Lavorava da tanti anni per una società di servizi e mai aveva sgarrato. L’altro giorno invece l’ha fatta grossa, procurando decine di migliaia di euro di danni a un camion nuovo che doveva consegnare a un cliente per conto di una concessionaria. Così, in un colpo solo ha perso la fiducia del suo datore di lavoro (che lo ha denunciato), la patente di guida e si è pure beccato un’incriminazione per guida in stato di ebbrezza. Come ha fatto a causare tutto questo?
La vicenda è iniziata venerdì pomeriggio scorso, quando l’autista, un cinquantenne originario di Verona, ha ritirato presso una concessionaria di Forlì un Mercedes Actros 1851 nuovo fiammante (ovviamente soltanto il trattore) per portarlo a un’azienda di autotrasporti di Giulianova (Teramo) che lo aveva acquistato. Un lavoretto facile, con poco più di 250 chilometri di strada da percorrere, su un veicolo comodo e accessoriato. Dettaglio non secondario rispetto alle polemiche dei giorni scorsi (successive a una sentenza della Cassazione): siccome il veicolo non era immatricolato, utilizzava una targa prova con regolare copertura assicurativa.
La sosta a Riccione per la cena… alcolica
Senonché a Riccione l’uomo decide di fermarsi a mangiare qualcosa ed evidentemente la sua cena non si limita al solo cibo, ma viene innaffiata con liquidi che non dovevano essere propriamente acqua. Prova ne sia che quando, intorno alle 22, si è rimesso alla guida in uno stato di totale confusione, ha continuato la marcia lungo la statale verso Sud, è uscito dalla Romagna ed è entrato nelle Marche. Giunto però a Pesaro poco prima delle 23 si è perso, ha infilato un paio di vie sbagliate e all’improvviso si è ritrovato lungo una pista ciclabile, non troppo distante dal mare, peraltro ancora frequentata da qualche passante completamente sbigottito.
Il panico sulla ciclabile
In pochi minuti si è creato il panico, ma l’autista non se deve essere reso conto: le urla dei ciclisti terrorizzati e le sirene spiegate della macchina della polizia non devono essere arrivate nitide alle sue orecchie. Anche perché, malgrado nella sua corsa abbia falciato cartelli stradali e vario arredo urbano trovato lungo la strada, poteva beneficiare dei sistemi di ultima generazione di cui il camion era dotato, compreso (di serie) l’Active Brake Assist 5, un “combinato disposto” di radar e telecamere in grado di riconoscere veicoli in marcia o fermi, pedoni e ciclisti, e di allertare il conducente (con avvisi ottici e acustici) per indurre una sua reazione. Ma di fronte all’inerzia, come quella manifestata dal brillo autista alla guida, il sistema è in grado di avviare una frenata parziale, con una decelerazione di 3 m/s2 e poi, se il rischio collisione diventa concreto, di arrestare completamente il veicolo. E tanto è stato.
La conferma dell’alcoltest e le pesanti conseguenze
Poi, quando gli agenti di polizia erano già giunti intorno al camion, l’autista ha aperto la porta della cabina ed è sceso giù con una qualche incertezza. Quindi, dopo che gli uomini in divisa lo avevano invitato a sottoporsi all’alcoltest, lui ha sentito l’urgente bisogno di alleggerire lo stomaco di quei liquidi in eccesso. Quasi inutile aggiungere che l’alcoltest ha dato esito positivo, segnando un valore superiore ai 2,5 g/l. A quel punto gli hanno ritirato la patente, predisposto il verbale per guida in stato di ebbrezza, oltre che per tutte le altre infrazioni inanellate nel corso della sua serata brava.
A condurre il camion verso Pesaro, ovviamente, ci ha pensato qualcun altro. Così come è inutile aggiungere che l’azienda di autotrasporto in attesa del camion non ha alcuna responsabilità dell’accaduto. E anche la concessionaria è sollevata dei danni provocati dall’autista (che era dipendente di un fornitore della concessionaria), anche perché questi si era comportato senza la necessaria diligenza richiesta. Tutto lascia supporre, quindi, che anche le spese necessarie per rimettere il camion nella sua originaria condizione saranno a carico del conducente.