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HomeRivista 2024399 ott / nov 2024La distribuzione a freddo: l'occasione fa il veicolo giusto

La distribuzione a freddo: l’occasione fa il veicolo giusto

Un camion e un vestito si scelgono in modo simile. Perché in entrambi i casi non esiste quello bello o brutto di per sé. Lo diventano in relazione al contesto in cui lo si dovrà guidare o indossare. E così come non ci si sentirà adeguati a partecipare a un gala con una camicia a quadri, allo stesso modo non si potrà entrare in un spazio distributivo con un camion difficile da manovrare e privo di eccellente visibilità. Ma in base a quali parametri individua anche in strada il dress code? Ecco alcune possibili risposte

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Quando si va in un negozio per acquistare un vestito, non lo si sceglie soltanto in base ai propri gusti personali, al marchio preferito, all’ispirazione del momento o allo stile. Lo si individua soprattutto in relazione al contesto, all’occasione in cui lo si dovrà indossare. Nella scelta di un camion avviene un po’ la stessa cosa.

Quando parliamo di trasporto in ATP la «versatilità» diventa il concetto chiave perché, soprattutto se si movimentano generi alimentari, il singolo viaggio si articola in tante fasi completamente diverse a cui spesso deve far fronte un unico autista. Cosa significa?

Chiariamolo con l’esempio più ovvio quando si parla di camion frigo, quello del trasporto di ortofrutta in groupage.

Le fasi sono diverse e una logistica organizza le varie operazioni suddividendole in: raccolta direttamente dai produttori; trasporto in sede per il groupage; partenza per la consegna alla GDO o ai mercati ortofrutticoli; ritiri di rientro

Naturalmente è un’eventualità rappresentativa soltanto di una parte dell’ampissimo mercato del freddo, ma è quella che più accarezza le varie tipologie di consegne e a cui faremo riferimento per individuare le caratteristiche da prendere in considerazione quando si sceglie un veicolo. Diciamo, una sorta di etichetta del trasporto in ATP.

La vivibilità: il metro del lungo viaggio

Esattamente come un vestito, il complesso veicolare va valutato in relazione all’occasione e, di conseguenza, se le destinazioni principali dei trasporti sono di lungo raggio e quindi contemplano tanti chilometri e poche consegne, la priorità diventa la vivibilità interna della cabina, necessaria per affrontare al meglio le notti in trasferta. La scelta naturale punta dritto alla cabina alta, in quanto maggiormente in grado di mettere a disposizione dell’autista un’ottima organizzazione interna e uno spazio sufficiente. 

Da questo punto di vista DAF XG e XG+ risultano tra le prime in classifica essenzialmente perché hanno sfruttato la deroga alla normativa europea per i limiti di sagoma a favore non solo dell’aerodinamica (come ha fatto Volvo con la gamma Aero), ma anche dell’autista.

Tra le cabine standard, invece, riscontro che Renault T High, MAN TGX e Mercedes Actros L presentano tutte un’organizzazione interna tale da non invadere lo spazio utile centrale e da far risultare la cabina più ampia e spaziosa. Un po’ più invadente, invece, è la forma della plancia dei Volvo, in quanto sacrifica parte dello spazio dedicata al passeggero. Per il resto, Iveco model year 24, Scania e Ford Trucks riescono a trovare, ognuno a suo modo, un giusto equilibrio.

Un consiglio utile è quello di non scegliere la seconda branda se non si viaggia mai in due, ma di optare piuttosto per gli armadietti (che sui Ford scendono a cappelliera, garantendo ancora più spazio nella zona notte), in quanto permettono di avere sempre la cabina in ordine ed evitano di lasciare in mostra oggetti che magari potrebbero suscitare l’interesse di qualche malintenzionato. Nell’offerta DAF non è una variante prevista, ma bisogna pure aggiungere che per la coppia XG e XG+ non è neanche necessaria. Sugli XF, invece, sarebbe gradita. 

Il discorso cambia se il viaggio è organizzato in multipresenza, perché in quel caso ritengo molto efficace la soluzione adottata da Renault e da Ford, quella cioè di rendere la branda completamente richiudibile a parete. Un trucchetto molto smart.

