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10 domande a… Cristian Gorini

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CARTA DI IDENTITÀ

NomeCristian
CognomeGorini
Età26
Stato Civileconiugato
Punto di partenzaLatina
Anzianità di Servizio5 anni
Settore di attivitàfrigo, centinato
  • Come è nata la passione per il camion?

Sono figlio di due generazioni di trasportatori. Sono cresciuto in mezzo ai camion e di conseguenza avvicinarmi a questa professione è stata una scelta naturale.

  • Come mai questo soprannome?

L’ho ereditato da mio padre. Sin da quando era ragazzo lo chiamavano «Polverone», probabilmente perché lavorando nel settore del trasporto bestiame e frequentando piazzali terrosi, alzava parecchia polvere con il camion. Ed è così che sono diventato Polverone Jr.

  • Di cosa ti occupi in particolare?

Lavoro per un’azienda di trasporto groupage (centinato e frigo). Solitamente parto da Latina per arrivare in Francia, ma spesso capita di scaricare anche in Belgio. Se tutto fila liscio, riesco a fare in una settimana tre o quattro prese in Italia e altrettante consegne all’estero. Ma tutto dipende dalla tipologia di viaggio, dai carichi particolari, dagli imprevisti.

  • Quali sono gli imprevisti?

Lavorando con molti clienti, anche nuovi, e dovendosi rapportare in contemporanea con diverse aziende, è probabile che non riesci ad arrivare per tempo allo scarico. Può capitare, ad esempio, che sei costretto a rimandare al giorno successivo il secondo o terzo scarico preventivato in giornata. E questo ti costringe a modificare i programmi. Insomma, le difficoltà sono prevalentemente di tipo logistico-organizzativo.

  • Come ti trovi a lavorare in Francia?

Benissimo. Rispetto all’Italia il lavoro è molto più scorrevole, sia a livello di rapporto con i clienti che di servizi lungo la rete autostradale. Le aree di sosta, per dire, sono di un altro livello: sicure, ben attrezzate, dotate di tutti i servizi necessari.

  • Cosa ti piace oltre al camion?

La mia passione principale è il mondo delle auto. Ma mi piace anche fare video. Ho un canale YouTube dove pubblico contenuti sulla mia vita on the road.

  • Che tipo di contenuti?

Racconto la mia esperienza, le mie idee, i miei viaggi, le mie giornate trascorse sul camion. È una sorta di diario di bordo, ma senza alcuna pretesa di «fare scuola» o di dire cosa è giusto o sbagliato nel fare questo lavoro. Resto abbastanza sulle mie. Al limite consiglio qualche posto comodo dove fermarsi.

  • Il viaggio più bello?

Quando ho girato mezza Europa in una settimana. Doveva essere un viaggio di routine, ma si è trasformato in un’avventura. Partendo dalla Francia, sono andato in Belgio e poi in Olanda. Lì poi c’è stato un imprevisto e per tornare in Italia ho dovuto fare un altro percorso, toccando Germania e Austria. Quindi in totale ho attraversato sei nazioni in cinque giorni. È stata una settimana particolare. Ci ho fatto anche un video sul mio canale YouTube.

  • Perché i giovani, oggi, fanno fatica ad avvicinarsi al camion?

I tempi sono cambiati. Un tempo c’era molto più guadagno e più flessibilità sul lavoro, mentre oggi bisogna fare i conti con basse retribuzioni, spese elevate per l’accesso alle patenti, condizioni di lavoro sempre più stressanti e mancanza di servizi. Ci credo siano in pochi a voler fare questa professione.

  • Il bilancio di questi primi cinque anni di attività?

Molto positivi. Certo, è un lavoro di impegno e sacrificio, che porta via tanto tempo alla sfera privata. Ma, allo stesso tempo, se sei bravo a gestirlo, è in grado di darti soddisfazione e anche un buon ritorno economico.

Per leggere altre interviste ai protagonisti della strada, vai a «Voci on the road».

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