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Con Women4 Gi Group avvicina le donne alla Logistica e ai Trasporti

Dai risultati della Ricerca promossa da Gi Group Holding e Fondazione Gi Group «Women4: superare le disparità di genere per un futuro del Lavoro Sostenibile» emerge che il 52% delle donne occupate nel settore della Logistica e dei Trasporti percepisce forme di discriminazione legate al loro genere. Contemporaneamente, il 91,7% del campione ritiene che nel settore esista una cultura maschile che non avvicina le donne

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Per eliminare le disparità di genere servono ancora 132 anni. La stima, sicuramente poco rassicurante, arriva direttamente dal Global Gender Gap Report del World Economic Forum, mentre per il Global Gender Gab Index l’Italia è ferma al 63esimo posto su 146 Paesi in termini di parità di genere. In altre parole, occorre fare qualcosa e subito per favorire l’occupazione femminile soprattutto in quei settori storicamente ritenuti “da uomini”. Logistica e Trasporti in primis se si considera che le donne impiegate nel settore sono solo il 30,8% – cifra che crolla al 6,3% se si guarda al solo numero di autiste – di cui più della metà, il 52%, dichiara di percepire l’esistenza di forme di discriminazione più o meno esplicite. Un dato, quest’ultimo, che emerge dalla ricerca promossa da Gi Group Holding e Fondazione Gi Group nell’ambito del percorso sul Lavoro Sostenibile. In questo perimetro si inserisce il progetto lanciato da Gi Group Women4 dedicato a «sfatare i falsi miti e gli stereotipi che vogliono alcuni settori poco adatti all’occupazione femminile e quindi lontani da una visione di lavoro sostenibile» spiega Michele Savani, division manager Logistics di Gi Group. «Il settore della Logistica e dei Trasporti – prosegue Savani – è stato il primo, insieme all’ICT e al settore della meccanica e dell’automotive, su cui ci siamo concentrati alla nascita del progetto nel 2021 dal momento che in questi settori la percentuale di occupazione femminile è ancora molto bassa».

Ma quali sono gli obiettivi che si pone Gi Group con il progetto Women4?
L’obiettivo principale è scardinare i pregiudizi che portano a percepire come marcatamente o addirittura esclusivamente maschili alcuni settori, attraverso una narrazione che vada in una direzione diversa rispetto a quella cui siamo abituati. Abbiamo quindi coinvolto aziende e Istituzioni a unirsi alla piattaforma raccontando direttamente il loro impegno per favorire l’occupazione femminile.

In che modo la disparità di genere impatta sulla sostenibilità del lavoro?
Quando si parla di sostenibilità legata al mondo del lavoro intendiamo promuovere e realizzare delle azioni che favoriscano l’occupabilità dei lavoratori e delle lavoratrici lungo l’intero ciclo di vita lavorativa e professionale. La disparità di genere è quindi un elemento limitante rispetto al lavoro sostenibile perché di fatto limita l’accesso a determinati settori là dove in realtà non c’è motivo perché questo avvenga.

Quali sono oggi le figure, i ruoli e le competenze più richieste dalle aziende del settore?
Dalla ricerca di Gi Group Holding e Fondazione Gi Group emerge che nei prossimi cinque anni nei tre settori che abbiamo indagato mancheranno nel complesso quattro milioni e mezzo di lavoratori, di cui circa duecentomila solo nel settore della Logistica e, più specificatamente, circa centomila autotrasportatori. Il più grosso limite che sconta il settore della Logistica è che ancora oggi è percepito come fortemente legato alla componente fisica. Sicuramente è un settore ad alta intensità di manodopera, ma essendo richiesta sempre più efficienza, negli ultimi anni con l’aumento tendenziale del costo del lavoro e la diminuzione tendenziale del costo della tecnologia, in realtà si sta investendo molto in questa direzione. Servono quindi professionisti in grado di utilizzarla e non c’è motivo per cui le donne non possano avere accesso a tali professioni. Troppo spesso, invece, la Logistica finisce agli onori della cronaca per notizie che non ne danno una bella immagine, anzi tutto il contrario, finendo per racchiuderla in quegli stessi stereotipi che si cercano di combattere.

È un problema di comunicazione quindi?
Assolutamente sì e proprio in tal senso lanceremo prossimamente un’iniziativa con ALIS dedicata al mondo gli autotrasportatori. Stiamo infatti finalizzando un format di Academy per avvicinare più persone alla professione che sarà naturalmente rivolto anche al mondo femminile.

Da parte delle aziende però c’è richiesta di autiste?
Non c’è preclusione, ma nemmeno un’attiva promozione di questa possibilità. Eppure, in Italia c’è un enorme spazio di crescita per le donne alla guida dei mezzi pesanti. Le direzioni HR insieme al marketing aziendale dovrebbero raccontare attivamente queste opportunità per generare una maggiore risposta.

E se fosse una donna a volersi proporre, quali sono gli step da affrontare per sfruttare le opportunità offerte da Women4?
Il portale che Gi Group ha creato nasce proprio come punto di atterraggio rispetto a ricerche di questo tipo. Partendo dal sito, una donna che aspira a entrare in questo settore o che ne è incuriosita può trovare una serie di informazioni rispetto ai percorsi di formazione da seguire e alle offerte lavorative, oltre che pillole di coaching ed empowerment e testimonianze di altre donne che già operano nel settore.

Una volta entrate nel settore però è anche importante far rimanere le donne, ma spesso mancano servizi a loro dedicati. Come arginare questo problema?
Questo è il punto critico del settore perché al di là della volontà delle singole aziende serve un’azione di sistema e più soggetti che devono essere coinvolti. Portare alla luce queste criticità è quindi fondamentale perché una soluzione è ipotizzabile solo a fronte di una concertazione. Prima ancora della comunicazione però ci deve essere un necessario riassetto interno delle aziende, perché se ciò che viene comunicato non corrisponde poi alla realtà dei fatti, allora si tratta solo di pubblicità.

Dalla ricerca di Gi Group emerge che il 73% delle aziende di Logistica e Trasporti ammette di fare domande diverse alle donne in fase di selezione. Come si possono evitare queste forme di discriminazione?
Il primo step è la presa di coscienza. Sollevare la questione è quindi già di per sé importante. Le aziende devono partire formulando un annuncio corretto che evidenzi fin da subito la congruità dell’offerta di lavoro rispetto al target femminile. In secondo luogo, è fondamentale la formazione dei recruiter che devono essere consapevoli dei possibili bias nei quali possono incorrere e che li possono portare a formulare domande nella maniera meno corretta. Il genere è sicuramente un elemento di cui tenere conto in fase di selezione ma non in senso limitante, al contrario per cercare il giusto punto di incontrorispetto a quello che l’azienda può offrire. Se un’azienda crede nella diversità e nell’inclusione di genere, allora è da lì che bisogna partire per creare le condizioni affinché vi sia questo match.

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