A volte mi piace andare alla scoperta delle cucine nascoste nei piccoli paesini dell’hinterland. Per esempio mi ritrovo a passare per lavoro nelle vicinanze di Milano e ho così l’occasione di visitare il Bar Trattoria degli Amici, un localino a Pozzuolo Martesana che, se non mi fosse arrivata la solita voce all’orecchio dal solito uccellino, non avrei certo trovato facilmente. Ma lo scopo di questa rubrica è anche quello di provare posti nuovi e, con l’enorme offerta di ristorazione che c’è in Italia, non è poi un compito così difficile. Vediamo allora com’è andata, senza dimenticarsi di annotare che la parte aforistica di oggi è dedicata al valore più importante nella vita: l’amicizia (o era l’amore? O magari la salute?).
Alla trattoria si giunge attraverso l’A58, la Tangenziale Est Esterna di Milano (TEEM). Si esce al casello di Pozzuolo Martesana, si prosegue in direzione del centro città per circa 5 km, superando due rotonde e un semaforo. Giunti nel paese, si percorre via IV Novembre e, dopo 500 m, conviene svoltare a sinistra, prendendo via Belli. Dopo un altro centinaio di metri, infatti, si trova sulla destra un ampio parcheggio che può ospitare una decina di autocarri. Da lì via Martiri della Liberazione, la parallela dove si trova la locanda, è a un tiro di schioppo e in due minuti si raggiunge a piedi. L’esterno è poco visibile e imbucato, ma una volta entrato mi trovo di fronte al classico localino di paese, certo spartano con i suoi cinquanta coperti circa, ma pulito e a conduzione familiare, come mi dimostra subito il proprietario Maurizio che lo gestisce, appunto, con la moglie Olga e la figlia Bice.
Il menu del giorno consiste in primo, secondo, contorno e acqua, ma si può avere anche una combinazione con un solo piatto oppure con doppio secondo. La scelta è fra tre primi, tre secondi e ben sette contorni. Esordisco con un risotto alla paesana, piatto povero, ma di giusta cottura e in fondo gustoso con le sue fresche verdurine (piselli, carote e cipolle soprattutto). L’altro assaggio di spaghetti alla carbonara non è male come sapore, anche se scarso di condimento e un po’ troppo asciutto.
Nel secondo mi modero e provo la coscia di pollo, accompagnata da un piattino di spinaci. La carne è morbida e di gusto discreto, ma l’aspetto del piatto è – per così dire – ospedaliero e la verdura, priva di sapore, accentua questa impressione. Al mio commento parzialmente deluso il mio vicino di destra, camionista di Brescia in transito, mi informa che le piccatine ai ferri sono più appaganti, quanto meno a tenerezza e sapidità. Decido di concludere con un caffè che, abbastanza sorprendentemente visto la media negativa delle mie recensioni, è veramente buono.
Detto del servizio al femminile, gentile e puntuale, arriviamo al conto che è molto apprezzabile: 12 euro (con l’euro in più del caffè). Se avessi preso un solo piatto avrei speso 9 euro, con il doppio secondo 13. In ogni combinazione mi sembrano prezzi del tutto accettabili e il rapporto qualità/prezzo è adeguato.
Risalgo in auto per tornare verso casa, accendo la radio e, incredibile casualità, la canzone che stanno mandando è «Per un amico in più» di Riccardo Cocciante. E vi ricordate come fa la prima strofa? «Non dico che dividerei una montagna, ma andrei a piedi certamente a Bologna, per un amico in più…». Ora va bene l’amicizia, ma da qui a Bologna sono 210 km. Scusa Riccardo, ma io passo, ehh…