Fra gli allegati al DEF 2020 figura, come previsto dalla normativa vigente, il «Documento Infrastrutture», approvato dal Consiglio dei Ministri nello scorso luglio, denominato per quest’anno «L’Italia resiliente progetta il futuro: nuove strategie per trasporti, logistica e infrastrutture». Si tratta di un lavoro corposo e articolato finalizzato a tracciare le politiche del Governo in quel comparto dell’economia nazionale, tenendo conto della situazione di incertezza connessa all’emergenza Covid-19, che non consente stime attendibili di breve e medio periodo. In questo senso va inteso il concetto di resilienza applicato al sistema logistico italiano, vale a dire la sua capacità di adattarsi e di reagire alla crisi determinata dalla pandemia.
L’approccio del Documento è indubbiamente condivisibile: il riconoscimento del ruolo insostituibile del trasporto merci e della logistica, «motore necessario al funzionamento di qualsiasi attività, produzione o servizio», reso più evidente dall’attuale fase congiunturale, comporta l’analisi della domanda e dell’offerta dei servizi logistici, cui conseguono l’individuazione delle strategie di sviluppo del settore e le scelte prioritarie per la realizzazione di infrastrutture, la semplificazione normativa e gli aiuti a cittadini e imprese. Tali scelte, quindi, rappresentano non il fine, ma il mezzo per definire il migliore assetto della mobilità di merci e persone. Peraltro, più volte abbiamo constatato come la percezione generale sia ancora lontana dal riconoscere la logistica quale base primaria per lo sviluppo economico: basti citare il sondaggio IPSOS del novembre scorso («Le opinioni degli italiani tra percezione e realtà»), secondo cui solo il 4% mette i trasporti al primo posto fra i settori considerati strategici e, quindi, prioritari per gli investimenti (percentuale che scende al 3% per la logistica).
«Nella percezione generale la logistica non viene giudicata una base primaria per lo sviluppo economico. Prova ne sia che in base a un sondaggio IPSOS solo il 4% mette i trasporti al primo posto fra i settori prioritari per gli investimenti»
Appare, perciò, più che mai fondamentale il passaggio dalle parole ai fatti: dall’affermazione di merito sull’importanza del settore trasporti e logistica, dovrebbero scaturire azioni concrete, mirate non solo alla realizzazione di infrastrutture di trasporto, con opportune semplificazioni normative in materia di appalti, ma anche all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione e dematerializzazione documentale del sistema trasportistico, secondo i più recenti orientamenti comunitari in materia. In tale quadro, va senz’altro apprezzata l’ottica di sistema con la quale sono state effettuate le analisi dei fabbisogniper le infrastrutture e per i servizi di trasporto prioritari, che si fondano sulla loro capacità di apportare benefici all’intero comparto nazionale, nonché sulla loro utilità nel contribuire al rilancio dell’economia del Paese post Covid. Dovrà, però, essere posta particolare attenzione alle misure e agli interventi mirati a soddisfare quei fabbisogni, per l’individuazione dei quali potranno dare un notevole contributo le stesse imprese di trasporto e logistica, attraverso le loro organizzazioni associative. In ogni caso, eventuali incentivi dovranno essere ispirati alla collaborazione fra modi di trasporto, oltre che ai criteri dell’economia green, e avvalersi della temporanea sospensione dei vincoli imposti dalla normativa europea sugli aiuti di stato. E, a questo fine, nel Documento la descrizione delle infrastrutture del Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti (SNIT) dovrebbe essere integrata con la rete logistica nazionale e con le strutture interportuali, di rilevante importanza anche per le attività dei “retroporti”.
Infine, per quel che riguarda la city logistics, è posta giustamente in risalto la vera e propria esplosione dell’e-commerce e delle consegne in ambito urbano, notevolmente accelerata dall’emergenza Covid, ma già in forte crescita anche nel periodo precedente. Peraltro, le strategie di gestione di un fenomeno di così forte impatto per le nostre città sono di fatto impedite dalla ormai cronica carenza, già emersa in occasione della stesura dei precedenti Piani dei trasporti, di dati certi e statistiche attendibili, sui viaggi al di sotto dei 50 km e sui veicoli di massa inferiore ai 35 quintali, vale a dire sull’incidenza dei trasporti effettuati con furgoni e per brevi percorrenze. Si tratta di una criticità che può essere superata attraverso un’integrazione dei sistemi informativi focalizzata sul segmento logistico dell’ultimo miglio: a ciò si potrebbe provvedere in sede di aggiornamento, che appare ormai maturo, del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL).