Che il valico del Brennero costituisca un collo di bottiglia sia geografico che politico per l’export del nostro Paese verso l’Europa lo si è compreso bene durante questa fase pandemica. Le limitazioni imposte dall’Austria alla libera circolazione delle merci italiane verso il Tirolo riguardano alcune categorie di merci che da sole pesano per il 63% dell’interscambio complessivo tra l’Italia e i Paesi europei, pari a un valore economico di 136,6 miliardi di euro. Limitazioni che da ultimo l’Austria ha giustificato per ragioni sanitarie, ma che esistevano già prima della pandemia e imposte per ragioni ambientali che spesso suonano strumentali ad altro.
Fatto sta che tutto questo produce un costo. Secondo uno studio di Unioncamere, presentato in un recente webinar chiamato Il Brennero e la politica dei trasporti attraverso le Alpi, il valore degli interscambi con l’Europa è stimato complessivamente intorno ai 170 miliardi di euro, che salgono a 214 miliardi se si includono anche quelli con Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Insomma, cifre non da poco per l’economia del nostro Paese.
Si pensi per esempio che dal 1° gennaio 2021 l’Austria ammette solo veicoli euro VI, e questo è un grave problema per le aziende di autotrasporto italiane se il nostro Paese non continua ad erogare incentivi per il rinnovo della flotta veicolare.
Se si pensa, inoltre, che dal valico del Brennero passa un quarto del traffico merci transalpino si può ulteriormente comprendere quanta importanza abbia per noi quel lascia passare verso l’Europa. Nel 2019, per esempio, ha visto transitare 53,7 milioni di tonnellate di merci. Di queste, tre quarti su strada e il restante 26% su rotaia. Si potrebbe pensare di far confluire più trasporto merci su rotaia (cosa fortemente consigliata in questa fase di transizione ecologica), ma il problema è che l’attuale traffico merci su rotaia è già saturo per l’80% e le infrastrutture in fase di implementazione. La nuova linea fra Fortezza (BZ) e Innsbruck, tanto per fare un esempio, non sarà completata prima del 2028-2030.
Le proposte avanzate da Unioncamere per risolvere il problema
- promuovere una ambiziosa politica Ten-T, per eliminare le strozzature lungo i corridoi europei dei trasporti;
- portare a completamento la ferrovia della galleria di base del Brennero e le linee ferroviare di accesso nei tempi previsti;
- esaminare, con il supporto delle professionalità dell’Agenzia europea dell’ambiente, l’impatto del traffico pesante e leggero sulla qualità dell’aria lungo l’intera direttrice del Brennero;
- utilizzo dell’infrastruttura 24 ore al giorno per i camion più puliti ed ecologici;
- sostegno alle imprese dei trasporti per il passaggio a veicoli a basse o zero emissioni;
- sviluppo capillare di infrastrutture di ricarica;
- digitalizzazione per aumentare l’efficienza dell’autostrada del Brennero e integrare il trasporto stradale e ferroviario;
- armonizzazione delle normative nel trasporto ferroviario;
- ottimizzazione della gestione delle linee ferroviarie lungo il corridoio del Brennero;
- concorrenza invece del monopolio delle ferrovie austriache nel trasporto ferroviario combinato
Durante il webinar è intervenuto anche il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, il quale, nel ribadire l’importanza del Brennero per l’economia del nostro Paese, ha sottolineato anche la necessità di una collaborazione fra i Paesi europei affinché «si promuova uno sviluppo del corridoio del Brennero che tuteli le prerogative delle industrie italiane e i principi fondamentali dell’Ue, come la libera circolazione delle merci e la concorrenza leale. Per questo – ha aggiunto il ministro – «sostengo la tesi del sistema camerale, secondo cui i divieti unilaterali imposti dal Tirolo non sono conformi al diritto europeo e auspico si trovino soluzioni congiunte a breve termine».