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Tutto pronto in Iveco per la grande svolta. La borsa e la vita

Prima la scissione da CNH Industrial, poi l’approdo in borsa. Il brand italiano impegnato nella produzione di camion e bus scommette sulla valorizzazione delle proprie attività e punta a raggiungere 17,5 miliardi di ricavi e un utile netto di 800 milioni entro il 2026

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Cronaca di una rivoluzione annunciata. Era il 3 settembre 2019 quando, in occasione del Capital Markets Day, fu data la notizia che scosse i mercati: «Entro il 2021 il Gruppo Iveco correrà da solo, separandosi da CNH Industrial». Due anni dopo, così è stato. Con la pandemia che ha fatto slittare solo di alcuni mesi l’operazione finanziaria. Il costruttore di veicoli industriali ha annunciato infatti che dal 1° gennaio 2022 la scissione da CNH sarà effettiva e, due giorni dopo, avverrà anche il collocamento in Borsa, quando gli azionisti riceveranno un’azione Iveco Group ogni cinque CNH Industrial. «Le ragioni presentate allora per la scissione – si legge in una nota diramata dal Gruppo – rimangono valide e seguono il completamento di un profondo processo di revisione del portafoglio prodotti, tenendo conto, tra l’altro, di considerazioni relative alla strategia, agli investitori e alle sinergie».

Insomma, il costruttore del Daily, dell’Eurocargo e dell’S-Way cerca capitali, utili a sostenere questa fase impegnativa di transizione, ma al tempo stesso rende migliore la sua organizzazione e diventa anche più attrattivo per eventuali rapporti con altri costruttori.

Le ragioni della scissione

L’obiettivo dichiarato è la separazione delle attività on-highway, cioè dei mezzi pesanti stradali (bus, veicoli commerciali e industriali) che andranno in capo a Iveco, dalle attività off-highway, cioè delle macchine per l’agricoltura e per le costruzioni che resteranno nella famiglia CNH. «Questa revisione – si legge ancora nella nota – ha evidenziato che le attività on-highway e off-highway hanno requisiti normativi ed esigenze dei clienti differenti e sono impattate in modo diverso dalle accelerazioni dei megatrend industriali. La scissione ambisce a massimizzare la focalizzazione e la flessibilità del management, allineare le priorità di investimento e gli incentivi, soddisfare meglio le rispettive esigenze aziendali e ottimizzare la struttura dei costi e del capitale di ciascuna società, favorendo una crescita redditizia». Il quinquennio 2022-2026 è quello che la società non esita a definire un «cambio di passo». L’ambizione è di incrementare di circa il 5% all’anno i ricavi da qui al 2026, passando da un fatturato di 11,8 miliardi di euro (dato relativi al bilancio 2019) ai 17,5 miliardi, con una migliore marginalità del 6%. Anche gli utili dovrebbero aumentare, secondo le previsioni, portandosi dai 0,3 miliardi del 2019 fino agli 0,8 milardi del 2026.

La sostenibilità al centro

Ma come sarà la nuova Iveco? Sicuramente la transizione verso la mobilità sostenibile guiderà sempre più le strategie del gruppo, già oggi leader di mercato per esempio nelle motorizzazioni a gas naturale (Cng per i commerciali e Gnl per gli industriali). E proprio sui motori a gas ci saranno importanti novità l’anno prossimo, quando saranno sviluppati propulsori di nuova generazione compatibili con il biometano, per puntare all’azzeramento delle emissioni. Il 2023, invece, sarà l’anno del debutto del Daily elettrico e di una gamma completa di autobus elettrici. La roadmap per raggiungere una mobilità sempre più verde proseguirà nel 2024 con la realizzazione di una gamma pesante full electric e a celle a combustibile. Nel 2030, infine, ci sarà l’implementazione di tecnologie di trasmissione alternative (elettriche/ibride) su tutti i veicoli, per raggiungere una riduzione del 50% delle emissioni di CO2. A livello di partnership, sono stati confermati i traguardi da raggiungere insieme a Nikola Corporation, tra il 2022 e il 2023, per lo sviluppo dell’elettrico e dell’ibrido sui mezzi pesanti. Iveco Group ha anche firmato The Climate Pledge, un impegno fondato congiuntamente da Amazon e Global Optimism, per raggiungere zero emissioni nette di CO2 entro il 2040, con dieci anni di anticipo sull’obiettivofissato dall’Accordo di Parigi. Questa intenzione è un elemento integrante dei più ampi impegni della società, compresi quelli relativi alla sicurezza sul lavoro e su strada, all’inclusione e alla diversità e a una gestione del ciclo di vita del prodotto rispettosa dell’ambiente.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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