La cavalleria adeguata al peso

Tanti chilometri da percorrere impongono tanta attenzione ai consumi. Ragion per cui sarebbe opportuno, nella scelta della motorizzazione, orientarsi nella fascia di potenza prossima ai 500 CV, perché rappresenta un valido punto di equilibrio tra ottime prestazioni e coppia adeguata. Scendere troppo al di sotto non conviene, anche perché un allestimento frigo è comunque pesante e a volte possono esserlo anche le tipologie di merci da trasportare. E se con questo peso bisogna affrontare autostrade montane si rischia di fare fatica.

Il valore del silenzio

Altro fondamentale criterio selettivo è la silenziosità del motore, perché qualche decibel in meno in cabina si traduce a fine giornata in qualche carico inferiore sul sistema nervoso. Un peso da calcolare in modo direttamente proporzionale al numero dei chilometri che si percorrono. Secondo me i veicoli più in grado di esprimersi “sotto voce” sono Volvo e Scania, giocandosela di pochissimi decibel. E anche MAN è in grado di sussurrare. Ma a proposito di rumorosità interna è doveroso citare l’optional fornito da diverse case (non richiestissimo in Italia) relativo all’isolamento cabina aggiuntivo che, oltre a fungere da ammortizzatore acustico (vista la presenza del gruppo frigorifero alle spalle), protegge anche dalle basse temperature esterne. Un doppio taglia-fuori, sia sonoro che climatico.

Accessori e sicurezza

Nel parallelismo con l’abbigliamento gli Adas giocano la parte degli accessori: puoi pensare di farne a meno, ma se li indossi hai uno stile unico. Da luglio 2024, poi, tutti i veicoli di nuova immatricolazione (quindi non soltanto i camion) dovranno montarli di serie allo scopo di aumentare la sicurezza della circolazione. Nell’elenco compaiono i tanto discussi sensori per l’angolo cieco, il regolatore della velocità davanti a eventuali ostacoli, l’avviso di disattenzione, l’interfaccia per installare l’alcolock e a seguire – vale a dire nel 2026 e nel 2029 – arriveranno anche la scatola nera e le telecamere per la visione diretta.

Personalmente credo che impreziosire l’equipaggiamento tramite un Cruise Control Adattivo aiuta chi guida non soltanto a guadagnare sicurezza, ma anche a risparmiare energie, diventando un ospite gradito anche per gli altri utenti della strada. 

Infine, ci sono delle occasioni – un gala, per esempio – in cui il lungo è il dress code obbligatorio. Anche sulla strada, il lungo aiuta: se riferito al passo incrementa la stabilità di marcia ed è quindi confortevole, se investe il rapporto al ponte fornisce un sostegno a tenere più bassi i giri del motore e si dimostra quindi economico. Nulla vieta di abbinarli.

Il pratico pretende il vano

Cambiamo occasione e quindi adattiamo le scelte. Perché se ci si presenta in lungo in un party informale si diventa fuori luogo, allo stesso modo se si pretende di indossare un passo di 4 metri in un contesto distributivo segnato da spazi stretti o urbani. Qui, la regola è la praticità e quindi va sempre e comunque ricercata. Ragion per cui andrei a guardare a quei veicoli che forniscono un aiutino nelle manovre, sotto forma di sistemi sterzanti o idroguide a regolazione elettronica

Ma praticità non significa soltanto manovrabilità, ma anche opportunità di disporre di una moltitudine di vani in cui riporre tutti gli oggetti che circondano il lavoro. Se ne trovano tanti – tra ripiani e tavolini – sui DAF di ultima generazione, mentre sullo Scania c’è la tradizionale mensola con cassettino. L’Iveco S-Way e il MAN TGX disegnano una nuova organizzazione, mentre il Renault T fornisce un vezzo peculiare tramite un pratico porta documenti, così come Mercedes lo affida a un porta tablet. Volvo, invece, segue una direzione diversa, tracciata da un design super minimal caratterizzato da cassetti a scomparsa e da un intelligente inserto mobile che funge da vassoio/ripiano. Ford dal canto suo abbonda per praticità e per ampiezza rispetto ai cassettoni, mentre pretende di scompartare fin troppo il porta oggetti rischiando di renderlo caotico. 

