Firenze-Pisa-Livorno, sinteticamente nota come «FiPiLi». È una delle strade più trafficate e complicate d’Italia. Una superstrada – o per essere più corretti una strada «di grande comunicazione» – concepita senza guardare avanti, non immaginando cioè la crescita progressiva dei flussi veicolari sospinta dal tempo, e spesso realizzata con materiali non propriamente adeguati. Lacuna resa evidente da un fondo stradale perennemente accidentato. Dopo anni di piccoli e inconsistenti miglioramenti (soprattutto rispetto allo spartitraffico centrale), oggi la Regione Toscana, l’ente pubblico cioè proprietario dell’infrastruttura, lancia un progetto di rinnovamento con cui rimodernare la strada e affidarne la gestione a una società in house (chiamata a prendere il posto della Città Metropolitana di Firenze), vale a dire una società pubblica che, come si ipotizza nello studio realizzato ad hoc dall’advisor Kpmg, sarà ribattezzata Toscana Strade e inizierebbe a svolgere il suo compito a partire dal 2024.
Il sostegno finanziario all’iniziativa avrebbe essenzialmente due fonti: da una parte il nuovo pedaggio che saranno chiamati a pagare soltanto i veicoli pesanti sopra le 3,5 ton, controllati – ha puntualizzato il presidente della Regione, Eugenio Giani – «con sistemi satellitari e senza ricorrere ai caselli». I proventi così ottenuti sono stati quantificati tra i 12 e i 15 milioni di euro e, si legge nel progetto, dovrebbero essere sufficienti a realizzare, oltre che la manutenzione, un allargamento della carreggiata se non addirittura, su singoli tratti, una terza corsia. Per stringere al massimo i tempi di realizzazione di questi diversi interventi e quindi per contenere al massimo anche i disagi di chi viaggia su quella strada, si lavorerà di concentrazione, nel senso che ogni lavoro sarò svolto in parallelo, cercando cioè di provvedere al rifacimento del fondo stradale e alla sostituzione del new jersey centrale contemporaneamente all’allargamento.
La seconda fonte di finanziamento è costituita dalle sanzioni per autovelox, che attualmente ammontano a circa 15 milioni di euro (dati 2019) distribuiti tra le tre province che danno il nome alla strada.
Parola agli autotrasportatori
Detta così sembra tutto facile. Ma cosa pensano di questo progetto le aziende di autotrasporto che in definitiva dovrebbero fungere da finanziatrici? Per cercare di fornire una risposta abbiamo sentito sia alcune realtà del territorio, sia i rappresentanti di locali associazioni di categoria. Dalla Trivella Trasporti di Cascina (Pi), per esempio, ci spiegano che «non sono a priori contrari al progetto, ma nutrono scetticismo sul metodo». Secondo questa cooperativa specializzata in trasporti industriali, di materiali edili e di acqua minerale, infatti, sarebbe stato opportuno seguire un percorso di condivisione: «Se i pedaggi dell’autotrasporto sono uno dei principali elementi finanziari a tenere in piedi il progetto, sarebbe stato quanto meno opportuno convocarlo, prospettargli gli intenti e le finalità e magari raccogliere anche suggerimenti».
Sulla stessa lunghezza d’onda si muove anche Assotir, sottolineando la necessità di istaurare un confronto con gli autotrasportatori quando si ragiona di infrastrutture, perché in caso contrario – fa presente Maurizio Bandecchi di Assotir Toscana – «si alimentano equivoci e convinzioni non basate su fatti concreti, come il fatto che il traffico pesante sia dovuto alla ‘furbizia’ di evitare i pedaggi della A11», quando invece «il traffico pesante in FiPiLi è, per la stragrande maggioranza, un traffico locale, dovuto al fatto che sul versante meridionale del Valdarno è l’unica infrastruttura a servizio di moltissime zone produttive che non hanno alternativa alla Fi-Pi-Li, nata appositamente per dare un collegamento est-ovest alle diffuse attività manifatturiere e distributive della Toscana centrale». Senza trascurare il fatto che mancano del tutto delle connessioni fra Fi-Pi-Li e A11, visto che – fa notare lo stesso Bandecchi – «tutte le strade che le potrebbero collegare sono caratterizzate da divieti di circolazione ai mezzi pesanti. Infine, sarebbe bene almeno tenere in considerazione il fattore competitività del nostro sistema produttivo locale, legato a filo doppio con il servizio di trasporto che non potrebbe che scaricare sui propri clienti, i nuovi costi dei pedaggi. Occorrerebbe quindi prevedere almeno delle forme di agevolazione per le imprese di trasporto locali, considerando per esempio nuove forme esenzione o quantomeno di abbonamento.
Anche da Pisa CNA Fita esprime preoccupazione e contrarietà al progetto Toscana Strade e non soltanto per i maggiori oneri di spesa che imporrebbero agli autotrasportatori, ma perché – ribadisce Roberto Calvani, presidente della locale sezione – «è venuta meno qualsiasi forma di coinvolgimento delle parti sociali e non c’è stata alcuna forma di concertazione con la nostra categoria». E anche lui torna a confermare un’evidenza: che le imprese che percorrono la FiPiLi non lo fanno per fuggire dai pedaggi della A11, ma «per soddisfare la necessità degli insediamenti produttivi che hanno quotidianamente bisogno di ricevere e spedire merce». Ma soprattutto secondo Calzani il pedaggio esclusivo per i camion «si tradurrebbe, qualora si verificasse, in un ulteriore danno economico insostenibile per noi autotrasportatori già abbondantemente vessati da spese e disagi, non ultimo quello relativo alla sicurezza stradale».
E poi anche sui conti Calzani ha qualcosa da obiettare. «I mezzi pesanti sono il 5-10% del totale dei transiti: capirei se si parlasse di un pedaggio per tutti per finanziare la terza corsia, ma se paghiamo solo noi si ottengono 12 milioni, cioè le briciole. Ci si tappano le buche. E però si fa un danno alle aziende, che poi ricade sui consumatori. Una follia che non permetteremo».