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Alessandro Pitto, presidente Fedespedi: «Sostenibilità, digitalizzazione e nuove competenze»

«L’emergenza pandemica ha fatto guadagnare all’industria logistica una popolarità inedita». «Noli elevati, bassa affidabilità, mancate partenze sono difetti che vengono da lontano e affondano le radici nella rincorsa al gigantismo navale che ha messo in crisi tutti gli altri snodi della logistica». L’Agenzia delle Dogane deve «accelerare il processo di realizzazione della piattaforma informatica»

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È una fase delicata per il sistema dei trasporti mondiale, quella in cui Alessandro Pitto è stato chiamato alla guida di Fedespedi. I prossimi anni si presentano nel segno degli squilibri creati dalla pandemia, dell’incertezza del quadro politico-economico mondiale di cui il conflitto in Ucraina sembra una prima drammatica avvisaglia, della transizione verso il trasporto a zero emissioni. Ma Pitto, genovese di 52 anni, abituato dalla nascita ad affrontare i pericoli del mare – meteorologici ed economici – non sembra aver paura. Neppure del fatto di essere il 17° presidente dell’associazione degli spedizionieri italiani. Anzi è la sfida interna a mettere al primo posto del suo programma: «Dobbiamo innanzitutto consolidare», esordisce, «il ruolo della nostra Federazione come interlocutore esperto nel dialogo con stakeholder e decisori pubblici, ruolo che abbiamo costruito in 76 anni di storia al servizio delle imprese di spedizioni italiane e rafforzato nell’ultimo triennio grazie alla rilevanza acquisita dal mondo della logistica nello scenario internazionale e al lavoro portato avanti insieme a Confetra».

Come contate di raggiungere questo obiettivo?

Il modo migliore è continuare a valorizzare la pluralità di competenze presenti nelle imprese associate e stimolare il confronto tecnico tra colleghi su questi temi strategici. La sede del confronto sono i Gruppi di lavoro che compongono la Federazione, dedicati a materie core per le imprese di spedizioni internazionali (mare, terra, aereo, dogana e regolamentazione normativa) e a tematiche trasversali che riguardano sempre più da vicino il settore (digitalizzazione, sostenibilità, organizzazione del lavoro e competenze). La sfida più impegnativa è questa: affiancare ai temi tecnici che da sempre presidiamo con successo, l’attenzione a temi orizzontali, consapevoli che questi sono oggi imprescindibili per garantire la competitività della categoria. Penso, in primo luogo, al tema della digitalizzazione su cui ho lavorato nello scorso mandato come vicepresidente con delega a IT. Il nostro compito è lavorare perché la categoria e l’intero settore della logistica, dei trasporti e delle spedizioni possa compiere importanti transizioni, essenziali per un sistema logistico nazionale efficiente e competitivo. Proprio di cambiamento abbiamo parlato all’evento di celebrazione del 75° anniversario di Fedespedi che si è tenuto a Venezia lo scorso maggio, declinandolo su tre direttrici principali: sostenibilità in tutte le sue accezioni, digitalizzazione delle procedure che scandiscono i processi logistici, valorizzazione e attrazione di nuove competenze in aziende strutturate su nuovi modelli organizzativi. A questo si aggiunge una sfida che è il patrimonio e la linea guida di lavoro della nostra Federazione: assicurare al mercato contesti normativi funzionali alle esigenze del business, garantendo alle imprese di lavorare in un quadro legislativo che assicuri certezza delle regole nel rispetto del leale gioco della concorrenza, che è imprescindibile per rafforzare il pluralismo e quella eterogeneità che caratterizza il vivace tessuto imprenditoriale italiano.

Lei viene dal mare. E dal mare sono arrivati i primi squilibri creati dalla pandemia, con navi container bloccate fuori dai porti. Nella difficoltà, tuttavia, le compagnie marittime fanno utili con crescite a due cifre. Quali conseguenze ha tale squilibrio sugli spedizionieri?

