Investimento volontario o tragico incidente? Saranno le indagini a stabilire la reale dinamica del drammatico episodio dello scorso venerdì 18 giugno, quando un trasportatore, cercando di forzare il picchetto di una manifestazione di protesta all’esterno del magazzino della Lidl a Biandrate (Novara), ha investito col suo veicolo il sindacalista di Si Cobas, Adil Belakhdim, 37 anni, provocandone il decesso.
L’accusato si chiama Alessio Spaziano, ha 26 anni ed è originario di Dragoni, in provincia di Caserta. Spaziano, che lavora come fornitore esterno di Lidl, ha passato queste notti in carcere e oggi, dopo essere stato ascoltato dagli inquirenti, nel corso dell’udienza di convalida del fermo, è stato mandato dal gip agli arresti domiciliari.
Il trasportatore avrebbe avuto una discussione con i lavoratori che bloccavano l’uscita dei mezzi e, cercando di forzare il blocco, avrebbe fatto retromarcia per uscire contromano dall’ingresso dell’area di manovra dei tir. Così facendo, ha però travolto Adil e altri due lavoratori – rimasti feriti – per poi allontanarsi ed essere bloccato poco dopo dai carabinieri su un autogrill dell’A4 nei pressi di Novara.
Va però sottolineato come Spaziano avesse già chiamato un sovrintendente della Polizia di Stato (suo padrino di cresima) nel Casertano, che lo aveva convinto a telefonare al 112, a segnalare la sua posizione e a consegnarsi di sua volontà alle Forze dell’Ordine. Le accuse nei suoi confronti sono attualmente di omicidio stradale aggravato dalla fuga, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale.
La tesi della difesa dell’autotrasportatore è che si sia trattato di un terribile incidente e cioè che l’autista non si sia reso conto di aver colpito col suo camion la vittima, che secondo questa ipotesi si sarebbe trovata in un punto non visibile. All’autista quindi non sarebbe imputabile la volontà di nuocere, non essendo pienamente consapevole di cosa fosse accaduto.
«Alessio non si è accorto di aver ucciso il sindacalista – ha spiegato il suo avvocato difensore, Gabriele De Juliis – ma è scappato solo per paura di essere linciato. Ha detto di non essersi nemmeno accorto di avere una persona dietro l’autoarticolato. Con molta probabilità ha fatto una manovra azzardata, ma del tutto inconsapevole e senza volontà di compierla, scappando poi per paura. Sapeva che scegliendo di forzare il posto di blocco avrebbe rischiato di essere picchiato dai manifestanti».
«Il mio assistito – ha aggiunto l’avvocato – seppur indagato per una cosa delicata e gravissima, ha interesse adesso a fornire la massima collaborazione con l’autorità giudiziaria e a rispondere esaurientemente a tutte le domande».
Del momento in cui è avvenuto il dramma non esistono filmati o immagini, ma molti colleghi della vittima, presenti sul posto, sono scettici sul fatto che il conducente non si sia accorto di nulla, anche perché gli scioperanti gli urlavano incessantemente di fermarsi.
Nel frattempo sui social si è scatenato un linciaggio mediatico nei confronti di Spaziano e della sua famiglia (la compagna e due bambine piccole), che vive nel centro di Baia e Latina, paese di 2200 abitanti del Casertano. Come purtroppo sempre più spesso accade in un’epoca in cui l’informazione viaggia veloce e i giudizi sommari sono tagliati con l’accetta, la presunzione d’innocenza a cui chiunque avrebbe diritto è stata spazzata via dall’ansia giustizialista degli hater da tastiera, mentre in un momento così triste occorrerebbe collaborare tutti insieme per fare piena luce sulla vicenda – come ha del resto sottolineato lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi – e ricostruirla con oggettività.
«La tragedia di Biandrate – ha accusato in una nota il presidente di Federlogistica-Conftrasporto, Luigi Merlo – ha le sue radici nelle forti responsabilità dello Stato e di un apparato pubblico, che ha consentito per anni la nascita di finte cooperative basate sullo sfruttamento del lavoro. Questo ha reso possibile lo strangolamento dei piccoli operatori, costretti a subire le inefficienze infrastrutturali e l’assenza di qualsiasi pianificazione nella distribuzione urbana delle grandi città».
«Per questo motivo chiediamo una certificazione obbligatoria di tutte le imprese della filiera – ha proseguito Merlo – con l’istituzione di un Albo nazionale delle imprese della logistica che abbia criteri molto selettivi ed escluda da ogni attività realtà che non hanno i requisiti minimi. Infine solo una grande alleanza del mondo della logistica sana con le organizzazioni sindacali è la chiave per isolare chi prospera nella giungla».
«È paradossale che oggi – conclude il presidente – si tenti di delegare la responsabilità di questo sfascio a grandi gruppi internazionali che sono scesi nel nostro Paese e operano secondo regole del gioco industriali, nelle quali lo sfruttamento del lavoro, il lavoro nero e la terziarizzazione a soggetti non garantiti non può rientrare e non rientra nei loro schemi organizzativi».