L’azienda di autotrasporto risponde delle infrazioni commesse dal suo autista dipendente, tranne nel caso in cui non provi in maniera puntuale di averlo formato e informato relativamente ai contenuti della sua attività. È un principio generale valido in Italia, ma applicato anche in Germania. E giudicare da un episodio di cronaca che arriva da Ascheberg, una cittadina della Renania Settentrionale-Vestfalia non troppo distante da Münster, dove nei giorni scorsi la polizia stradale ha fermato per un controllo un camion che trasportava animali vivi. Una tipologia di trasporto che, al pari dei tempi di guida e di riposo, viene regolamentata a livello comunitario. Ad attirare l’attenzione degli agenti era stato in particolare uno pneumatico del veicolo che anche soltanto a livello visivo appariva in un avanzato stato di deterioramento. Senonché dopo avergli intimato al’alt hanno proceduto ai controlli. E la prima cosa che hanno verificato è che il semirimorchio non era munito di lettiere e di sistemi adeguati per la raccolta delle feci e delle urine degli animali e di conseguenza tutto finiva irrimediabilmente in strada.
Ma la cosa grave la appuravano subito dopo: nel momento in cui era stato fermato, l’autista stava guidando senza aver inserito la carta tachigrafica nello strumento. Poi, andando a scaricare i dati, si sono accorti che in realtà lo stesso conducente era recidivo, perché nei 28 giorni precedenti erano stati ben 21 quelli che aveva guidato senza carta. Infrazione grave, quindi, a cui gli agenti hanno risposto con una sanzione altrettanto pesante, seppure distinguendo opportunamente le responsabilità di autista e impresa. Perché se al primo hanno consegnato un verbale di 380 euro, alla seconda hanno recapitato una sanzione amministrativa di ben 21 mila euro. Adesso l’azienda potrà fare ricorso. Ma sarà veramente difficile riuscire a provare la propria estraneità a quanto avvenuto.