Salire, scendere, risalire…

Sempre sotto alla categoria «praticità» includerei la facilità di accesso in cabina, visto che parliamo di una tipologia di lavoro in cui nell’arco di una giornata si può essere chiamati tante e tante volte a salire e a scendere dal camion. Ovvio, quindi, che il posizionamento del primo gradino non troppo distante da terra è fonte di apprezzamento, anche se un ruolo decisivo finisce per giocarlo anche la scelta dello pneumatico. È un terreno su cui tutte le case costruttrici svolgono correttamente i compiti, spesso anche sulle cabine alte. Ma se dovete affrontare tante consegne nell’arco di una giornata, tanto vale indirizzarsi su cabine medie, che avranno il difetto di sacrificare un po’ di spazio sull’altare del tunnel motore, ma mostrano maggior rispetto per le vostre gambe. E a fine serata gliene sarete grati. 

L’offerta è varia e presente su tutti i marchi, anche se quelli che forniscono una doppia alternativa (per esempio DAF, rispetto all’XF e all’XD) rende più facile l’operazione di trovare la macchina giusta. Inoltre, laddove è disponibile (per esempio sullo Scania) trovo molto comoda la possibilità di disporre dell’abbassamento automatico delle sospensioni pneumatiche.

Medio raggio, corto raggio

Tutti questi discorsi vanno ritarati se l’attività di distribuzione a medio raggio contempla comunque delle notti fuori. È un’ipotesi che tutti i costruttori aiutano ad affrontare, inserendo una versione «sleep» nell’offerta delle cabine dei veicoli dimensionalmente più contenuti. Iveco S-Way con cabina AT, Volvo FM, Daf XD, Man TGM, Mercedes F, Scania G, Ford F-Line, Renault D Wide, Sleeper Cab, sono tutte soluzione che consentono all’autista di svolgere serenamente la propria attività e anche di riposare durante le soste o le attese o di dormire fuori per qualche emergenza. A quel punto si rende necessario anche equipaggiare il veicolo con Webasto e climatizzatore da fermo: semmai non fossero presenti di serie, devono comunque far parte della dotazione standard. 

Ma la variabile «letto» non è l’unica da prendere in considerazione. Perché ci sono casi in cui oltre all’abito, serve anche un diverso portamento. Può accadere cioè che anche in missioni di medio o corto raggio, soprattutto in un tragitto misto, diventi opportuno disporre di un veicolo più dinamico e scattante. A quel punto, anche senza discostarsi troppo dalle potenze già suggerite, il consiglio è di verificare chi tra i costruttori è in grado di offrire più mappature di cambio in funzione dell’utilizzo e un rapporto al ponte più corto. Renderà inevitabilmente il motore più allegro di giri, ma vi consentirà di essere più veloci quando si viaggia nel traffico. 

Vedere è potere

Un camion che si muove in spazi ristretti o in città deve mettere l’autista in condizione di vedere bene, sempre e comunque. Oggi gli Adas forniscono una grande mano in tal senso, ma a tal proposito ritengo sia sempre meglio abbondare che contenere. E allora ben venga la telecamera grandangolare, montata sull’angolo della cabina lato passeggero, perché offre una visione molto ampia dell’area intorno alla cabina. Ben vengano le videocamere al posto degli specchi, perché comunque aiutano a tenere sotto controllo un angolo visivo decisamente allargato. Ma ben vengano pure, quando disponibili, gli oblò vetrati sulle porte, perché consentono di accrescere la visione diretta.

Quando conviene il compromesso

L’autotrasporto – ahimè – non è un settore così netto e definito. Anzi, molto spesso è fatto di mezze tinte, di situazioni in cui le missioni da affrontare sono tante e non ce n’è una predominante sulle altre. Pensate a un brunch domenicale organizzato troppo tardi per passare come colazione e troppo presto per considerarlo un pranzo. A quel punto come ci si veste per essere «informalmente chic»?

«Compromesso» in questi casi è l’approccio corretto. Che tradotto in termini veicolari, equivale a optare per una cabina medio/alta in versione sleeper cab, con Webasto, climatizzatore da fermo frigorifero cabina, un motore tra i 450 e i 500 CV, un pacchetto Adas completo, le sospensioni full pneumatiche, il rapporto al ponte lungo ma con la possibilità di mappare la centralina del cambio in modo da ottenere migliori performance e prestazioni più pronte alla bisogna. Li ritengo cioè tutti elementi per comporre una solida base di partenza in grado di offrire soddisfacente qualità del lavoro e adeguata sicurezza per tutti, una dose di comfort sufficiente per l’autista e un motore capace di contenere al massimo i consumi. E con un abito così, a prescindere dalla marca, non si fa mai una brutta figura. 

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