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Il tunnel ferroviario del Frejus riaprirà soltanto nell’estate 2024

La Francia si allontana. Dopo lo stop della via stradale che passa dal Monte Bianco (chiuso dal 16 ottobre al 18 dicembre), adesso arriva la notizia che il Frejus non riaprirà prima della prossima estate. Con conseguenze pesanti, anche per la nostra economia, come sottolinea FAI-Conftrasporto

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Si allontanano Italia e Francia. Mentre infatti la via stradale che passa dal Monte Bianco è costretta alla chiusura per lavori improcrastinabili di manutenzione che andranno avanti per 9 settimane consecutive (lo stop parte alle 8:00 di lunedì 16 ottobre e durerà fino alle 22:00 di lunedì 18 dicembre), anche la strada ferrata del Frejus, chiusa al traffico dal 27 agosto scorso, dovrà attendere l’estate del 2024 per essere riaperta. Lo ha annunciato il prefetto della Savoia, Francois Ravier, e la società Sncf. E quindi quei 150 treni merci che ogni settimana seguivano questa direttrice dovranno trovare un’alternativa, che a questo punto, almeno fino a ridosso del Natale, non potrà essere quella stradale del Monte Bianco.

La situazione preoccupa fortemente Fai/Conftrasporto. Il presidente Paolo Uggè rilancia l’allarme sui valichi alpini e la necessità di sbloccare le infrastrutture di connessione per non rischiare un isolamento che finirebbe per essere gravemente dannoso per l’economia italiana.

«Brennero e divieti austriaci, interventi manutentivi, mancata condivisione della seconda canna del Bianco produrranno gravi conseguenze a tutta l’economia nazionale», dichiara Uggè. «Ai tanti no sostenuti da forze politiche e movimenti ambientalisti a gettone bisogna rispondere con la politica del fare».

Per Uggè, il momento è certamente complesso, ma il tema delle infrastrutture deve divenire centrale per le scelte dell’economia nazionale, e la permeabilità dell’arco alpino è fondamentale per la sopravvivenza dell’economia italiana e delle imprese che qui hanno scelto di continuare a produrre. «Occorre rilanciare quel ‘Patto della logistica’ che il governo Berlusconi avviò nel 2004 e che poi il tecnico Mario Monti decise di affossare – ricorda il presidente FAI – Il rilancio infrastrutturale è fondamentale se non vogliamo che le merci prodotte e trasformate nelle nostre imprese restino sui piazzali. Il sistema produttivo necessita di infrastrutture e di collegamenti, di attività dei porti funzionanti e opportunamente collegati con i sistemi stradali e ferroviari».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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