Dalla mezzanotte del 24 ottobre è partito e dovrebbe durare fino al 28 il fermo dell’autotrasporto proclamato da Trasportounito. La protesta ha creato disagi in diversi porti, soprattutto quelli della Liguria, dove l’associazione ha radici e presenze più diffuse. In particolare nel porto di Genova l’adesione al fermo è stata massiccia, con un blocco delle attività vicino al 70%. Cosa che peraltro ha suscitato le reazioni polemiche del presidente dell’autorità portuale genovese, Luigi Merlo, che ha definito il fermo un «atto di pirateria», che comporta «una palese violazione di legge, che deve essere sanzionato in modo esemplare». Inoltre, ha anche denunciato il fatto che l’ingresso al porto è stato istruito con veicoli messi di traverso.
Nelle prime ore del pomeriggio erano circa 130 i camion in porto, per la maggior parte di autisti tedeschi e austriaci. E anche le partenze per la Tunisia risultavano bloccate. Tanto che da Roma si è fatto sentire il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, giudicando lo sciopero «controproducente per gli stessi autotrasportatori» e invitando Trasportounito a «recedere da questa lotta inutile e a partecipare al tavolo convocato per domani mattina».
Da parte di Franco Pensiero, presidente di Trasportounito, è arrivata una disponibilità alla revoca a fronte di due risultati: «il riconoscimento del costo del trasporto e la certezza sul pagamento».
In mattinata, intanto, c’era stato un piccolo giallo di fronte alla revoca del fermo da parte della sezione siciliana dell’associazione. Revoca prontamente respinta dal quartier generale, che ha definito chi l’ha diffusa «soggetti non titolati a farlo».
Da parte delle altre associazioni dell’autotrasporto è stata espressa una drastica presa di distanza rispetto al fermo. Per Pasquale Russo, segretario nazionale di Unatras, la protesta è un’azione «inutile e dannosa» e comunque l’organizzazione che l’ha indetta «rappresenta sono una minuscola parte della categoria». Eleuterio Arcese, presidente di Anita, ha per un verso sottolineato che «tali forme di protesta non risolvono i problemi dell’autotrasporto ma creano soltanto disagi che si ripercuotono sull’intero sistema economico» e per un altro ha ricordato «l’attenzione che il Governo sta dimostrando nei confronti del settore, anche alla luce delle risorse previste per l’autotrasporto all’interno della Legge di stabilità 2012».
Ma la presa di posizione più forte arriva dalla FIAP che in una nota denuncia l’abuso della stessa sigla da parte di Trasportounito. «FIAP è un marchio registrato, lo abbiamo detto e scritto invano più volte ai dirigenti di Trasportounito. Visto che i nostri legali con le buone non sono riusciti a ottenere nulla, la presidenza nazionale della Federazione nei giorni scorsi li ha incaricati di promuovere una azione giudiziaria nei confronti di questi signori e di chiedere loro un sostanzioso rimborso per i danni, non solo di immagine, che anche con queste ultime due azioni ci hanno procurato».
Trasportounito si ferma, le altre associazioni prendono le distanze
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