In questo spazio affrontiamo la tematica “salute” con un occhio particolare sulle malattie professionali. In precedenza, già sul volume «La Salute vien Guidando» (una ricerca del 2019 sullo stato psico-fisico degli autotrasportatori) avevamo evidenziato come, negli ultimi anni, l’INAIL avesse rilevato un aumento delle malattie professionali e come questo fosse un dato importante da tenere sotto controllo.
Secondo uno studio pubblicato dalla Società di Medicina del Lavoro (SIML) nel 2018 su «Medicina del Lavoro», le malattie più diffuse tra gli autotrasportatori sono a carico dell’udito e della schiena. I dati provengono da una ricerca iniziata nel 2008 e terminata dieci anni dopo, coinvolgendo 673 autotrasportatori.
In genere, sentiamo parlare spesso delle patologie che interessano l’apparato muscolo-scheletrico e la schiena, molto meno di quelle collegate alle orecchie e all’apparato uditivo. Eppure, l’udito è sovente messo a dura prova dal lavoro dell’autotrasportatore, sebbene spesso le problematiche che lo riguardano siano sottovalutate o poco note.
«L’ipoacusia è la riduzione o perdita del senso dell’udito. Può interessare un solo orecchio o entrambi, comportando una riduzione uditiva lieve, media o grave. La compromissione dell’udito può seriamente incidere sulla vita del soggetto colpito. Essa, infatti, viene definita un “handicap sociale”. Si stima che sia affetto da ipoacusia circa il 12% della popolazione mondiale, percentuale che sale al 40% per gli over 65» (fonte: humanitas.it)
Quali sono le cause principali dell’ipoacusia?
Sono diversi i fattori che espongono l’orecchio degli autotrasportatori ai rumori forti e che comportano, quindi, una compromissione dell’apparato uditivo. Sicuramente, alcune tra le cause principali sono il lavorare in ambienti rumorosi (cabina del camion, magazzini, cantieri, officine) quando si svolgono le attività di carico e scarico; l’utilizzo prolungato di alcuni dispositivi, parti integranti del veicolo stesso (per esempio i compressori); il viaggiare a velocità sostenuta con il finestrino abbassato, soprattutto nel caso di turbolenze; alzare eccessivamente il volume della radio o dell’auricolare.
Quali sono le patologie che maggiormente colpiscono il senso dell’udito?
Secondo la ricerca della SIML, i problemi sono principalmente due, che si differenziano in base a quanto tempo la persona si è trovata esposta a rumori forti o continui.
Nel caso in cui l’esposizione sia stata prolungata, ovvero per più ore al giorno (almeno 8) e per diverso tempo (anni) con un’intensità superiore agli 80 dB, si può verificare l’ipoacusia da trauma acustico cronico. In questo caso, il processo degenerativo è lento, che comporta quindi una graduale perdita della capacità uditiva. Diversamente, se l’esposizione non è stata prolungata ma è stata caratterizzata da rumori intensi e di breve durata (come degli scoppi o delle esplosioni), il disturbo che si può manifestare è l’ipoacusia da trauma acustico acuto. I sintomi principali sono gli acufeni (ovvero la percezione di “fischi” o suoni intensi che non dipendono dall’ambiente esterno) e il recruitment (ovvero una distorsione della sensazione sonora).
Se trascurate, entrambe le patologie possono portare a una compromissione irreversibile dell’udito e, solo nei casi più gravi, anche a una perdita totale. Ovviamente, l’esposizione a un rumore particolarmente intenso non produce lo stesso effetto e la stessa riduzione della funzione uditiva in tutte le persone, nello stesso modo. Ci sono, infatti, dei fattori individuali che possono influire nel rendere la persona più o meno suscettibile al rumore (fattori costituzionali e genetici).
Cosa fare?
Sicuramente un primo passo è quello di sottoporsi a dei controlli regolari dell’orecchio, in modo da rilevare anticipatamente eventuali problematiche o iniziali patologie; in secondo luogo, è importante tenere l’orecchio protetto, qualora si sappia di essere esposti ad alti volumi (ad esempio, mettendo delle cuffie fonoisolanti durante l’attività di carico e scarico in luoghi particolarmente rumorosi); infine, dove possibile, cercare di ridurre l’esposizione continua ai rumori sopra una certa soglia (per esempio, abbassare il volume della radio e dei dispositivi auricolari, non guidare con il finestrino abbassato).
