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FORD F-MAX 500. Il camion gentiluomo

Apparentemente è schivo. Ma, quando ci prendi confidenza, il pesante Ford Trucks diventa pratico e risoluto. All’interno, poi, è così organizzato da sembrare il partner ideale di chi non vuole dover sempre a pensare a tutto. Ma ciò che conquista dell’F-Max è quel fare galante da gentlemen di altri tempi, che ha le idee molto chiare sulla strada da imboccare per andare avanti

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Un tipo ombroso, dai modi pacati. Il mio partner, per questo viaggio, sembra avere quell’atteggiamento tipico di chi è arrivato per ultimo in una confraternita molto ristretta. Un personaggio un po’ schivo, che si avvicina agli altri con un qualche timore. Poi, però, trascorso qualche giorno e trovato il modo di entrarci in confidenza, ti accorgi che F-Max ha anche un tratto caratteriale diverso e riesce a mostrarsi sicuro di sé. Non dico esuberante, ma sicuramente pratico e risoluto.
Anche perché, a essere precisi, Ford Trucks non è una novità assoluta nel mondo europeo dei veicoli pesanti. Il suo logo campeggiava fiero sulla calandra del mitico Transcontinental che per un buon decennio – dal 1974 al 1984 – introdusse nel settore alcune novità avanguardiste che sono rimaste ben impresse nella memoria di chi lo ha guidato. Anche se forse pure all’epoca, a sentire i ricordi degli autisti di allora, l’ovale blu adottava un atteggiamento riservato, più presente alla ribalta di scarico che sotto le luci… della ribalta.
L’F-Max è un degno erede di quel Transcontinental: il classico soggetto con la testa sulle spalle, che interpreta il lavoro in modo serio ma garbato, senza farsi appannare da vezzi momentanei. E in più nasconde una capacità pratica di avere una visione d’insieme e riuscire, di conseguenza, a trovare esattamente quella fascia di mercato scoperta in cui andarsi a inserire. È come quando arrivi a una cena con tante persone: saper individuare il posto a tavola migliore, con le persone più simpatiche, più vicino alla finestra (se fuori è caldo), diventa fondamentale.
In sintesi, F-Max ha una personalità modesta, forse anche umile, ma ciò malgrado sa esattamente come curare i propri interessi e come conquistare un posto al sole.

Aspetto e design

Coerente al suo carattere, d’approccio ombroso e silenzioso, F-Max dà il meglio di sé quando indossa colori scuri, rispetto a quelli chiari che si adeguano meglio a personalità esuberanti. Il nero, secondo me, lo rende decisamente più interessante. E anche i suoi lineamenti pieni e maturi, di nero-vestiti evocano impercettibili somiglianze con colleghi di altre case costruttrici. Personalmente sono convinta che è un gioco, un modo per mimetizzarsi. Ma sono pure convinta che in futuro, trovato il suo spazio adeguato, potrebbe lasciare emergere l’altro aspetto caratteriale e quindi stupirci con un design completamente diverso.
E comunque già oggi quei lineamenti morbidi e rotondi si fanno apprezzare e tendono ad assecondare in modo coerente quel senso di pacifica tranquillità che ti trasmette al primo sguardo. Insomma, è affabile, olimpico, garbato. Di quelli che quando ti danno un appuntamento si presentano con un mazzo di fiori. Ecco, se ci si lascia affascinare da questi modi e da queste morbidezze diventa molto facile superare la sua apparente fermezza e scoprire un nuovo modo di vivere il trasporto.

