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Fondo Investimenti autotrasporto: il piatto piange!

«L’ultimo slot delle risorse per gli investimenti per il rinnovo delle flotte si è già esaurito. Cosa è previsto per il prossimo futuro?» Carlo C_Catania

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La Legge di Bilancio 2025 è stata approvata in un quadro di notevole ristrettezza finanziaria, con conseguenze controverse per le politiche di sostegno agli investimenti nel comparto dell’Autotrasporto. Nel contempo, l’ultimo «click day» del Fondo Investimenti gestito da RAM dello scorso 16 dicembre, ha fatto registrare l’esaurimento dei 25 milioni disponibili per l’incentivazione all’acquisto di veicoli commerciali =>3,5 ton, sia diesel, con rottamazione, che ad alimentazione alternativa (essenzialmente C-LNG), senza rottamazione, oltre che di rimorchi e semirimorchi, nel giro di pochi secondi.

Il dato ha dell’incredibile e lancia un segnale chiaro e forte alle istituzioni: il comparto Autotrasporto – in primis le PMI e gli Artigiani –  intende innovare e decarbonizzare, ma da solo non ce la fa, ha bisogno di un sostegno pubblico consistente e continuativo. In questo loop di fabbisogno strutturale, si inserisce la controversa vicenda che si è consumata durante le fasi finali dell’iter approvativo della Legge di Bilancio 2025.

Le cronache politiche narrano di un emendamento al testo esaminato alla Camera ispirato direttamente dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che era finalizzato ad approvare lo stanziamento di 100 milioni/anno da destinare agli incentivi per il rinnovo delle flotte delle imprese in Conto Terzi. Qualche anticipazione su questa eventualità l’avevamo data in questa rubrica nell’ultimo numero di UeT e riguardava la possibilità di recuperare le risorse che vennero stanziate per il medio-lungo termine dalla Legge di Bilancio 2022, tutte piuttosto velleitariamente destinate ad incentivare l’acquisto in camion elettrici. Come era facile immaginare e come le Associazioni di categoria fecero subito notare, inevitabilmente tali risorse non sono state né impegnate, né spese. Si trattava di rimettere a disposizione del mercato le risorse stanziate al comma 392 della Legge di Bilancio che istituiva il ‘Fondo per la strategia di mobilità sostenibile’, a cui tuttavia non è mai stata data effettiva attuazione, se non parzialmente per finanziare alcune misure a supporto dell’intermodalità.

Il dispositivo previsto dall’emendamento alla Legge di Bilancio direttamente approvato dal MIT prevedeva di recuperare una parte dello stanziamento complessivo a copertura del cosiddetto «Fondo Giovannini», per un importo pari a 100 milioni di euro annui, a decorrere dal 2027 (data di entrata in vigore dell’ETS2), avente per destinazione d’uso «misure di supporto alla sostituzione dell’attuale parco circolante con veicoli di ultima generazione».

L’obiettivo dell’emendamento era quello di agganciare l’attuale Fondo Investimenti – che la Legge di Bilancio ha di fatto confermato anche per il triennio 2025-27 nel quadro del più ampio Fondo Autotrasporto con una copertura complessiva di circa 240 milioni di euro/anno, di cui storicamente 25 milioni/anno sono destinati al Fondo Investimenti per il rinnovo delle flotte –  ad un nuovo Fondo Investimenti relativamente più ricco e un po’ più adeguato ai target di transizione tecnologica  richiesti dall’Europa.

L’intero comparto era pronto a brindare non solo per le imminenti festività di fine anno, ma anche per l’approvazione di un provvedimento così salutare per il settore, che in molti – stante l’imprimatur ministeriale, davano per scontato.

E invece, proprio a ridosso dell’approvazione finale del testo da trasmettere in Aula, si è scatenato un contrasto tra le forze politiche della maggioranza di governo, nello specifico la Lega e Forza Italia, a causa di alcuni veti incrociati su materie estranee al comparto trasporti, che hanno finito per indurre i parlamentari che avrebbero dovuto presentare formalmente l’emendamento ad accantonarlo all’ultimo momento.

Insomma, una misura che avrebbe potuto dare una boccata di ossigeno alle aziende che hanno la impellente necessità di migliorare il loro potenziale di competitività mediante una adeguamento tecnologico del parco veicoli – oltretutto in un quadro di sostanziale imposizione regolamentare europea – è stata oggetto di una mediocre controversia «di palazzo».

Ciò che resta, adesso, è la possibilità di recuperare la misura insita nell’emendamento, ossia la messa a disposizione del mercato di incentivi per complessivi 100 milioni/anno per il rinnovo del parco delle imprese in C/T, in un prossimo strumento normativo, che potrebbe essere il cosiddetto Decreto Energia che – secondo indiscrezioni di fonte istituzionale – dovrebbe presto vedere la luce.

Dopo questo episodio di mancato rafforzamento del Fondo Investimenti, per il 2025, il mercato potrà avvalersi di poche risorse, ma sicure. Il primo dispositivo è un nuovo periodo di prenotazione per gli incentivi Autotrasporto che dovrebbe essere attivato entro l’anno, derivante dal riparto del nuovo Fondo Autotrasporto, prevedibilmente per lo stesso importo degli anni scorsi, ossia 25 milioni di euro. Il secondo è il periodo di prenotazione già previsto dal DM461/23 (Fondo Elevata Sostenibilità) a partire dal 5 maggio prossimo, per un importo disponibile pari a 8 milioni di euro. La terza modalità di aiuto alle imprese, in particolare alle PMI, è il rifinanziamento della Nuova Sabatini (prestiti agevolati per l’acquisto di Beni Strumentali funzionali alle attività di impresa), per 400 milioni di euro al 2025.

Gocce nel mare? Certo, se nel prossimo click day le risorse disponibili dovessero esaurirsi in 7 secondi, significherebbe che il mercato percepisce questi sostegni finanziari come poca cosa, a fronte delle sfide enormi (e spesso irrealistiche) poste dai target regolamentari per la transizione dei trasporti.

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