Infine, se volessimo gettare lo sguardo appena appena oltre, potrebbe anche essere che la transizione ecologica potrà minimizzare questa problematica, in quanto i veicoli elettrici – alimentati a batterie, come anche a idrogeno – tendono ad annullare non soltanto le emissioni gassose, ma anche quelle sonore. E quindi consentono all’orecchio degli autisti di lavorare in un contesto lavorativo molto più silenzioso.
Curiosità
Le orecchie sono costantemente in attività: non smettono di sentire nemmeno quando si dorme. Durante il sonno è il cervello che decide quali suoni filtrare, stabilendo quali sono i suoni più rilevanti e quelli che lo sono meno. Ma le orecchie continuano costantemente ad ascoltare quello che succede.
Vi sarà sicuramente capitato di svegliarvi nel cuore della notte sentendo qualche suono proveniente dalla strada (ad esempio, la sirena dell’ambulanza o della polizia, o il clacson), o sentendo gridare dalle persone, o chiamare il vostro nome. Ecco, in tutti questi casi, le orecchie hanno captato il suono, l’input è stato trasmesso al cervello, il quale ha deciso di svegliavi avendo registrato l’informazione come un potenziale allarme.
Ogni persona ha una innata sensibilità a captare i suoni: c’è chi riesce a “ignorarli” meglio – come chi ha il sonno pesante – e chi, invece, si sveglia con facilità a causa del sonno più leggero.
Udito, ipoacusia e malessere psicofisico
Tra i cinque sensi, l’udito è sicuramente quello che viene più sottovalutato, quasi si desse per scontato. Solitamente, è solo quando si comincia ad accusare qualche piccolo acciacco all’apparato uditivo che ci si ricorda della sua importanza e della sua “esistenza”. Provate a pensare a quando vi è capitato di guidare in montagna e, a causa della differente pressione, vi si sono tappate le orecchie: pensate alla sensazione di fastidio e spaesamento provocato dal sentire i suoni ovattati o non sentirli affatto. Ecco, è in momenti come questi in cui, solitamente, si presta attenzione a quanto le orecchie siano importanti.
In realtà, l’apparato uditivo svolge diverse funzioni fondamentali e la sua compromissione temporanea o permanente incide su moltissimi aspetti, interferendo sulla qualità della vita. L’udito infatti permette l’accesso alla vita sociale e alla comunicazione ed è perciò essenziale per intrattenere e mantenere delle relazioni. Nel momento in cui ci sia una difficoltà nel sentire, la persona può percepire un forte senso di isolamento, non riuscendo a comprendere e a interagire con gli interlocutori.
Ma non solo. Attraverso la comunicazione le persone reperiscono informazioni. Di conseguenza, il risultato è proprio quello di sentirsi privato di contenuti rilevanti per affrontare e capire una determinata situazione. Nel caso in cui non si riescano a cogliere del tutto gli stati emotivi dell’altro, spesso trasmessi con l’inflessione della voce (ad esempio, il sarcasmo o l’ironia) o dai giochi di parole, si possono generare dei fraintendimenti o delle incomprensioni.
L’udito fa parte del “sistema vestibolare” (insieme alla vista, al sistema muscolare e articolare): l’equilibrio è il prodotto dell’azione combinata di tutti questi organi insieme. Nel caso in cui anche solo uno tra questi abbia delle disfunzioni transitorie, si può sperimentare delle difficoltà nella gestione dell’equilibrio.
Tornando all’esempio delle orecchie tappate, quello che si può sperimentare in questo caso è un senso temporaneo di vertigini, in quanto viene temporaneamente compromesso il funzionamento regolare dell’equilibrio. Una delle funzioni più importanti dell’udito è, infatti, quella di comunicare al cervello la collocazione del corpo nello spazio fisico. Di conseguenza, un suo malfunzionamento inficia proprio questa capacità.
Per tutti questi motivi, la compromissione al sistema uditivo è accompagnata da un forte disagio psichico, che si può manifestare con sentimenti di ansia, depressione, nervosismo, irascibilità e forte stress.
Le patologie uditive, quindi, impattano fortemente su più piani – medico, fisico, psicologico e sociale – a causa della sua complessità. Di conseguenza, è importante intervenire prendendo in considerazione tutti questi livelli, così da poter supportare la persona in ogni sfera della sua vita.