Partiamo con il conoscere gli intervistati. Carlotta Caponi è la prima donna a guidare la FAI-Conftrasporto. Quarant’anni, umbra di Foligno, è cresciuta nell’azienda di famiglia, una delle principali imprese italiane nel settore del trasporto di bestiame, di cui è esperta riconosciuta a livello europeo. Laureata in Economia aziendale, è stata assessore allo Sviluppo economico e all’Ambiente del Comune di Corciano e consigliere della Camera di commercio di Perugia. In FAI è stata segretaria regionale per l’Umbria dal 2012 a oggi. Sostituisce Andrea Manfron, in carica dal 2017.
Gian Paolo Faggioli è un imprenditore parmigiano dell’autotrasporto. Lo ha sottolineato lui stesso nel discorso d’insediamento: «Siamo imprenditori, fortemente impegnati nel nostro lavoro, che hanno raccolto e accettato una sfida impegnativa e importante in un momento davvero critico dell’economia, del lavoro e della rappresentanza nel nostro settore e non solo». Sostituisce Massimo Bagnoli, in carica dal 2008, nominato Presidente onorario.
Salvatore Cocchiaro, 62 anni, campano di Capua, proviene da Poste Italiane, dove era responsabile delle relazioni industriali, dopo essere stato prima alla guida delle operazioni della logistica postale nazionale, poi alla responsabilità delle risorse umane di SDA Express Courier. Sostituisce Enzo Solaro, rimasto in carica per vent’anni.
LE RISPOSTE
Caponi: «Bisogna far applicare le regole»
- Effettivamente siamo nel bel mezzo della «tempesta perfetta»! La FAI, insieme a Unatras, sta portando avanti la vertenza con il Governo, dove abbiamo visto spiragli di apertura e una maggiore attenzione alle problematiche del settore, anche se al momento la coperta risulta sempre troppo corta. Lo scoppio della guerra in Ucraina ci ha lasciato sbigottiti: nessuno di noi si aspettava di risentire, nel 2022 e ancora nel bel mezzo della pandemia, il suono sinistro delle sirene che annunciano i bombardamenti. La FAI continuerà a dar voce ai propri iscritti: contiamo migliaia aziende associate, di dimensioni e categorie merceologiche diverse, che guidano la nostra azione, con fiducia nel nostro operato.
- È possibile che alcuni autotrasportatori siano rimasti delusi dalla mancanza di interventi mirati sul gasolio (sul prezzo o sul recupero accise): la vice ministra Bellanova ci ha spiegato le motivazioni (principalmente dovute al pericolo reale di sanzioni da parte dell’Unione europea) e, nonostante ciò, si è posta in una posizione di apertura, disponibile a intraprendere un confronto serrato e costante. Abbiamo bisogno principalmente che le regole esistenti vengano fatte applicare. La misura di cui oggi non possiamo fare più a meno è l’attivazione del cosiddetto «tavolo delle regole», in cui si fa espresso riferimento a norme spesso già esistenti ma che nessuno ad oggi si cura di far applicare, quali, per esempio, la clausola di adeguamento del costo del gasolio o la regolarizzazione/remunerazione dei tempi di attesa al carico/scarico. Con l’applicazione delle norme ascrivibili al cosiddetto «tavolo delle regole» sulle policy di settore, allora potremo efficientare e rendere più competitivo il settore.
- La protesta delle settimane passate è stata organizzata da autotrasportatori per la gran parte non aderenti alle associazioni. Come FAI, pur dissociandoci fermamente dalle modalità con cui si sono svolte queste manifestazioni, in particolare dagli episodi di violenza che si sono verificati (probabilmente neanche ad opera di autotrasportatori), comprendiamo perfettamente la disperazione dei manifestanti. Tutto ciò impone anche alla FAI la necessità di interrogarsi su come poter raggiungere una platea ancora più ampia di imprese: ritengo di poter affermare con ragionevole certezza che i nostri associati, almeno la gran parte, sanno di poter contare in ogni momento sull’associazione, che compie tutti gli sforzi nell’interesse esclusivo dei propri associati. A parer mio, la protesta ha semplicemente velocizzato il processo, ma va sottolineato che la vice ministra Bellanova non si è mai realmente tirata indentro nel confronto, anzi, si sta significativamente impegnando per il nostro settore, dimostrando una grande sensibilità ai nostri problemi.
