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Smettere di fumare: alcuni falsi miti da sfatare

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Molte persone attribuiscono la “colpa” del non voler smettere di fumare a dei benefici ritenuti correlati al fumo. In realtà sono tutti falsi miti. Proviamoli a sfatare.

«Fumo una sigaretta, così mi rilasso»

Nulla di più falso: la sensazione di tensione e di nervosismo che inducono il bisogno di rilassarsi derivano, infatti, dal calo di dopamina e adrenalina rilasciate dalla precedente fumata. Fumando di nuovo, la nicotina stimola nuovamente questi due neurotrasmettitori, riprovando la sensazione di benessere temporaneo. Ma, non appena il loro effetto sarà terminato, si riproverà nuovamente il «bisogno di fumare una sigaretta per rilassarsi».

«Fumo una sigaretta, così riesco a dormire»

Falso. Dopamina e adrenalina sono sostanze eccitanti, che quindi ostacolano fortemente il sonno. Gli studi ci mostrano che i non fumatori dormono nettamente meglio dei fumatori.

«Smettere di fumare mi fa ingrassare»

Non è proprio così: fumare riduce il senso di appetito perché la nicotina incrementa il rilascio di serotonina e dopamina, due neurotrasmettitori che riducono il senso di fame. Se viene, quindi, a mancare la nicotina, viene meno il rilascio di serotonina e di dopamina e, di conseguenza, aumenta il senso di fame. Questa sensazione è particolarmente intensa durante le prime due settimane, periodo in cui, se la persona non riesce a controllare la sensazione di appetito o a praticare attività sportiva, può magiare di più e, quindi, aumentare di peso.

Detto ciò, non significa che smettere di fumare sia un’azione facile. Anzi, tutt’altro. Uno dei primi fattori che ostacola questa impresa è la nicotina: essa è responsabile della sindrome d’astinenza, che compare già dopo un paio di ore dall’ultima sigaretta. La fase acuta si manifesta dopo tre giorni dall’ultima sigaretta fumata e comincia a risolversi dopo circa 14-21 giorni. Questo perché il cervello è particolarmente sensibile alla nicotina e, se la sua assunzione è costante, registra questa sostanza come qualcosa di essenziale. Qualora, quindi, venga improvvisamente a mancare, le cellule cerebrali reagiscono come se mancasse loro qualcosa di essenziale e indispensabile, causando i sintomi tipici dell’astinenza. Dopo due/tre settimane il cervello si abitua alla sua assenza, riequilibrando l’organismo.

I principali sintomi:
Irritabilità
Mal di testa
Aumento dell’appetito
Depressione
Desiderio irrefrenabile di fumare
Stipsi
Collera
Disturbi del sonno e sonnolenza durante la giornata
Formicolio alle mani e ai piedi
Difficoltà di concentrazione
Ansia
Frustrazione
Nausea e crampi intestinali.

Quando è il momento per provare a smettere di fumare? Quando si è in uno stato di relativa tranquillità, senza eccessive fonti di stress. L’aspetto importante da tenere presente è che, soprattutto nella prima settimana, i sintomi sono abbastanza acuti e potrebbero causare problemi alla guida. Per questo motivo, se si decide di smettere di fumare, si deve tenere in considerazione almeno una settimana in cui non si fanno tragitti lunghi o in cui ci si possa riposare se dovesse subentrare la stanchezza o difficoltà di concentrazione.

Alcuni consigli per provare a smettere di fumare:
Evitare di frequentare luoghi o persone che fumano assiduamente
Ridurre, temporaneamente, il consumo di tè e caffè
Evitare il consumo di alcoolici
Individuare delle attività che aiutino a distrarsi quando si sente la necessità di fumare
Procurarsi gomme da masticare e farne uso ogniqualvolta aumenta in modo considerevole il desiderio della sigaretta
Cercare di svolgere delle attività che aiutino a rilassarsi
Consultare il medico per eventuali terapie farmacologiche di supporto
Non demordere e non abbattersi.

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