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EDITORIALE | Se il dubbio si insinua più del virus

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La copertina del numero di novembre con quel titolo – «Requiem per un euro 3» – era già pronta: mostrava un gruppo di persone di nero vestite che, armate di fazzoletto, esprimevano cordoglio per la triste perdita. Poi, sempre di più, il clima intorno è tornato greve, il numero delle vittime crescente, le misure anticontagio pressanti. Così quell’immagine luttuosa con cui ironizzare sulla scomparsa di un mezzo ormai decrepito ci è apparsa poco opportuna, poco rispettosa di chi magari di scherzare tra le lacrime non ha molta voglia. E l’abbiamo sostituita con quella – meno struggente – che vedete attualmente.

Nelle stesse ore abbiamo saputo che Ecomondo, la fiera di Rimini sulla tecnologia verde, era costretta a fare un passo indietro e a ripiegare su una manifestazione digitale proprio una settimana prima rispetto a quando aveva previsto di poterla vivere in presenza (dal 3 al 15 novembre).

Sempre nello stesso lasso temporale abbiamo preso contatti con la presidenza Unatras per sapere quando sarebbero usciti i costi di riferimento promessi da tempo e ci è stato risposto che erano imminenti, ma che comunque, vista la difficile contingenza, non era opportuno fare troppi pressioni al ministero.

E poi ci sono le tante mail che riceviamo, dalle quali strabordano le apprensioni di chi ha una patente prorogata, ma non sa precisamente fino a quando, o quelle di un’impresa che dispone di un paio di veicoli con revisione scaduta e prorogata, ma si interroga se possa o meno in tale condizione affrontare un viaggio all’estero.

Potrei andare avanti con altre decine di situazioni analoghe, con pezzi di quotidiano lasciati a decantare in una sorta di limbo o costretti a rimanere sospesi, se non direttamente condizionati dal contesto emergenziale che ci circonda in modo sempre più ravvicinato. Spesso sembra cioè che a insinuarsi nella testa e nel sentire delle persone non sia tanto un virus ma piuttosto il dubbio: di quanto accadrà domani, di quanto tempo rimarremo in queste condizioni, di quando arriverà quel sussidio, di quanto sia opportuno fare, organizzare, intraprendere se davanti hai soltanto uno schermo nero.

È necessario reagire, provare a tirarsi su. E l’unico modo per farlo è di far mente locale su quanto di positivo abbiamo intorno. Al fatto che esistono settori economici penalizzati in modo molto più grave o altre categorie esposte al rischio in modo molto maggiore. Ma soprattutto bisogna evitare di pensare che quanto accade colpisca soltanto noi in maniera esclusiva. Si tratta di un fenomeno mondiale e spesso altrove l’autotrasporto ha sofferto più di quanto non abbia fatto in Italia. In Spagna, tanto per non andare troppo lontano, le aziende di autotrasporto – grandi o piccole che siano – non hanno ottenuto un euro dei 250 milioni stanziati con il Piano Renove 2020, nemmeno sotto forma di credito di imposta o di incentivi al rinnovo del parco veicolare. Ma quel che è peggio è che, dopo aver dovuto sopportare tale esclusione, hanno pure dovuto assistere alla beffa di vedere concedere alle tante imprese del paese attive in conto proprio un contributo che più discriminatorio non c’è.

Pensateci domani mattina o se torna utile anche stasera, soprattutto se non riuscirete a trovare una trattoria disponibile a consegnarvi dalle 18 in poi un pasto in cabina: non vi aiuterà certo a risolvere problemi, ma vi renderà appena appena più facile rimanere per qualche tempo ancora «tra color che son sospesi».

Daniele Di Ubaldo
Daniele Di Ubaldo
Direttore responsabile di Uomini e Trasporti

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