Assoespressi e Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno interrotto la trattativa sulla piattaforma per la contrattazione di secondo livello della filiera Amazon a causa – informano i secondi – dell’indisponibilità della prima associazione «ad affrontare positivamente le tematiche poste dal sindacato». Da qui la decisione di indire uno sciopero generale nazionale di 24 ore di tutto il personale della filiera di Amazon (quindi attivo per Amazon Logistica e Amazon Transport), da quello occupato all’interno degli hub distributivi a chi provvede alle consegne, sempre che siano dipendenti diretti e regolamentati tramite contratto nazionale trasporto e logistica.
Una protesta storica
La protesta ha un carattere storico, nel senso che si tratta del primo sciopero di filiera al mondo che viene organizzato all’interno del gigante di Bellevue. Fino a oggi, cioè, c’erano state agitazioni locali, circoscritte a singoli magazzini. In questo caso invece i sindacati chiamano alla protesta tutti i lavoratori della filiera (40 mila complessivi di cui 9 mila diretti) per far fronte proprio rispetto a quegli aspetti sui quali non si è trovato l’accordo al tavolo delle trattative, vale a dire carichi di lavoro, inquadramento del personale, orari degli autisti e riconoscimento di un’indennità Covid. Una pretesa, questa, che muove dal fatto che l’attività del colosso dell’e-commerce è cresciuta in modo parallelo alla diffusione della pandemia: tanto più questa incrementava i contagi e costringeva a chiudere locali e negozi, tanto già gli acquisti on-line moltiplicavano i fatturati.
Polemica Rampelli-Uggè
In Italia la proclamazione dello sciopero ha creato polemiche anche in contesti attigui. Il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli ha preso le difese degli addetti di Amazon parlando di «condizioni di lavoro sconcertanti». Gli ha replicato il presidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè, che pur riconoscendo che «il sostegno ai lavoratori in sciopero è cosa buona e giusta», ha fatto notare che «non ci si può limitare a esprimere giudizi sull’azienda senza sapere esattamente come stanno le cose. La ricerca dei consensi, attraverso posizioni solo di natura demagogica, non aiutano a superare le difficoltà».
Uggè ha chiarito di non aver alcuna intenzione di difendere Amazon a prescindere, ma ha sottolineato «la necessità di fare chiarezza», a fronte della «pesantezza di certe affermazioni: «I lavoratori devono essere retribuiti, le condizioni sostenibili e le reali responsabilità accertate. Tutti debbono fare la propria parte senza voler tirare la coperta dalla propria. Mi pare che l’onorevole Rampelli – ha concluso – non sia stato adeguatamente informato del fatto che un incontro è già stato avviato ma non perseguito, e questo non certo per volontà di Amazon».