Ma Io non mi chiamo Miriam è qualcosa in più di una riflessione sull’identità etnica: è un’introspezione sull’identità personale, sul valore della memoria, sul superamento del silenzio individuale e collettivo.
L’autrice svedese rivela doti di grande capacità narrativa, lo stile asciutto asseconda una narrazione che scorre abilmente tra gli eventi di uno sterminio e la storia personale. Tempo presente che si intreccia con tempo passato, in un crescendo di emozioni e di sentimenti che prendono forma visiva quasi cinematografica… Scoprire un libro così intenso e coinvolgente, pubblicato da qualche anno, è sempre una straordinaria esperienza e se non lo avete ancora letto ben venga, poter godere di questo romanzo imperdibile!