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Contributo ART: conosciamolo meglio

La questione dell’assoggettamento delle imprese di autotrasporto al contributo ART, alla sua determinazione e al successivo versamento, da diversi anni ha impegnato l’autotrasporto in battaglie legali e sindacali. Dopo la sospensione del 2022, che ne è (e che ne sarà) di questa tassa?
Carlo R_Modena

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Quella del presunto obbligo, in capo alle imprese di autotrasporto, di versare i contributi richiesti dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti per il suo funzionamento, è una vicenda ormai quasi decennale. Risale infatti al 2014 l’avvio del contenzioso che, in sede amministrativa ma anche presso la Corte costituzionale, ha visto sempre vincenti le tesi sostenute dalle associazioni di categoria per contestare la legittimità di un aggravio ritenuto ingiusto nei confronti di un settore del trasporto merci non espressamente regolato.

Come sappiamo, la questione è stata definita con la legge 16 novembre 2018, n. 130, di conversione del c. d. Decreto Genova, che di fatto ha introdotto quell’obbligo, sia pure limitato agli operatori economici del settore del trasporto, nei confronti dei quali l’Autorità abbia concretamente esercitato le proprie competenze. Conseguentemente, l’ART ha previsto l’obbligo di contribuzione per gli operatori dei servizi di trasporto merci su strada connessi con autostrade, porti, scali ferroviari, aeroporti e interporti, riducendo, poi, il perimetro dei soggetti tenuti al versamento del contributo, mediante l’esclusione delle imprese con fatturato non superiore ai 3 milioni di euro annui, o in possesso di veicoli di massa complessiva non superiore alle 26 tonnellate.

Ma le organizzazioni associative del settore non si sono arrese e hanno riproposto la questione alle autorità di governo, fino ad ottenere l’impegno alla sospensione del contributo all’ART per il 2022, sancito nel protocollo d’intesa del 17 marzo 2022 e tradotto nel d. l. 21.3.2022 (c. d. Decreto Ucraina), convertito dalla legge 20.5.2022, n. 51. Da notare che la norma pone a carico del bilancio dello Stato l’importo di 1,4 milioni di euro, evidentemente per compensare l’ART della minore entrata connessa al mancato versamento del contributo degli autotrasportatori. E anche dopo l’insediamento dell’attuale Governo, le associazioni rappresentative delle imprese di autotrasporto, in occasione del primo incontro con le autorità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sono tornate a chiedere l’esenzione dal pagamento del contributo all’ART, da inserire in apposita disposizione legislativa, tuttora non adottata.

Peraltro, alla fine dello stesso anno 2022, e forse nell’intento di legittimare la sua richiesta di contributo, l’Autorità, come preannunciato dal suo presidente in audizione al Senato (in sede di conversione del Decreto legge Ucraina), ha avviato  un’indagine conoscitiva sui settori dell’autotrasporto e della logistica, che, come recita la delibera del 21 novembre 2022, è «finalizzata alla valutazione dell’opportunità di adottare nuove misure di regolazione e/o l’adozione di altri strumenti previsti dalla normativa da parte dell’Autorità negli ambiti di sua competenza». Va anche rilevato che, proprio in occasione di detta audizione, l’ART aveva manifestato l’intendimento di instaurare un «dialogo costruttivo con le categorie dell’autotrasporto e della logistica», cui sarebbe stata ispirata l’indagine conoscitiva. E anche il presidente della principale confederazione delle imprese di autotrasporto aveva aperto alla possibilità di ricercare spazi di dialogo con l’ART, per contemperare le esigenze di entrambe le parti, sollecitando un incontro prima della eventuale richiesta di contributo per il corrente anno. Ma, ad oggi, non risultano iniziative al riguardo e sembra profilarsi una nuova situazione di stallo.

A questo proposito, sarebbe auspicabile che il Comitato centrale per l’Albo degli autotrasportatori, in quanto organo del MIT primariamente competente nel settore, ponesse allo studio un approfondimento delle motivazioni addotte nelle premesse che formano parte integrante della delibera che promuove l’indagine conoscitiva dell’ART: fra queste, sono espressamente citati i valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio delle imprese di autotrasporto  e si indicano, fra gli elementi informativi da acquisire, la «efficacia ed efficienza dell’attuale sistema concernente la determinazione delle tariffe minime dell’autotrasporto». Se l’ART intende avvalorare la tesi che quello dell’autotrasporto sia un settore regolato, e quindi non liberalizzato, ci sarebbe da chiedersi perché le imprese che lo compongono siano tenute anche al versamento del contributo per il funzionamento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che vigila, tra l’altro, sul rispetto della libertà di concorrenza fra imprese che competono sullo stesso mercato e può imporre misure atte a mitigare situazioni anticoncorrenziali.

Clara Ricozzi
Clara Ricozzi
ex direttore di dipartimento c/o ministero Trasporti
Scrivete a Clara Ricozzi: ministerieco@uominietrasporti.it

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