Il superporto di Monfalcone? Per ora viene messo in un cassetto. Una dichiarazione ufficiale non c’è, ma lo strascico di polemiche e difficoltà si allunga ora ulteriormente. Stavolta il problema nasce nella manovra finanziaria, in cui è previsto un limite massimo dell’1% per la quota di ammortamento della partecipazione della finanza privata a opere infrastrutturali, da spalmare nell’arco di un secolo. Lo scopo è di accrescere le entrate tributarie per lo Stato, ma inevitabilmente così si raffredda l’interesse di banche e privati a finanziare opere.
In pratica quindi la questione non è limitata alla questione Unicredit, in quanto domani potrebbero incontrare difficoltà anche altri progetti sostenuti in project financing.
Ma questa vicenda, come detto, è la ciliegina sulla torta. Per rendersene conto basta leggere le dichiarazioni di Maurizio Maresca, il vicepresidente di Unicredit Logistic: «Il decreto legge, se rimane questa formulazione, rende impossibile Trieste-Monfalcone. Ma, nel caso specifico, va rilevato che il governo non aveva adottato nessun tipo di decisione. Un ritardo molto grave, tale da affossare il progetto. Un ritardo, forse, decisivo a prescindere». Certo Maresca aggiunge che parla a titolo personale, ma puntualizza pure che l’atteggiamento psicologico dell’istituto di credito si è raffreddato. Parole chiare, parole che suonano molto simili a una parola “fine”.
Unicredit: addio a Trieste
-