Svolta nelle indagini sull’esplosione del deposito Eni di Calenzano. La Procura di Prato ha infatti inviato alcuni avvisi di garanzia a Eni spa e a nove persone, sette dirigenti della multinazionale italiana e due responsabili (datore di lavoro e preposto alle attività aziendali) della società appaltatrice Sergen. Le nove persone fisiche sono indagate, a vario titolo, per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali, mentre l’Eni è sotto accusa ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa in ordine ai reati di omicidio e lesioni.
Le imputazioni si riferiscono alla tragedia avvenuta nel comune fiorentino di Calenzano il 9 dicembre 2024, quando una fortissima deflagrazione al deposito idrocarburi causò cinque morti, il ferimento di altri 27 lavoratori e ingenti danni materiali. Nell’esplosione morirono Davide Baronti, 49 anni, residente a Bientina (Pisa); Gerardo Pepe, 45 anni, e Franco Cirelli, entrambi di Cirigliano (Matera); Vincenzo Martinelli, 51 anni, e Carmelo Corso, 57 anni, ambedue di Prato.
Sulla base delle risultanze investigative «il disastro era un evento prevedibile ed evitabile», ha detto il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli. Un «errore grave e inescusabile» secondo quanto emerge dall’analisi della documentazione di sicurezza rilasciata a Eni da Sergen e dalle attività della stessa Sergen. In particolare erano presenti sul luogo dell’incidente «fonti di innesco, come il motore a scoppio di un elevatore» che «ha generato calore in un’area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività manutentive di Sergen».
Eni e i suoi dirigenti, afferma la procura di Prato, hanno «permesso la contemporaneità dell’attività lavorativa di manutenzione e di carico di autobotti nella stessa area sotto le pensiline, senza interrompere i carichi delle autobotti». E questo per un mero vantaggio economico: «Se le pompe di carico delle autobotti al deposito Eni – ha infatti precisato il PM – fossero rimaste chiuse come dovevano dalle ore 9 alle ore 15 del 9 dicembre 2024, sarebbero andati persi circa 255.000 euro di guadagni. Gli interventi di manutenzione, quel giorno, non potevano e non dovevano essere portati avanti in presenza del normale carico delle autocisterne».
Infine, secondo gli inquirenti, Eni spa sarebbe soggetta non solo a responsabilità oggettiva, ma anche «oggetto di illecito amministrativo per la condotta di uno dei nove indagati, che avrebbe tentato in qualche modo di ostacolare le indagini sulle cause dell’esplosione, creando una cartella documentale emersa più di un mese dopo l’evento». La cartella, con documenti e appunti che compaiono per la prima volta il 27 gennaio, contiene infatti la richiesta di Eni a Sergen di rimuovere due valvole.