- La nostra Associazione è caratterizzata dalla presenza di numerosissime sedi territoriali, regionali e provinciali: l’essere profondamente radicata su tutto il territorio nazionale ci consente di avere un rapporto diretto con i nostri associati. Abbiamo ben chiara la necessità di unire le forze per garantire una rappresentanza più forte: proprio in quest’ottica, la FAI è stata, a suo tempo, una delle forze costituenti l’Unatras.
Faggioli: «Rivogliamo i costi della sicurezza»
- Lo scenario evidenziato purtroppo corrisponde alla realtà ed è veramente complicato, in un simile contesto, capire quali possano essere le priorità da portare avanti. Ma dovendo, per forza, cercare di fare qualcosa per migliorare la situazione al primo posto metto un punto ben preciso: far recuperare dignità al settore, cercando di far rispettare le regole e trovandone altre che possano contribuire a migliorarlo, ma soprattutto ascoltare le imprese, per dare supporto concreto agli associati e al tempo stesso avere costantemente il polso della situazione reale «sul campo». Perciò, per recuperare quella dignità ritengo che lo strumento più efficace sia quello di far riprendere valore ai costi di sicurezza, come base di ogni trattativa commerciale. Non si tratta di limitare la libertà negoziale e la libera concorrenza, ma di valorizzare la competitività, perché l’assenza di regole non porta a una maggiore libertà, ma a una diffusa irregolarità, dove prevale il più furbo anziché il più bravo. Invece in un sistema regolato, come dovrebbe essere quello dell’autotrasporto – che è sottoposto a vincoli esterni (condizioni meteo, traffico, restrizioni della viabilità, lavori stradali) assenti nelle altre industrie – i minimi di sicurezza costituirebbero un perimetro capace di tenere insieme la libertà negoziale con la responsabilità sociale, coniugando la competitività con la salute e la sicurezza non solo degli autisti, ma anche degli automobilisti e, nel medio periodo, porterebbero a un trasporto che costerebbe meno e varrebbe di più. Per tutti e non solo per il committente.
- Non siamo soddisfatti della trattativa con il governo, anche se valutiamo positivamente l’impegno profuso dalla vice ministra Teresa Bellanova, perché la proposta – che dobbiamo accettare perché, data l’estrema difficoltà del momento, non possiamo rinunciare a niente – è di portata contenuta e non rappresenta una soluzione. Dal momento che le misure del governo costituiscono sempre uno sforzo che si chiede alla collettività, per non sprecare risorse, vorremmo che andassero a centrare le cause del disagio e non solo a curarne i sintomi. Per questo, dovendo scegliere una misura, punterei certamente a una revisione delle regole sui rapporti tra vettori e committenza. È in questo rapporto, infatti, che nascono le turbolenze da cui nel medio periodo proviene quella precarietà che impatta sulla sicurezza stradale. Il punto essenziale per noi è, dunque, il ripristino dei costi di sicurezza da prendere come riferimento in ogni trattativa.
- Indubbiamente le proteste spontanee hanno contribuito a far sì che il governo abbia concesso ulteriori 80 milioni al settore. Ma non è di una mancia che abbiamo bisogno, bensì di un riesame completo sulle regole che in parte già ci sono e in parte vanno integrate, aggiornate e fatte rispettare. Avere delle regole chiare, condivise, e la cui applicazione sia facilmente verificabile significa valorizzare la concorrenza, evitando che la competitività vada a discapito della sicurezza. Dobbiamo evitare che il trasporto lo si paghi poco, ma costi troppo per tutti. Quanto alla rappresentatività, trovo assai grave che la politica – o meglio i partiti – abbia tolto ai trasportatori la possibilità di eleggere i componenti dell’Albo dei trasportatori, per affidarla alle Confederazioni dove sono presenti anche i clienti dell’autotrasporto. Una decisione che ha tenuto fuori associazioni storiche davvero rappresentative come la nostra e ha aperto le porte dell’Albo a soggetti scarsamente rappresentativi. È davvero inquietante che la Fiap, essendo stata esclusa dall’Albo sia stata esclusa anche da tutti i tavoli di confronto con il governo, pur rappresentando insieme circa 40.000 addetti, a fronte di associazioni che ne rappresentano nel migliore dei casi alcune migliaia. Qualcuno prima o poi dovrà spiegarci i motivi di questa assurdità, senza nascondersi dietro la banale giustificazione che era volontà espressa dal ministro Enrico Giovannini di avere meno interlocutori al tavolo delle trattative.
