.
- Dal tuo punto di vista, qual è la prima cosa da fare per avvicinare i giovani al lavoro di autista?
Oggi è molto difficile convincere ragazzi e ragazze ad avvicinarsi a questo settore. La mentalità prevalente è quella di stare vicini a casa, fare poche ore e guadagnare molto. Guidare il camion comporta tanti sacrifici e chiedere a un giovane di cominciare a girare l’Italia seduto al volante di un mezzo pesante non suscita certo entusiasmo.
- Oltre al camion, hai altre passioni nel tempo libero?
Tiro fuori la mia moto da enduro e vado in giro dalle mie parti, è la mia valvola di sfogo. Abito in una zona di montagna nella provincia di Trento che si presta molto a dei bei percorsi in mezzo alla natura.
- Come immagini il tuo futuro?
Continuerò sicuramente a fare questa professione. La mia aspirazione sarebbe quella di aprire un’attività mia, trasportare come libero professionista. Chissà che prima o poi non ci possa riuscire.
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