Lo dice la geometria oltre che l’impatto visivo: un furgone con passo lungo 3.450 mm (esiste anche il 4.035) e tetto alto è grande. E le sue pareti, in livrea grigio ferro metallizzato, sembrano accrescere le superfici. O forse sarà soltanto il mio sguardo rattrappito dalla quarantena. In ogni caso, dopo aver gettato uno sguardo sugli eleganti cerchi in lega da 16” (optional) con 5 razze diamantate, salgo a bordo e occupo uno dei tre posti a disposizione. Il sedile del conducente, di serie, è regolabile in altezza e longitudinalmente, oltre che rispetto all’inclinazione dello schienale. In più dispone a destra di bracciolo ripiegabile e appoggio lombare, anch’esso regolabile, così come lo è su scala assiale il volante multifunzione a quattro razze. Tutti i comandi sono a portata di mano e di facile utilizzo. Ma a catturare la mia attenzione sono prima i due ampi e comodi gavoni presenti alla base sia del sedile guida sia della panchina passeggeri e poi il nuovo sistema di infotainment targato Mopar, dotato di touchscreen da 7”, anche perché campeggia “fiero” al centro plancia. Comoda la presa USB alla destra dello schermo per ricaricare telefono o tablet.
Pronti… via!
Giro la chiave e il 2,3 litri Multijet 2 Euro 6D, un potente Common Rail con turbo a geometria variabile, gira tondo e pastoso sin dai bassi regimi. Sposto la leva del cambio automatico sulla D, schiaccio il pedale dell’acceleratore e rimango impressionato dalla fluidità e rapidità d’innesto della nuova trasmissione automatica 9speed. Questo cambio, che innalza la coppia a 450 Nm a1500-3000 g/m, offre tre modalità di guida: Normal, Eco e Power (l’ultimo per uno stile di guida più sportivo). Due le modalità operative: D–Drive e Autostick, da utilizzare in condizioni particolari, come tratti a elevata pendenza che richiedono cambi di marcia frequenti. Il nuovo cambio a 9 rapporti regala prestazioni degne di una berlina di lusso.
Le strade di Roma sono quello che sono, si sa. Tuttavia, grazie al nuovo sistema di sospensioni, il Ducato affronta tranquillamente sanpietrini e buche senza scossoni o fastidiosi rimbalzi: il diverso attacco del montante superiore della sospensione anteriore riduce sensibilmente il rumore e favorisce l’inserimento in curva; al retrotreno le nuove balestrebilama con freccia maggiorata e barra antirollio, anche a veicolo vuoto, assorbono bene le asperità del manto stradale.Il consumo alla fine dei giri di consegne su percorso misto, città e raccordo anulare, si attesta su una media appena superiore ai 10 chilometri al litro. Grandi dimensioni, ma consumi adeguati.
Se 11,5 metri cubi sembran pochi
La zona carico è sempre stata uno dei punti forti del Ducato. Lo stivaggio delle merci, infatti, è facilitato dalle pareti perfettamente verticali, protette nella parte bassa da pannelli in materiale antiurto. Il modello in prova gode di ampia cubatura: 11,5 m3. La capacità di carico arriva invece a 1.565 kg. La zona tra tetto dell’abitacolo e sottotetto, profonda una cinquantina di centimetri, è utilizzabile per aggiungere eventuali merci (per esempio tubi) più lunghi del piano di carico, lungo 3.120 mm. L’interno della stiva è illuminato da un’ampia plafoniera a LED posta al centro del soffitto. Pareti e pavimento sono dotati di anelli di ritegno per cinghie ferma carico. La paratia di separazione dalla cabina di guida, in acciaio, è sbullonabile per facilitare il lavoro degli allestitori. La notevole altezza interna, 1.932 mm, consente di stare tranquillamente in piedi. Il pianale di carico è largo 1.870 mm e 1.422 mm tra i passaruota. L’accesso alla zona carico avviene tramite due portelloni a battente posteriori apribili in due posizioni: 90° e 180°. L’apertura posteriore è larga 1.562 mm e alta 1.790 mm. Vi si accede facilmente grazie a una comoda pedana integrata nel paraurti posteriore. L’altezza da terra è di appena 55 cm. Il portellone scorrevole laterale è largo 1.250 mm e alta 1.755 mm.
Sarebbe meglio se…
Chiudiamo con le cose ottimizzabili. Personalmente, per esempio, trovo la strumentazione un po’ buia durante la marcia diurna. E poi, malgrado il nuovo schermo touch sia da 7”, quando si inserisce la retromarcia le immagini riprese dalla telecamera posteriore si riducono in un riquadro da 5” e non sono sempre nitide. Inoltre, in fase di manovra è meglio affidarsi al segnale sonoro, altrimenti, osservando il display, si rischia di salire sul cofano della macchina parcheggiata sul retro. Questo probabilmente a causa dell’angolazione troppo alta della telecamera. Infine, trovo un po’ invasivo l’insieme di “beep” di varie tonalità e di segnali luminosi che si attivano durante la marcia. Anche se, a onor del vero, c’è sempre la possibilità di silenziarli. Per fortuna.
SICUREZZA… DI SERIE
Il Ducato, di serie, è equipaggiato con BSA, per individuare veicoli in avvicinamento invisibili al conducente se posizionati nell’angolo cieco dello specchietto retrovisore; RCP, per individuare veicoli in avvicinamento laterale, quando si procede in retromarcia; FBC, che individua gli ostacoli e allerta il conducente azionando autonomamente una frenata di emergenza; LDWS, che allerta il guidatore con segnali acustico e visivo laddove il veicolo esca dalla propria corsia di marcia, anche in condizioni di scarsa visibilità; Traffic sign recognition, che riconosce tramite la telecamera i segnali stradali di limite di velocità e sorpasso riportandoli sul display centrale; High beam recognition, che gestisce accensione e spegnimento dei fari abbaglianti durante la guida notturna quando registra veicoli che avanzano in direzione opposta; Sensore pioggia e crepuscolare; TPMS, che controlla costantemente la pressione degli pneumatici, segnalandone eventuali anomalie sul display di bordo.