Ambienti e interni

Immaginate un club d’altri tempi, di quelli riservati agli affari, al rhum, ai sigari, alla cioccolata molto fondente. L’ambiente interno dell’F-Max rispecchia esattamente questo stile: sedili grandi e imbottiti come poltrone, zona notte ben definita e ordinata, fedele impianto stereo per la musica di sottofondo.
Tipico habitat da persona gentile, organizzata e ponderata, in grado di muoversi in ogni contesto e, soprattutto, di adattarsi a lavorare insieme a personalità opposte, che non hanno voglia di dover pensare sempre a tutto. Perché – si sa – è nella complementarità che si coltivano le relazioni migliori.
Volete qualche esempio? Quando ti «apre la porta» della zona notte non percepisci impacci nel muoverti, perché il secondo letto, una volta chiuso, si appoggia completamente alla parete posteriore, rendendo più spaziosa la parte sovrastante la branda. O, ancora, quei tre vani a discesa (presenti sempre nella parte alta della cuccetta), rendono l’ambiente perfettamente organizzato e consentono anche a chi lavora in coppia di avere spazio a sufficienza per tutti. E poi i cassettoni sopra il parabrezza, ormai un must per tutti i veicoli, qui sono estremamente ampi e rendono l’accoglienza una parola chiave da vivere.
E anche la plancia essenziale e le linee del cruscotto non troppo lavorate, denotano gusti minimal, ma mai scialbi. Mentre il ripiano di appoggio centrale accoglie microtasche porta oggetti. Comode, ma emblematiche: gli effetti personali li devi riporre come vuole lui. Un po’ come quando qualcuno ti invita a casa e ti consiglia vivamente l’uso delle pattine. Istintivamente ti sembra un modo di fare insopportabile, però, razionalizzando, ti rendi conto che così l’ambiente rimane pulito. Una sensazione che si replica piacevolmente quando vedi lungo tutto il primo gradino superiore dell’F-Max una guarnizione rialzata di chiusura che serve a fare in modo che, togliendoti le scarpe, queste non si bagnino. Lo puoi criticare uno che si comporta così?

Alla guida

F-Max è un ottimo gestore del club anche quando inizia il lavoro, le luci si accendono e il motore si mette in moto. In particolare, riesce a rendere confortevole ogni tipo di tragitto – anche un Rovigo-Piacenza «percorso per la normale» – e a garantire sempre una privacy eccezionale: malgrado i 160 mila km che il veicolo in prova aveva sulle spalle, all’interno dell’abitacolo la silenziosità era totale.
In guida offre cambiate fluide e precise e si comporta egregiamente anche nelle scalate, così come deciso risponde il retarder. F-Max, però, affascina per lo spunto del motore (che guadagna 50 cv in più nella modalità power), caratteristica molto gradita ai conducenti old school, ma che affascina anche le nuove generazioni.

Il volante richiama molto la linea delle vetture dell’ovale blu, anche se in sterzata rimane leggermente pesante se non si acquista la versione con l’aiuto elettrico all’idroguida. Insomma, che F-Max fosse deciso lo avevo capito subito, ma in alcune occasioni, se non si prendono alcune precauzioni, rischia di essere scambiato per uno tipo rigido.
Poi, ovviamente tutto è soggettivo. A qualcuno, per esempio, il volante piace poco morbido perché diventa meglio direzionato. Ma per chi come me appartiene alla nuova generazione di autisti, che preferisce usare meno la forza, è meglio orientarsi sulla versione leggera con idroguida.
Migliorabili sono anche gli specchi, perché tolgono visuale soprattutto nel traffico misto, anche se nel complesso la visibilità generale è garantita.
Un approccio molto pratico si rintraccia anche nel quadro strumenti, gestito come un archivio e organizzato in cartelle distinte che ti permettono di avere tutte le informazioni a portata di mano, consultabili senza dover impazzire per ritrovare tutte le configurazioni. L’estetica non sarà sopraffina, ma la funzionalità è ottimale.

Una lezione di storia

È bello percepire in un partner quel gusto vagamente retrò, in grado di connotare positivamente una personalità carica di risolutezza, fierezza e galanteria. Ritengo sia il modo migliore per entrare in un qualunque ambiente dalla porta principale, portandosi dietro un bagaglio di tradizione, quale utile punto di partenza per poter guardare lontano.
Ma soprattutto mi piace interpretare questo F-Max come una metafora, come l’espressione di quanto servirebbe oggi a questo settore per diventare – o magari tornare a essere – un “trasporto gentiluomo”: sarebbe bello poter ricordare i modi pacati, eleganti e amabili di un tempo per tramandarli alle nuove generazioni, così da riuscire a garantire un dialogo virtuoso tra vecchio e nuovo. Così da riuscire a trasmettere quei valori di collaborazione, di passione e di professionalità che sono l’unica vera arma efficace per corteggiare anche chi questo settore lo percepisce distante e respingente.

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