In uno spot pubblicitario di qualche anno fa, alquanto ammiccante, una segretaria sconvolta e tramortita, aveva bisogno di un “pronto soccorso alito”, cioè di un chewingum dai poteri miracolosi per affrontare il direttore “che aveva mangiato pesante”. Gli faceva eco uno slogan molto popolare pronunciato da un bellimbusto siciliano che affermava perentorio “io ce l’ho profumato”, riferendosi sempre all’alito. Certo l’alitosi, volgarmente detta “alito cattivo”, cioè l’odore sgradevole e spesso repulsivo dell’aria emessa dal cavo orale è un disturbo imbarazzante e increscioso che talvolta arriva a mettere a rischio le relazioni interpersonali.
Molti hanno sperimentato questa sensazione almeno una volta nella vita, soprattutto al risveglio, spesso per l’appunto dopo aver mangiato cibi pesanti, abbondanti, particolarmente saporiti e conditi, magari con aglio e cipolla! Eppure per qualcuno, senza grosse differenze di sesso o di età, l’alitosi può essere permanente e continua. Può avere origini diverse, a volte è causata da malattie sistemiche anche gravi (insufficienza epatica e renale, diabete, infezioni polmonari) o da problemi gastrici (gastrite, reflusso gastro-esofageo, ernia iatale) o otorinolaringoiatrici (sinusiti o riniti), ma nella stragrande maggioranza l’alitosi nasce nel cavo orale e in questi casi si associa di solito a una spessa patina biancastra sulla lingua. La causa va ricercata generalmente in una scarsa o inappropriata igiene orale che comporta una eccessiva proliferazione di alcuni germi detti anaerobi perché possono vivere solo in assenza di ossigeno i quali reagiscono con i residui di cibo e, attraverso un processo di decomposizione, liberano composti sulfurei volatili responsabili del cattivo odore.
L’igiene del cavo orale è dunque il primo intervento per combattere l’alitosi: spazzolare i denti dopo ogni pasto, utilizzare il filo interdentale, fare sciacqui o gargarismi per almeno 30 secondi con colluttori antisettici e non dimenticare di pulire la lingua con uno spazzolino morbido o con appositi raschietti soprattutto nella parte posteriore. Se non è possibile lavare i denti dopo ogni pasto, almeno sciacquare la bocca e masticare un chewing-gum senza zucchero per asportare eventuali frammenti di cibo in superficie e dagli spazi interdentali. È consigliabile anche eliminare il consumo di tabacco che amplifica gli odori sgradevoli. Detto questo, il dentista dovrebbe essere il primo medico al quale rivolgersi in caso di alitosi perché se questo disturbo è causato da patologie dei tessuti parodontali come ad esempio la piorrea o le tasche parodontali, vero e proprio “santuario” dei germi anaerobi, le pratiche di igiene orale anche se ripetute e ben eseguite potrebbero non essere sufficienti. Nei casi in cui si presume vi possa essere un problema digestivo, bisogna rivolgersi al proprio medico per valutare l’opportunità di escludere alcune patologie del tratto gastro-enterico. È comunque buona norma limitare il consumo di cibi che notoriamente provocano disturbi all’alito, come cipolle, aglio, alcune spezie, carni affumicate, alcuni formaggi e bevande alcoliche. Buona regola, come sempre, evitare le abbondanti libagioni serali. Durante la notte infatti la produzione di saliva diminuisce e i movimenti della bocca sono limitati, potenziando dunque il processo di decomposizione batterica, principale responsabile dell’alitosi.
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