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La verità? Non gli piaci abbastanza

È la passione ad accomunare lavoro e amore. Un sentimento nutrito di miraggi e della sofferenza indotta dalla disillusione. Eppure a noi umani piacciono le cose difficili da avere: in amore la persona giusta, nel lavoro il ricambio generazionale

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Sapete cosa accomuna lavoro e amore? Di fatto è una parola che nel trasporto va sempre di moda: la passione. Un sentimento aulico che indica il senso della vita, fa battere il cuore e lo spinge verso il sogno. Ma la passione, come chiarisce la sua etimologia latina (da passus – «patire»), evoca anche sofferenza. Perché tanto più sono grandi amore e sogno lavorativo, tanto più sarà sofferente la rincorsa di quell’agognato epilogo disneyano, irrealistico come un topo con i pantaloni.
Eppure, non c’è scampo, perché a noi umani piacciono le cose difficili da avere: in amore la persona giusta, nel lavoro il ricambio generazionale.

Se lui non chiama

Hai venti’anni, sei agli inizi, ma hai tanto entusiasmo. Riesci a ottenere un colloquio di lavoro, ti manca soltanto la capacità di dimostrare l’equazione impossibile: non hai mai lavorato, ma devi disporre di «esperienza». Che è un po’ come cercare totale onestà in un rapporto: quando è tanta costa troppo, se è poca, è meglio lasciar perdere.
Così impari la sottile arte dell’equilibrio: devi apparire sicuro di te, ma far credere all’altro che sia lui a doverti guidare.
Per qualche anno questa storia proseguirà con infinite suppliche di attenzione da parte tua. Potrai raccontarti che è il suo modo di fare, ma, negli affetti come nel lavoro, se non ti chiama è perché non vuole.

Se ti tradisce…

Varchi la soglia dei trenta. La relazione precedente è alle spalle e ora sai di avere un briciolo di potere contrattuale, perché lavori da qualche anno e hai imparato a gestire meglio le emozioni. Ovvero, stai diventando bravo a giustificare i tuoi errori.
Inizi a cercare un’azienda in grado di garantirti continuità, di toglierti dalla condizione di dover accettare tutto in quanto novellino e di… alzarti lo stipendio. La trovi. Iniziate una piacevole convivenza fino a quando scopri che siete su due piani distanti. Uno cerca totale dedizione, l’altro un equilibrio tra spazi personali e condivisi.
Inseguite un dialogo, più perché avete iniziato un percorso comune che per effettiva volontà di futuro. Poi il dialogo evolve male: chiamate senza risposta, richieste di spiegazioni, telefoni che si coprono non appena rientri a casa.
Quando ti presenta il nuovo arrivato è tutto chiaro: il tuo posto non è più quello.

Se non ti sposa…

Quaranta. Anni pesanti come un camion a pieno carico. Le hai provate tutte: hai assecondato ogni assurda richiesta in attesa del fatidico «sì». Ma l’anello al dito non arriva, né la richiesta di diventare amministratore dell’azienda (ma i più si accontenterebbero di un banale contratto a tempo indeterminato).
Hai spiegato i vantaggi del matrimonio e della scalata verso il successo che l’unione potrebbe portare. Ma non ne vuol sapere. L’altro è preda del panico da »per sempre», un po’ come il vecchio capitano di impresa che non vuole cedere il posto al figlio. Un po’ perché è geloso del proprio status, un po’ per non dichiarata mancanza di fiducia.

Cambio o ricambio

Il ricambio generazionale è un percorso difficile e spesso manifesta i sintomi di un rapporto arenato, dove entrambi i partner vogliono sentirsi soddisfatti e cogliere i frutti degli anni trascorsi insieme. Ma invano, perché sono due persone diverse: uno leggermente più chiuso e magari restio alle novità, l’altro troppo euforico ed entusiasta, tanto da essere percepito come inconcludente. In fondo, i due si percepiscono come una potenziale minaccia.
Chi ha messo tanti anni e sacrifici nella propria azienda, non avrà quasi mai voglia di lasciare tutto a chi, invece, si rispecchia nei valori di work-life balance e di ricerca della propria individualità.
Valori opposti, ma una terapia di coppia a volte aiuta. Se si vuole stare insieme, se si ha fiducia nell’altro e si comprendono le intensità di un matrimonio tra personalità opposte, basta imparare a comunicare per trovare il compromesso. Basterebbe capire che si può convivere prendendo l’esperienza e la saggezza da chi è esperto e il sogno e l’innovazione di chi parla un linguaggio fresco e vive esattamente nella sua epoca.
E se non lo si vuole capire, beh… la verità è che non gli piaci abbastanza.

Questo articolo fa parte del numero di novembre 2023 di Uomini e Trasporti: uno speciale monografico di 64 pagine interamente dedicato al tema del passaggio generazionale nelle aziende di autotrasporto.

Leggi l’editoriale: I giovani sono fannulloni? E mo’ basta! 

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