Rispetto alle dinamiche di mercato a cui eravamo abituati, è in corso una rivoluzione, che pesa quotidianamente, da due anni, sull’operatività delle imprese di spedizioni e soprattutto sui flussi in import e in export. I disagi a danno della merce che tutti conosciamo – noli elevati, affidabilità ai minimi storici, mancate partenze – sono esplosi nel post pandemia, ma le loro cause vengono da lontano e affondano le radici nella rincorsa al gigantismo navale che ha messo in crisi gli altri snodi della logistica. Grazie a processi di acquisizione orizzontale e di integrazione verticale le compagnie marittime hanno consolidato una posizione di assoluta dominanza nel mercato che sfruttano a proprio vantaggio grazie anche a una legislazione europea non più adeguata al contesto di mercato – penso in particolare al Consortia Block Exemption Regulation. La forza delle shipping line sta nella capacità di controllare l’offerta di stiva e di conseguenza il livello dei noli. L’ultima analisi del Centro Studi Fedespedi lo mette bene in evidenza: nel primo trimestre 2022 è stata registrata una diminuzione del livello di traffico di container a livello mondiale (a causa degli effetti della crisi in Ucraina) ma i profitti finali delle shipping line continuano ad avere segno positivo. Davanti a tale scenario, mi preme sottolineare che il conto non lo pagano solo le imprese di spedizioni ma pesa sul Made in Italy, sui flussi di import-export, sulla merce, sui consumatori. Dunque, il tema non è solo tutelare il ruolo delle imprese di spedizioni, ma proteggere il mercato. In USA la questione è ben presente anche agli organi di governo, in primis al presidente Biden che rintraccia nell’oligopolio delle compagnie marittime una delle cause dell’inflazione. Purtroppo, il nostro interlocutore in Europa è stato finora passivo davanti alle istanze delle rappresentanze dell’industria logistica. Ma noi continuiamo a lavorare con il CLECAT, nostra rappresentanza in Europea, e con FIATA, la nostra federazione a livello mondiale, richiamando il decisore pubblico e le autorità competenti a intervenire a tutela del mercato.

Per la prima volta la logistica entra nel Codice civile, grazie a un emendamento al DL sul PNRR, con cui il legislatore ne riconosce il ruolo e il contratto che definisce il suo svolgimento assume forma specifica all’interno della regolamentazione dei contratti di appalto. Dopo l’ammodernamento – sostenuto da Fedespedi – della disciplina del contratto di spedizione, c’è una nuova attenzione di governo e Parlamento riguardo alla logistica?

L’emergenza pandemica ha fatto guadagnare all’industria logistica popolarità inedita di cui abbiamo giovato anche in termini di dialogo con i decisori pubblici che sempre più spesso ci hanno coinvolto tra gli interlocutori chiave per gestire la crisi prima e i piani di ripresa dopo. Un nostro merito è sicuramente quello di aver dato il massimo dell’impegno favorendo l’accreditamento della nostra rappresentanza, per la preparazione tecnica e la capacità di confronto e dialogo nei tavoli politici. In questo è stato ed è fondamentale il ruolo della nostra confederazione, Confetra: grazie a tale sinergia, è stato possibile instaurare il confronto in sede di CNEL che ha portato all’approvazione della nostra proposta di modifica del Codice civile in materia di contratto di spedizioni. Lo spirito con cui abbiamo avviato il lavoro, infatti, è stato di adattare il dettato normativo all’operatività delle filiere di approvvigionamento del 2022, restituendo agli operatori uno strumento legislativo che sia una guida alla propria attività e non motivo di incertezza o contenzioso.

Altro risultato conseguito da Fedespedi è il SuDoCo, sportello unico doganale dei controlli che dovrebbe accelerare le procedure doganali e minimizzare le attese nei porti. Ci riuscirà veramente?

Per quasi vent’anni il mondo degli operatori ha richiesto la realizzazione dello Sportello Unico Doganale e dei Controlli, strumento cardine per garantire qualità, efficienza, velocità del ‘momento doganale’. L’obiettivo è stato in parte raggiunto con l’inserimento dell’effettiva realizzazione del Sudoco nella misura 3.2 del PNRR a cui è seguito il Decreto n. 235 dello scorso dicembre contenente il Regolamento istitutivo dello Sportello Unico e la determinazione dell’Agenzia delle Dogane che ha definito l’architettura generale della piattaforma. Noi crediamo che questo strumento possa segnare un punto di svolta per il sistema logistico italiano, gravato da decenni dal peso di oneri amministrativi che ci rendono meno competitivi rispetto ai Paesi nostri vicini in Europa. L’architettura del sistema, per come la conosciamo oggi, mira a questo facendo propri i principi sanciti dalla legislazione europea: once only e single window, trasmissione di dati e informazioni una sola volta e interfaccia comune a tutte le autorità competenti per l’espletamento di controlli e formalità doganali. Sappiamo che l’Agenzia delle Dogane ha avviato già a febbraio il processo di realizzazione della piattaforma informatica. Dunque, non possiamo che chiedere di accelerare il processo e portare finalmente concretezza al progetto. Nostro compito sarà continuare a monitorare con attenzione e sollecitarne alle autorità l’effettiva e rapida attuazione.

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