A bocce ferme: chiude con un -13% il mercato dei trailer 2024
13.512 immatricolazioni a fronte delle 15.552 dello scorso anno. Arretra il mercato degli allestimenti, ma a soffrire di più (-21%) sono soprattutto i marchi stranieri. Quelli italiani restano abbastanza stabili, inchiodati attorno alle 6.000 unità. Di rilievo la performance di Tecnokar, salito in quarta posizione, e quella di CCFC entrato nella top ten
Un loop durato 12 mesi che nulla ha mutato nelle graduatorie fornite da Anfia. Stranieri sempre in testa, con Schmitz e Kögel ai primi due posti nelle immatricolazioni e la toscana Menci ancora sul gradino d’onore. Fuori dal podio le cose cambiano: Krone continua la lenta discesa già iniziata lo scorso anno al punto da arrivare a cedere il quarto posto a Tecnokar.
Più nel dettaglio, Schmitz retrocede del 25,1% a 1.821 mezzi allestiti, e Kögel, con 1.548 semirimorchi, arretra molto meno del 5,8%, anche se va tenuto conto che nel 2023 con 1.643 pezzi aveva perso sul 2022 il 6,5%. Menci lascia sul campo un 8% e immatricola 1.435 mezzi (erano nel 2023 1.328 e 1.672 nel 2022).
Da evidenziare, invece, lo stacco di Tecnokar, salita dal 6° posto del 2023 al 4° con 1.071 vendite. Il costruttore spoletino, infatti, con una quota da almeno tre anni simile (nel 2023 aveva immatricolato 1.001 pezzi e nel 2022 1.014), scala posizioni in un contesto di mercato che invece tende a scendere.
Krone, scivolata come detto al 5° posto, è il costruttore che perde più di tutti fra i primi 10 (-30%) passando dai 1.278 trailer del 2023 agli 888 attuali.
IMMATRICOLAZIONI MESE PER MESE
DALLA SESTA ALLA DECINA POSIZIONE
Buono il 6° posto della piemontese Viberti (parte dal 2015 del Gruppo polacco Wielton), conquistato malgrado abbia perso il 23,2% delle vendite. Segno tangibile che i costruttori stranieri sono più in crisi di quelli italiani, con le uniche eccezioni rappresentate da due marchi come Knapen e Kraker, entrambi attivi nei piani mobili, posizionati però rispettivamente al 23 e al 24° posto (con 87 e 86 immatricolazioni in crescita del 22,5 e del 41%). In ogni caso l’andamento di Viberti è un po’ altalenante. Se oggi infatti immatricola 797 mezzi rispetto ai 1.038 del 2023, nel 2022 era salito fino ai 1.108, partendo dagli 883 del 2021 e dai 496 del pandemico 2020.
Il 7° posto è conquistato dagli spagnoli della Lecitrailer con 940 immatricolazioni, che valgono un -20,5% rispetto alle 940 del 2023, (1.058 nel 2022 e 955 nel 2021).
All’8° posto compare il big dell’isotermia francese Lamberet con 534 allestimenti, in calo del 7,2% rispetto ai 608 del 2023. Nel 2021, con il rimbalzo post-covic, era salito fino a 1.021.
Al 9° posto per il terzo anno consecutivo si piazza Omar con 273 trailer (erano 290 nel 2023) in calo del 5,9% (367 mezzi nel 2022). Esce fuori dalla top ten Kässbohrer che scende al 13° posto con 206 immatricolazioni rispetto alle 278 del 2023 (278 trailer nel 2021 e 345 nel 2022), mentre vi accede CCFC che spicca un salto dell’82,4%, passando dalle 125 immatricolazioni del 2023 alle attuali 228.
FINO ALLA VENTESIMA PIAZZA
In crescita anche dalla pordenonese Bertoja che risale dal 14° all’11° piazzamento con 222 vendite, che valgono una progressione del 27,6% rispetto alle 174 del 2023 (182 nel 2022).
Infine, oltre al 12° posto di Fruehauf, possiamo ricordare il 14° di Serin – primo dei costruttori turchi – il 15° della marchigiana e innovativa TMT e il 16° di Chereau, secondo isotermico francese in classifica. A seguire, fino alla ventesima piazza troviamo nell’ordine la ravennate De Angelis, la MEC (parte del cuneese Busi Group), la storica produttrice di bisarche (e non solo) Rolfo che quest’anno festeggia i 140 anni di storia e la veronese Tabarrini. Fino a questa posizione le immatricolazioni sono oltre i 100 pezzi; al di sotto si scende e in maniera anche decisa.
Il 2024 d’altra parte è stato un anno complicato, in flessione quasi costante, tanto che, anche analizzando le immatricolazioni mese per mese, si nota che soltanto in due casi si è andati oltre a quelle registrate nel 2023. La speranza che nella seconda metà del 2024 ci potesse essere un’onda lunga negli ordini e nelle commesse è naufragata fra guerre che non trovano fine e un conflitto economico fra USA e Cina dove l’Europa (e anche l’Italia) si trova giocoforza invischiata. E anche il 2025 sembrerebbe mostrare – almeno in queste prime settimane – niente di nuovo sul Fronte Occidentale.