I volumi diminuiscono e il valore aumenta. È in sintesi l’andamento del mercato dell’agroalimentare negli ultimi anni in Italia, dopo lo shock pandemico, che ha cambiato le abitudini degli italiani avvicinandoli alle consegne di cibo fin sulla porta di casa, e dopo le impennate dell’inflazione, che hanno ridotto via via le quantità nel carrello della spesa a dispetto di uno scontrino sempre più consistente. Un mercato che nel complesso, considerando agricoltura, alimentare, distribuzione, intermediazione e distribuzione, nel 2022, secondo le stime di The European House Ambrosetti, valeva 586,9 miliardi di euro, nel quale l’export ha sempre tenuto: nel 2023 è aumentato del 6% per un valore complessivo di 64 miliardi (dati Coldiretti), ma sconta, oltre al calo dei consumi, anche flessioni nella produzione, come quella agricola in ribasso dell’1,8% nel 2023.
Grandi cambiamenti
Insomma, un andamento incerto, segnata da importanti cambiamenti nei consumi. Dopo la pandemia è mutata la domanda dei consumatori, più orientati su prodotti salutari e bio con maggiore richiesta di referenze fresche e freschissime, decretando la definitiva promozione dell’e-commerce che, secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, ha conservato una crescita stabile per tutto il periodo con un incremento dell’8% nel 2024 e un valore complessivo di 4,6 miliardi. Tutto ciò ha chiaramente impattato sulle catene di approvvigionamento: ai flussi di domanda continua e stabile, si sono sostituiti picchi di richiesta poco prevedibili, che richiedono maggiore flessibilità di risposta da parte degli operatori logistici, ma anche maggiore massa critica per soddisfare le richieste di un mercato instabile e mutevole.

Aziende più grandi e più virtuose
Un processo reso evidente dall’analisi dei dati. In soli tre anni le aziende che dispongono di veicoli ATP per il trasporto di alimenti a temperatura controllata sono aumentate del 3,3%, passando da 61.632 del 2021 a 63.672 del 2024, ma a crescere moltissimo sono le realtà di medie dimensioni, quelle che dispongono da 11 a 50 mezzi, aumentate negli stessi tre anni del 150%, passando da 395 a 988. Seppure circa i 2/3 delle imprese risulta avere ancora una struttura monoveicolare, sono in crescita le grandi flotte, quelle con un parco superiore ai 100 camion, passate dal 2021 al 2024 da 28 a 33 unità, con un incremento del 17,8%. Un segnale in linea con la tendenza generale che evidenzia una crescita dimensionale delle imprese di autotrasporto e logistica, ma che in questo settore risponde a un bisogno evidente di servire un mercato complicato e in grande evoluzione. Dove il cliente è molto spesso una multinazionale o un’insegna della GDO alle prese con rigidi riferimenti della normativa sulla sostenibilità ambientale e che richiede vettori all’altezza della domanda, con mezzi e procedure performanti. Ecco spiegato anche l’avvio del rinnovo delle flotte: in soli tre anni gli Euro 6 con certificazione ATP sono quasi raddoppiati, passando da 26.459 a 48.941 veicoli (+84,9%), mentre gli ante-Euro 4 sono diminuiti del 12%.
