Il triste bilancio che ogni giorno arriva dalla strada ha avuto un aggiornamento anche ieri. Sotto la voce «uscite» va iscritta un’altra vittima, un altro autista: si chiamava Angelo Andriola, aveva 58 anni, era di origini pugliesi – per la precisione di Ostuni – ed era impegnato in trasporti postali a bordo di un Iveco Eurocargo. Lo specifichiamo perché vedendo le foto è praticamente impossibile riconoscerlo. La ragione è presto detta: ieri mattina, intorno alle 9.30, all’altezza di Livraga (Lodi), tra i caselli di Casalpusterlengo e Lodi lungo la A1, l’Eurocargo è andato a tamponare in maniera violentissima un camion che gli viaggiava davanti, in quel momento in fase di forte decelerazione a causa della presenza di un rallentamento dovuto a un cantiere segnalato in modo corretto e peraltro aperto da diversi giorni.
Per comprendere la violenza dell’impatto ci è utile, oltre alle immagini dell’assale posteriore del veicolo tamponato completamente distrutto, anche la testimonianza di Andrea Gottardi, il titolare dell’azienda proprietaria del camion che ha subito il tamponamento. «Dopo l’impatto – racconta – il camion, malgrado viaggiasse a pieno carico e malgrado a terra ci fossero i segni di frenata dell’Eurocargo, è stato spostato in avanti di circa quindici metri». «E per fortuna – aggiunge – che trasportava rifiuti inerti, che quindi non si spostano e non rischiano di invadere pericolosamente la cabina».
Le ragioni dell’impatto sono ovviamente sconosciute e, visto l’esito dell’incidente, al vaglio degli inquirenti, anche se questo elemento riferito da Gottardi – vale a dire i segni di frenata sull’asfalto – tenderebbero a fare escludere un malore da parte dell’autista morto. Più probabilmente – ma il condizionale è d’obbligo – potrebbe essere stata una distrazione che, seppure momentanea, a determinate velocità, equivale a percorrere decine di metri senza avere gli occhi sulla strada.
Le condizioni dell’autista del camion tamponato, Eugenio Dorich di 53 anni, non sono invece preoccupanti. «Ha accusato una forte contusione al gomito – riferisce Gottardi – causata dal sobbalzo e dalla forza impressa sul volante per riuscire a tenersi fermo. Ma se sta bene, deve ringraziare il fatto di aver avuto la cintura di sicurezza attaccata, perché altrimenti con lo spostamento violento del camion in avanti sarebbe stato sbalzato dalla cabina e magari avrebbe sfondato il parabrezza». Proprio per questo Andrea Gottardi, visibilmente commosso, implora letteralmente gli autisti a usare la cintura di sicurezza: «Le cabine dei camion moderni sono costruitie per essere delle cellule inviolabili, che proteggono gli autisti anche in caso di impatti violenti. Ma è necessario tenere la cintura attaccata».
Un concetto che sembra aver compreso anche Eugenio Dorich, che era alla guida del camion tamponato: «Sto bene – ci racconta – qualche ammaccatura qua e la, ma niente di grave. Però vi posso garantire che se non fossi stato legato facevo una brutta fine: mai e poi mai avrei immaginato una cosa del genere, indescrivibile in poche parole. E comunque una cosa l’ho imparata: dà meno fastidio una cintura di sicurezza, che un coperchio su una cassa. E che il nostro collega riposi in pace…».
