I profili di responsabilità conseguenti al verificarsi di fatti criminosi a danno di autotrasportatori mi inducono a ritornare sul tema della sosta dei mezzi pesanti in aree di parcheggio sicure: questa componente dell’attività di autotrasporto, infatti, ha una notevole incidenza sull’individuazione delle responsabilità in caso di furti o rapine subite dai conducenti di mezzi pesanti in sosta nelle aree di servizio (che abbiamo già visto essere pari al 70% del totale).
Come sappiamo da una giurisprudenza costante e ormai consolidata, in caso di perdita della merce trasportata, anche se avvenuta a seguito di crimine subito dal trasportatore, incombe a quest’ultimo l’onere di dimostrare che il furto o la rapina fossero imprevedibili e inevitabili, vale a dire ricollegabili al caso fortuito o alla forza maggiore. In altri termini, non è sufficiente che il vettore provi di aver adottato l’ordinaria diligenza, ma è tenuto a porre in essere misure preventive idonee ad assicurare la puntuale esecuzione della propria prestazione, ivi comprese le cautele atte a evitare o attenuare il rischio di subire danni da fatto criminoso. Si tratta di un rischio che, secondo quanto statuito in sede giudiziaria, va ricompreso fra quelli tipici dell’attività di autotrasporto, dal quale occorre premunirsi per non essere chiamati a rispondere dei danni subiti per perdita della merce, anche se dovuta a furto o rapina. E lasciare in sosta il veicolo in aree non “sicure” rientra nelle fattispecie in cui il conducente, e conseguentemente l’impresa di autotrasporto, viene ritenuta responsabile di comportamento gravemente colposo, in quanto la commissione di un reato, quale la sottrazione del carico, anche con violenza, non rappresenta un evento imprevedibile. Ovviamente, in tali casi, le compagnie di assicurazione, pagato il dovuto al committente del servizio, si rivalgono sull’impresa di autotrasporto.
Peraltro, a tutt’oggi, i conducenti sono troppo spesso costretti a sostare in aree autostradali prive dei requisiti necessari perché possano definirsi conformi agli standard di sicurezza europei: fra questi, rivestono particolare importanza i sistemi telematici in grado di fornire informazioni agli utenti sulla localizzazione dei parcheggi, sui servizi presenti e sul pre-booking, così da evitare soste in aree ad alto rischio. E, come ha ricordato lo stesso Comitato centrale per l’Albo degli autotrasportatori, già a fine 2018, l’Italia (insieme con altri cinque Paesi europei) è stata richiamata dalla Commissione europea per la questione della sicurezza delle autostrade, con specifico riferimento alla localizzazione delle aree di sosta sicure destinate agli autotrasportatori e alle ridotte informazioni fornite al riguardo lungo le autostrade italiane, diversamente da quanto stabilito dal Regolamento (UE) n. 885/2013.
«È quanto meno ipotizzabile che le autorità giudiziarie rivedano la propria posizione sull’attribuzione delle responsabilità, qualora gli autotrasportatori dimostrino di avere adottato le misure necessarie a fronteggiare i rischi di furti o rapine, grazie alla scelta di sostare in aree certificate come sicure secondo gli standard europei»
Appare, perciò, più che mai necessario e urgente colmare questa lacuna sulla rete autostradale italiana, che – come abbiamo visto – comporta perdite, anche economiche, per le imprese di autotrasporto in caso di eventi criminosi verificatisi nelle attuali aree di servizio: è quanto meno ipotizzabile, se non probabile, che le autorità giudiziarie rivedano la propria posizione sull’attribuzione delle responsabilità, qualora gli autotrasportatori dimostrino di avere adottato le misure necessarie a fronteggiare i rischi di furti o rapine, grazie alla scelta di sostare in aree certificate come sicure secondo gli standard europei. Né va dimenticato il duplice vantaggio che comporterebbe tale scelta, sia in termini di maggiore tutela della propria incolumità per il conducente del mezzo pesante, sia, dal punto di vista economico, per l’impresa che subisce la perdita della merce e non deve essere costretta a fronteggiare l’eventuale azione di rivalsa da parte della compagnia assicuratrice (che oltretutto potrebbe essere indotta a rivedere la propria politica tariffaria in senso più favorevole per il vettore).
Se, poi, accanto ai dispositivi di sicurezza, le aree di parcheggio, soprattutto lungo le direttrici di più lunga percorrenza, fossero dotate anche di adeguati servizi di ristoro e di foresteria per gli autisti, si potrebbe facilitare il rispetto del divieto di riposo settimanale “lungo” in cabina, e stimolare la realizzazione di servizi accessori per i veicoli in sosta.
C’è, quindi, da augurarsi che tengano conto anche di questa opportunità le iniziative avviate, sotto l’egida del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel quadro del progetto europeo volto a migliorare la rete SSTPAs (aree di parcheggio sicure e protette per i camion) in tutta l’Europa, attraverso lo sviluppo di nuove aree lungo la rete stradale primaria TEN-T e il potenziamento della sicurezza e dei servizi nelle aree di sosta esistenti.