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Sciopero di 10 giorni dei lavoratori portuali di Livorno e Piombino

Scioperano da ieri fino al 22 settembre i lavoratori del sistema portuale dell’Alto Tirreno per chiedere una riorganizzazione del lavoro, un incremento dei salari e una maggiore attenzione alla sicurezza. La protesta, indetta da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, occuperà ogni giorno due ore, tranne il 21 e il 22 settembre, quando investirà l’intera giornata

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Pretendono tre «S» – salute, sicurezza e salario – i lavoratori del sistema portuale di Livorno e di Piombino in agitazione da ieri 12 settembre. La protesta, indetta unitariamente da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, e giustificata dalla volontà di riorganizzare le modalità lavorative, di incrementare le retribuzioni e di prestare maggiore attenzione alla prevenzione degli incidenti (registrati purtroppo anche nel corso dell’ultimo anno e in alcuni casi mortali) durerà in realtà 10 giorni e occuperà soltanto due ore, in genere a fine turno, tranne che nelle due giornate conclusive, quelle del 21 e del 22 settembre, quando incroceranno le braccia per l’intera giornata lavorativa. Giovedì 22 settembre, inoltre, in piazza del Luogo Pio a Livorno, si terrà una manifestazione dalle ore 10 alle ore 12.

L’adesione alla prima giornata ha raggiunto percentuali vicine al 90%.

Ancora ieri l’Autorità di sistema portuale ha cercato di cercare un punto di incontro tra parti datoriali e sindacati dei lavoratori, ma è mancata un’intesa complessiva sulle rivendicazioni, seppure è stato fatto qualche passo in avanti. «I rappresentanti del mondo delle imprese e l’Autorità di sistema portuale – si legge in una nota sindacale – hanno dimostrato di aver preso coscienza delle criticità illustrate dai sindacati… ma le promesse di dialogo avanzate dal mondo delle imprese non bastano. Adesso servono i fatti». 

In ogni caso Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti si dichiarano disponibili, anche nel corso dei giorni di sciopero, a sedersi a un tavolo per riprendere il dialogo.

Il presidente dell’Authority, Luciano Guerrieri, si è detto amareggiato per l’interruzione delle trattative, anche perché – sottolinea – «in questi giorni erano stati fatti enormi passi in avanti nelle questioni della tutela e dell’organizzazione del lavoro in porto come mai si era verificato fino ad ora, e auspichiamo non sia stato tempo perduto». Guerrieri ha anche spiegato come la protesta sia in fondo servita a «inaugurare una nuova stagione di confronto tra le parti, sulla base della piena condivisione di un duplice interesse comune: contemperare le esigenze di continuità operativa dei porti con quelle di qualità e di rimodulazione del mondo del lavoro».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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