Porto di Brindisi. Ogni giorno dai traghetti in arrivo dall’Albania – per la precisione da Valona – vengono effettuati dei controlli ai varchi doganali. Non a tutti, però, perché richiederebbe troppo tempo, ma semplicemente a campione o sulla base di un controllo visivo. Adesso, però, viene sollevato il sospetto che tra i finanzieri in servizio nello scalo pugliese ce ne fossero tre – due di Lecce e uno di Brindisi – che agivano motivati da altre ragioni. Più precisamente, stando alla denuncia fatta da un diretto interessato, vale a dire da un autotrasportatore – sembrerebbe che i tre uomini della Finanza accettavano di chiudere un occhio e di far transitare i camion senza battere ciglio, in cambio di una banconota di 50 euro. Ora, il Nucleo di polizia economico finanziaria, coordinata dalla Procura di Brindisi, ha aperto un’indagine non soltanto per trovare riscontri a quanto denunciato dal trasportatore, ma anche per appurare se ci fossero altri finanzieri che si prestavano allo stesso scambio. Per la precisione l’ipotesi di reato è concussione e per svolgere i primi riscontri i pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Luca Miceli hanno provveduto a ordinare il sequestro degli smartphone e dei computer portatili dei tre finanzieri sospettati. Si ipotizza che all’origine della corruzione dei finanzieri ci possa essere l’iniziativa di realtà commerciali che importano in Italia prodotti contraffatti di varia natura.
In ogni caso dallo scorso 7 ottobre, da quando cioè le tensioni in Medio Oriente sono sfociate in un vero e proprio conflitto armato, i timori di spostamenti di terroristi e di armi sono divenuti molto più concreti. E di conseguenza anche i controlli alle frontiere, in particolare su quelle balcaniche, si sono moltiplicati, in particolare nella parte più settentrionale del confine, quello terrestre con la Slovenia, ma anche su quelli marittimi lungo la costa adriatica.