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Piacere, sono il nuovo UeT!

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Qualche anno fa ho conosciuto una donna che aveva iniziato da poco a guidare un camion. Aveva preso le patenti «pesanti» tardi, ma era stata fortunata. Aveva trovato lavoro in un’azienda seria, guidando un veicolo confortevole e riuscendo a tornare a casa tutte le sere. Non fu sufficiente. Qualche tempo dopo la incontrai e le chiesi come andava. Lei, con voce sconsolata, mi rispose: «Ho cambiato lavoro».

Il perché lo aveva molto chiaro: sua sorella si era gravemente ammalata e da quel momento anche lei cominciò a convivere con un’opprimente preoccupazione. E quando la portava con sé in cabina la senti va divenire invadente, conquistare ogni giorno più spazio. Così, prese consapevolezza di come un pensiero tormentato, lasciato in immersione nella solitudine, fosse in grado di diventare insopportabile. Andò a fare la barista: trascorreva le sue giornate in piedi, dietro a un bancone, ma davanti le scorreva un’umanità varia e tanto utile per distrarla.

Mi colpì questa storia e ancora oggi fornisce una dimensione inedita del grado di usura prodotto dalla professione di autista. All’usura fisica, infatti, sovrappone quella psicologica, che spesso non è figlia della strada e delle tensioni indotte dalle tempisti che, ma è, un po’ come certo colesterolo, autoprodotto. A generarlo è una dilatazione delle inquietudini interiori provocata dalle tante ore trascorse in cabina senza compagnia. Detto altrimenti, la solitudine produce sui malesseri le stesse conseguenze di un soffi o sul fuoco: li amplifica.

È per questa ragione che, concependo il restyling di UeT (l’acronimo che campeggia sull’angolo in alto a sinistra della copertina è il primo elemento grafico di novità), abbiamo deciso di prestare attenzione a queste «voci di dentro» sia con una rubrica che porta tale nome, sia con una «posta del cuore» in cui chi scrive si toglie un peso e sbroglia un groviglio. Tendere l’orecchio al malessere degli autisti, però, serve anche a comprendere le ragioni di quel muro che tiene distanti i giovani dal camion e che induce chi in passato scelse di salirci sopra a fuggire altrove. Questo argomento dovrebbe suscitare riflessioni a tutti coloro che con gli autisti stabiliscono una relazione, dai loro datori di lavoro agli addetti al carico e allo scarico. Se tutti imparassero ad accrescere il loro benessere e a evitare di fare a pezzi l’altrui autostima ma a colpi di indifferenza, la carenza di autisti forse diventerebbe un problema più circoscritto.

Alle aziende, in più, forniamo altri spunti di analisi concentrati nelle rubriche iniziali, dove:

• giochiamo con le parole per disfarci di quelle ingombranti per il settore e per fare spazio a quelle che potrebbero fungere da nuovo ossigeno

• volgiamo lo sguardo nella direzione indicata dall’Osservatorio Contract Logistics del PoliMi, mirato in questo caso verso il punto di vista dei bimbi, che – guarda caso – finché è libero da condizionamenti subisce un’autentica fascinazione per i camion

• esaminiamo in modo cavilloso le disposizioni fiscali, spesso troppo complesse e onerose

• indichiamo una soluzione logistica esemplare, concepita per minimizzare una criticità e dimostrare che trasportare a volte è «tanto di più» di un trasferimento di merci da un punto A a un punto B.

Una ventina di pagine centrali accolgono l’inchiesta, finalizzata a vivisezionare un argomento cogliendo quanti più punti di vista possibili. Di seguito parliamo di veicoli e di altri strumenti utili a svolgere il lavoro dell’autotrasporto, usando per la prima volta immagini molto grandi, foto che parlano non per esprimere la potenza sprigionata da un motore, ma per indicare un trend, una chiave interpretativa che va oltre la contingenza temporale.

Chi guarda veramente oltre il tempo e lo spazio, per analizzare a suo modo i movimenti astrali, è Umberto Cutolo. La sua inventiva lo porta a traguardare un primato, concependo il primo oroscopo ospitato da una rivista di autotrasporto e in cui le stelle lontane vi sembreranno luoghi particolarmente familiari. Andatelo a leggere e capirete il perché.

Daniele Di Ubaldo
Daniele Di Ubaldo
Direttore responsabile di Uomini e Trasporti

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