È trascorso poco più di un anno e mezzo da quando, il 27 agosto 2023, un blocco enorme di roccia di circa 15 mila metri cubi si staccò dalla montagna di Praz, in Savoia, per “atterrare” sull’autostrada A43 e sulla linea ferroviaria tra Lione a Modane, finendo per interrompere la circolazione anche sotto alla galleria del Frejus. Venne salvata, invece, la linea ferroviaria e la strada dipartimentale 1006, collocate sul versante montano al di là dell’autostrada, riaperto in tempi brevi. Le altre due infrastrutture furono chiuse e oggi, dopo mesi di lavoro anche più impegnativo del previsto, possono essere per buona parte riaperte. Già dal 31 marzo, infatti, SNCF (la compagnia pubblica in Francia di trasporto ferroviario) ha riattivato tre collegamenti giornalieri (alle 7,36, alle 13,41 e alle 17,38) tra Parigi e Milano. Dal 1° aprile, poi, sarà Trenitalia a garantire ulteriori due corse con partenza alle 7,11 e alle 16,40 per andare dal capoluogo lombardo alla capitale francese. In entrambe le direzioni il viaggio dura pochi minuti in più di sette ore.
I lavori hanno richiesto un esborso di 13 milioni di euro, di cui 1,5 è andato a carico della SFTRF (vale a dire la società che gestisce il tunnel stradale del Frejus), e il resto in parte uguali a SNCF e il consiglio dipartimentale della Savoia.
Per un ritorno completo alla normalità bisognerà ora attendere che anche la mobilità della merci torni com’era. Qualche beneficio sarà possibile da subito, ma per riavere la totale riapertura bisognerà attendere l’inizio del 2026. Già prima, però, dovrebbe riavviarsi l’Autostrada ferroviaria alpina (AFA) tra Orbassano ed Aiton, anche nota come «autostrada viaggiante», che dovrebbe tornare in attività nelle prossime settimane, dopo aver ottenuto il permesso da parte delle ferrovie francesi a percorrere tre viaggi al giorno.
