Lo stress è il capro espiatorio del mondo contemporaneo. Tutte le volte che qualcosa ci turba o ci disturba, soprattutto se questo qualcosa non rientra nel quadro sintomatologico di una malattia ben precisa, ecco che si invoca lo stress. Si tratta però di un termine generico e indefinito, usato e abusato per intendere ansia, tensione, preoccupazione, «esaurimento», sensazione di malessere che compromette l’equilibrio psicofisico. Nella lingua della scienza però la parola stress ha un significato chiaro e preciso e sta a indicare una «sindrome di adattamento», una reazione dell’organismo alle sollecitazioni ambientali che ne perturbano l’equilibrio. Per gli esperti questa reazione può essere distinta in tre fasi: nella prima, detta «di allarme», si mettono in moto le energie difensive, mentre nella seconda o «di resistenza» l’organismo tenta di adattarsi alla situazione. Se la condizione stressante persiste o è troppo intensa si passa alla fase «di esaurimento» in cui l’organismo esaurisce le energie e non riesce né a difendersi né ad adattarsi. Ne conseguono sofferenze o disfunzioni psicofisiche o sociali fino a disturbi quali tensione muscolare, cefalea, stanchezza, difficoltà digestive, calo della libido, riduzione del tono dell’umore, insonnia…
Le situazioni ambientali che possono causare stress sono molteplici, il lavoro è una di queste. Nel 1999 l’Istituto Nazionale per la sicurezza e la salute del lavoro degli Usa ha definito lo stress lavoro-correlato come «reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste lavorative non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore». Analogamente per la Commissione europea si tratta di una «reazione emotiva, cognitiva, comportamentale e fisiologica ad aspetti avversi e nocivi del contenuto, dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro. È uno stato caratterizzato da elevati livelli di eccitazione e ansia, spesso accompagnati da senso di inadeguatezza». Negli ultimi anni anche in Italia è aumentato l’interesse verso lo stress nel contesto lavorativo. Alla valutazione dei rischi tradizionali di natura biologica e/o chimico-fisica si sono aggiunti anche i rischi di natura psicosociale, legati cioè all’organizzazione del lavoro e alle relazioni umane e inoltre si sta cercando di mettere a punto degli strumenti oggettivi, spesso multidisciplinari, per valutare e quantificare questi rischi.
Le solite regole auree dello «stile di vita» aiutano anche a tollerare lo stress: controllo del peso, abolizione del fumo, pratica costante di esercizio fisico, alimentazione sana e moderata ricordando che l’ottimo sarebbe riprendere la guida dopo almeno un’ora dalla fine del pasto
Ogni lavoro può avere aspetti stressanti e ogni lavoratore, in base alle proprie caratteristiche e alle proprie esperienze, reagisce in modo diverso di fronte agli stessi eventi. Il lavoro di autotrasportatore sicuramente è un lavoro fisicamente, mentalmente ed emotivamente stressante. L’autotrasportatore deve infatti affrontare e gestire quotidianamente situazioni complesse e poco modificabili, fatte di orari prolungati, guida notturna, lontananza da casa, isolamento, postura seduta prolungata, alimentazione spesso irregolare, esposizione a scuotimenti e vibrazioni, necessità di elaborare una notevole quantità di informazioni, clima, traffico, tempi da rispettare, imprevisti.
Bisognerebbe quindi imparare a fronteggiare lo stress. Il rispetto degli orari di lavoro e soprattutto delle pause è fondamentale per recuperare l’attenzione della mente e del corpo, così come è fondamentale il riposo notturno quantitativamente e qualitativamente adeguato. Le solite regole auree dello «stile di vita» aiutano anche a tollerare lo stress: controllo del peso, abolizione del fumo, pratica costante di esercizio fisico, alimentazione sana e moderata ricordando che l’ottimo sarebbe riprendere la guida dopo almeno un’ora dalla fine del pasto. Ci sono poi le tecniche di rilassamento (training, yoga, massaggio, meditazione…) che si possono imparare e praticare per recuperare e superare la stanchezza e la fatica fisica e migliorare la concentrazione e infine le attività di svago nel tempo libero che servono a «staccare la spina».
Buon viaggio!