- Nel mio primo discorso ho detto che tra gli obiettivi primari della nostra associazione c’è l’aggregazione fra le aziende, anche con formule innovative, purché portino al risultato di avere meno imprese, ma molto forti e ben strutturate. Dobbiamo, però, anche cercare di riunire le numerose associazioni presenti nel nostro settore, cercando di riunire quelle che rappresentano in modo disgiunto tante imprese, ma che hanno gli stessi problemi e gli stessi obiettivi. Ma, attenzione, si tratta di unire nel senso di «armonizzare», non di «omologare». Dobbiamo essere bravi a fare sintesi, perché nessuno deve rinunciare alla propria storia e alla propria identità, ma proprio la capacità di tenere insieme storie e valori diversi è la via per arricchire il mondo associativo.
Cocchiaro: «Sono necessari ulteriori sostegni»
- L’esperienza acquisita in tanti anni di lavoro in Poste Italiane mi ha abituato ad affrontare le sfide, anche se il momento che stiamo vivendo sul piano internazionale, con tutti i suoi pesanti riflessi su quello nazionale, francamente non me lo aspettavo, come tutti peraltro. I forti aumenti del prezzo del gasolio per un mondo come quello dell’autotrasporto, già alle prese con altre problematiche come quella della ormai strutturale carenza dei conducenti, ci pone di fronte a una situazione difficile che abbiamo affrontato insieme a tutte le altre associazioni dell’autotrasporto con la consapevolezza che l’andamento dei prezzi dovuto agli eventi bellici può comportare la necessità di nuovi aggiustamenti.
- Abbiamo già dichiarato, per parte nostra e con le altre associazioni, la soddisfazione per il recente decreto energia. Tuttavia, come dicevo prima, può presentarsi la necessità di ulteriori interventi nel caso la guerra si protragga più a lungo facendo raggiungere al prezzo dei carburanti livelli fuori da ogni logica. L’autotrasporto in tempo di pandemia, e ora a maggior ragione, ha svolto una funzione di servizio pubblico fondamentale per il Paese. Non abbiamo chiesto medaglie, ma una politica attenta al corso degli eventi è necessaria.
- Ci siamo dissociati e ci dissoceremo sempre dalle forme di protesta fuori da ogni ragionevole modalità, senza per questo cessare di operare perché le ragioni di quella protesta siano rimosse. Il governo ha dimostrato fino ad oggi di saper fronteggiare con noi la situazione ragionando con le associazioni sul da farsi, e lo ha fatto perché c’è la consapevolezza del ruolo dell’autotrasporto al servizio del Paese. Rilanciare la nostra rappresentatività? Il nostro ruolo è quello di rappresentare e tutelare le nostre imprese nel quadro degli interessi del Paese. Questa è e sarà sempre la nostra stella polare.
- Le continue sfide che si sono presentate al mondo dell’autotrasporto in un’epoca nella quale fra innovazioni tecnologiche, e-commerce e, più di tutto, la necessità di affrontare la sfida lanciata dall’Unione europea sui traguardi no-carbon, hanno messo e metteranno tutte le associazioni di fronte alla necessità di affrontare insieme i modi e gli strumenti per fare quel che serve. L’autotrasporto, i trasporti marittimi, i sistemi portuali, la logistica, sono un mondo complesso. Confetra, insieme con noi e con le altre federazioni che di essa fanno parte, ha avviato una nuova stagione di lavoro i cui obiettivi sono largamente condivisi.