L’exploit dell’ultimo miglio
Altro dato importante da considerare per capire come sta evolvendo il settore è il grande incremento delle flotte fino a 3,5 tonnellate, passate da 77.976 a 93.310 veicoli in regime ATP con una crescita di quasi il 20%. L’esercito di furgoni a temperatura controllata è essenzialmente impiegato per consegne a domicilio del food, seguendo la tendenza in atto dopo la pandemia, che porta con sé un’evoluzione di procedure e di servizio agli operatori. «La modalità di consegna a casa dell’agroalimentare differisce completamente rispetto alla consegna di un qualsiasi altro oggetto – spiega Massimo Marciani, esperto di logistica dell’ultimo miglio e Presidente del Freight Leaders Council – Innanzi tutto, il costo è molto diverso: la consegna di agroalimentare può costare tre volte in più rispetto a un collettame qualsiasi. Questo perché ci sono anche obblighi di legge da rispettare che riguardano la condivisione del medesimo spazio del furgone con oggetti diversi. L’agroalimentare non può andare con prodotti che non siano compatibili, cosa che invece non succede con collettame e merce varia con i quali si riesce a ottimizzare carichi e giri, operazione invece più complessa con il food». Proprio per questo è richiesto un maggiore sforzo agli operatori, sia in termini di risorse che di tecnologia. In quale direzione lo si può cogliere facilmente se si considerano i grandi nomi che stanno già aggredendo questo segmento di mercato. Uno su tutti: Amazon Fresh.
UN CERTIFICATO PER IL TRASPORTO ALIMENTARE
Per poter trasportare generi alimentari deperibili un autoveicolo isotermico deve essere munito del certificato ATP. La sigla è l’acronimo del francese Accord Transport Perissabile, vale a dire un’intesa internazionale per regolamentare il trasporto di alimenti in condizioni di temperatura controllata, raggiunta nel 1970 a Ginevra da cinque paesi: Francia, Germania, Jugoslavia, Spagna e Svizzera. Oggi vi aderiscono 51 Stati, tra cui l’Italia che l’ha ratificata dal 1977 e l’ha estesa al territorio nazionale, a differenza di altri paesi – come la Grecia – che al proprio interno hanno normative diverse.
L’accordo indica – precisandone le temperature di trasporto – le derrate surgelate e congelate (ma anche non congelate e non surgelate) per il cui trasporto il veicolo deve essere obbligatoriamente fornito del certificato ATP: latte alimentare; latte concentrato parzialmente disidratato; latte fermentato destinato alla stabilizzazione col calore; latte aromatizzato; latte pastorizzato; bevande a base di latte; creme di latte; sangue destinato alla produzione di proteine plasmatiche; burro; burro anidro liquido; carni fresche e congelate; prodotti ittici freschi; tutti gli alimenti congelati e surgelati (compresi gelati, succhi di frutta, uova sgusciate); frattaglie, pollame, selvaggina, molluschi; formaggi freschi; ricotta.
Inoltre, i veicoli isotermici (la cui carrozzeria è costituita da pareti termoisolanti in grado di limitare lo scambio di calore con l’esterno) sono suddivisi in quattro tipologie, ciascuna distinta in varie categorie, a seconda delle temperature raggiungibili dai loro apparati di raffreddamento (o di riscaldamento), calcolate in base a una specifica relazione matematica che ne calcola il rendimento termico (K):
Isotermico. Possono raggiungere i -20°.
Frigorifero. Possono raggiungere i -30°, anche con temperature esterne elevate.
Refrigerante. Possono raggiungere e mantenere entro un massimo di 12 ore una temperatura interna fino a -20°.
Calorifero. Possono raggiungere e mantenere per non meno di 12 ore una temperatura interna non inferiore ai 12°, con temperatura esterna fino a -20°.
Frigorifero e calorifero. Possono alzare o abbassare la temperatura e mantenerla costante.
L’attestazione ATP – la cui sigla di riconoscimento va riportata sulla carrozzeria del veicolo insieme alla data di scadenza – ha una validità di sei anni e può essere rinnovata per due volte per tre anni (per i mezzi termici più potenti anche tre volte), in modo che la durata complessiva dell’attestato non superi i 12-15 anni. Inizialmente il certificato ATP comprendeva anche la parte igienico sanitaria, ma dal 1984 è stata trasferita ad ASL e Regioni che rilasciano il certificato di idoneità da rinnovare oggi due anni.

Questo articolo fa parte del numero monografico di ottobre/novembre 2024 di Uomini e Trasporti: uno speciale di 68 pagine interamente dedicato al trasporto a temperatura controllata.
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