Il 14 novembre 1891 nacque Frederick Grant Banting, un importante fisiologo ed endocrinologo canadese. Perché ne parliamo? Perché è grazie a lui e a due suoi collaboratori, John James Rickard Macleod e Charles Best, che oggi conosciamo l’insulina. Ed è proprio in suo onore che il 14 novembre si celebra la Giornata Mondiale del Diabete (o GDM), istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla federazione internazionale del diabete (IDF) nel 1991, con l’obiettivo di sensibilizzarla e contrastarne la diffusione.
Diabete e autotrasporto: quale collegamento?
Nel 2018 la Società Italiana di Medicina del Lavoro ha pubblicato i dati di una ricerca che ha coinvolto 673 autotrasportatori, con l’obiettivo di indagare la salute e il benessere di questa categoria di professionisti. I dati relativi all’incidenza di diabete non sono stati molto incoraggianti, in quanto è emerso che ben il 4,2% degli autotrasportatori soffriva di diabete mellito. Anche altre ricerche successive hanno confermato questa incidenza (ne avevamo parlato anche noi all’interno della ricerca sullo stato psico-fisico degli autotrasportatori pubblicata da Federservice e presentata a Transpotec Logitec 2019), evidenziando che gli autotrasportatori sono più a rischio rispetto ad altre categorie professionali: obesità, fumo, vita sedentaria e alimentazione scorretta sono, infatti, altamente correlati all’insorgenza del diabete.
Perché è così importante parlare di diabete?
Perché è una patologia in forte aumento e che comporta delle gravi conseguenze sul piano fisico. Secondo i dati Istat del 2017, la diffusione del diabete è quasi raddoppiata in trent’anni: nel 1980 solo il 2,9% della popolazione era affetto da diabete contro il 5,3% del 2016 (pari a oltre 3 milioni 200 mila italiani). Anche l’OMS ha registrato un aumento della presenza di diabete nella popolazione mondiale negli ultimi 30-40 anni: nel 1980 i malati erano 108 milioni contro i 422 milioni registrati nel 2014.
Inoltre, il Covid-19 ha impattato notevolmente sulla possibilità di fare dei controlli regolari: le lunghe liste di attesa, la preoccupazione e la paura di esporsi a situazioni di rischio, hanno dato come risultato che molte persone preferiscono posticipare le visite di controllo al dopo emergenza. Tuttavia, posticipare un controllo alla glicemia potrebbe portare a un intervento tardivo e a una maggiore difficoltà a recuperare successivamente.
Ecco perché è importante parlarne e, possibilmente, fare chiarezza su questa patologia.
Che cos’è il diabete?
Il diabete, o. meglio, il diabete mellito è una malattia metabolica causata da un’alterazione dell’attività dell’ormone insulina. Più precisamente, può dipendere da 3 fattori: da una scarsa sensibilità all’insulina da parte dei tessuti bersaglio (in questo caso, l’insulina è presente ma l’organismo non riesce a usarla correttamente); da una ridotta disponibilità di insulina (per cui viene prodotta meno insulina di quanto occorra all’organismo per funzionare adeguatamente); da una combinazione di questi due fattori.
La conseguenza diretta è l’iperglicemia, ovvero un’eccessiva presenza di glucosio nel sangue. Nel tempo, può portare a gravi complicanze di natura vascolare.
Quali sono i sintomi più diffusi?
I sintomi che devono far squillare un campanello d’allarme sono: aumento della minzione; aumento del senso della sete; aumento dell’appetito correlato a un dimagrimento importante; vista offuscata; cefalea; stanchezza; aumento delle infezioni; difficoltà a rimarginare le ferite.
Quali sono le complicazioni?
Si possono distinguere in acute, ovvero con insorgenza repentina e improvvisa, e quelle a lungo termine. Per quello che riguarda le prime, le complicazioni più diffuse sono: la chetoacidosi diabetica (principalmente nel diabete di tipo 1), che comporta sintomi come vomito, disidratazione, minzione frequente, sete intensa, aritmie, respiro ansimante, sonnolenza e stato confusionale; il coma iperosmolare (più frequente nel diabete di tipo 2 e, in particolare, negli anziani). In questo caso i sintomi sono: disidratazione, convulsioni, deficit motori, crisi di epilessia focale, tremori, alterazione dei riflessi, dello stato di coscienza e allucinazioni.
Per quello che riguarda quelle a lungo termine, le complicanze del diabete di tipo 2 interessano gli occhi, i reni, il sistema nervoso e il sistema cardiovascolare, con disturbi anche irreversibili.
Cosa fare se mi accorgo di avere sintomi “sospetti”?
È importante rivolgersi al medico curante, che prescriverà delle analisi del sangue mirate ed eventualmente una visita diabetologica specifica.
Quali possibili terapie?
Sicuramente la terapia farmacologica è fondamentale, soprattutto nel diabete di tipo 1. Per quello che riguarda il diabete di tipo 2, è importante mantenere un adeguato stile alimentare e praticare quotidianamente dell’attività sportiva, in modo da tenere sotto controllo il peso. Quest’ultimo, infatti, è fortemente correlato con l’insorgenza del diabete.