Vi faccio un esempio di fattore deduttivo. Se chiedete in giro di quantificare i costi del trasporto, nove volte su dieci vi risponderanno «nulla», deducendolo da un’esperienza di commercio elettronico: chi acquista on line un qualunque prodotto ha verificato che il più delle volte la «spedizione è inclusa». Quindi, non costa.
Per rendersi conto di cosa sia un fattore emotivo, invece, chiedete alle stesse persone quale sia secondo loro il veicolo in circolazione più inquinante. Anche qui nove volte su dieci la risposta sarà «il camion». L’emotività, in questo caso, è nella giustificazione della risposta, riferita il più delle volte alle dimensioni: «Perché è grosso».
Il danno ovviamente non si manifesta laddove questi giudizi preconcetti vengono espressi, quando piuttosto qualcuno li strumentalizza. Quando, per esempio, le associazioni di consumatori lanciano campagne reiterate per aumentare i divieti di circolazione dei camion, consapevoli del fatto che l’opinione pubblica non guarderà mai a questi veicoli come a strumenti di lavoro o di posizionamento sul mercato dei frutti della produzione.
O quando, in altro ambito, un senatore come Andrea Cioffi, uscendo da palazzo Madama lo scorso 8 novembre dopo che la Commissione Trasporti aveva approvato una norma contro l’autotrasporto, si è vantato dicendo: «L’emendamento sposta 50 milioni di euro dall’inquinante trasporto su gomma a quello meno impattante delle vie del mare e delle acque interne fluviali. Una misura … per fronteggiare i sempre più allarmanti dati sui cambiamenti climatici e l’emergenza sanitaria dovuta all’inquinamento che colpisce particolarmente la pianura padana».
Quell’emendamento poi, come accade nelle migliori favole, è stato ritirato lasciando spazio al più classico dei lieto fine. Ma ha fatto intendere pure come gli agguati contro l’autotrasporto, fuori e dentro al parlamento, in questa morente legislatura come nella prossima, diventeranno sempre di più all’ordine del giorno. Agguati costruiti e alimentati ad arte proprio sfruttando il pregiudizio dilagante. D’altra parte se qualcuno è considerato da tutti inesistente e inquinante e anche la politica finisce per regolamentarlo di conseguenza, chi ha interesse a comprimerlo e a ridurne le pretese ha gioco facile per raggiungere il suo scopo. E in giro di soggetti così ce ne sono fin troppi…