A questa specifica domanda non saprei davvero cosa rispondere. Per un verso mi sembra che questo presunto problema rientri nell’eccessiva medicalizzazione della vita umana che ormai inizia ancor prima di nascere, passa per gli inevitabili cambi di stagione, attraversa i malesseri da lavoro, quelli da vacanza e quelli da rientro dalle vacanze e avvolge in un involucro di paura e pericolo il mare, la sabbia, la montagna, la collina, il cibo, l’aria che respiriamo e quella respirata da altri e tanto altro ancora, compresi 3600 secondi. Una sorta di ossessione contemporanea che porta a temere che tutto faccia male e che fa perdere la capacità di discernere ciò che davvero è nocivo o rischioso per la salute. Ma spostiamo pure le lancette avanti di un’ora e cerchiamo di capire perché e per chi l’ora legale dovrebbe rappresentare un pericolo o comunque un fattore traumatico.
L’ora legale in Italia venne introdotto per la prima volta nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale per sfruttare al massimo le ore di luce e ridurre i consumi energetici, ma solo nel 1966 è diventata definitiva.
Secondo cronobiologi e genetisti questo cambio dell’ora sarebbe piuttosto svantaggioso in quanto causa di una perdita di sincronizzazione tra l’orologio biologico che scandisce i ritmi di funzionamento del corpo umano e l’orario sociale esterno, generando qualcosa di molto simile al jet leg, cioè a quello sfasamento temporale che provano i viaggiatori dopo essersi spostati rapidamente attraverso molti fusi orari.
I principali disturbi consistono in alterazioni del sonno e del ritmo sonno-veglia, stanchezza, apatia e difficoltà di concentrazione responsabili tra l’altro del cosiddetto «lunedì nero» degli studiosi statunitensi, vale a dire dell’aumentato numero di incidenti sul lavoro e di incidenti stradali osservato il lunedì successivo al fine settimana di introduzione dell’ora legale. Addirittura in quella stessa settimana, secondo lo stesso studio durato 21 anni, anche i pedoni correrebbero maggior rischio di essere investiti. Di fatto però nell’intero periodo in cui è in vigore l’ora legale gli incidenti mortali diminuiscono, forse perché nelle «ore di punta» c’è più luce.
In ogni caso le persone più fragili fisicamente e/o psicologicamente, come ad esempio i cardiopatici, gli obesi, i depressi, gli ansiosi e gli insonni, sono più vulnerabili alle conseguenze del cambio di orario. Secondo studi internazionali pubblicati su importanti riviste mediche, nella settimana seguente allo spostamento in avanti delle lancette si registrerebbe un aumento di circa il 5% anche dei casi di infarto, con un picco sempre nel famigerato «lunedì nero». La causa non è nota, ma sembra legata allo stress secondario alla perdita di sonno.
Pertanto, chi soffre di problemi cardiaci o presenta importanti fattori di rischio cardiovascolari (fumo, pressione alta, ipercolesterolemia, obesità) dovrebbe adattarsi all’ora legale lentamente e in anticipo, cominciando con 10-15 minuti a notte. Gli esperti dunque sono concordi nel ritenere che, soprattutto durante le prime settimane dopo il cambio, non tutti riescano ad adeguarsi al nuovo ritmo. Sulla base di questi dati sono partite numerose campagne per abolire il cambio di orario due volte l’anno proponendo due soluzioni alternative o abolire l’ora legale o, meglio ancora, renderla permanente per tutto l’anno.
L’ora legale resterà in vigore fino a domenica 29 ottobre 2023, quando ci sarà il ritorno all’ora solare, con le lancette che andranno spostate un’ora indietro.
Buon viaggio!