L’autotrasporto è morto, giunto ormai al punto di non ritorno.Secondo Trasportounito il tempo èscaduto e non servono nemmeno più gli interventi normativi «per arginare lacrisi di un settore che in Italia garantisce più dell’85% dei trasporti dimerce, ma che, scavalcato da imprese estere autorizzate a operare sottocostosul territorio italiano, subissato dai debiti (più di 31.000 euro per mezzopesante in circolazione in Italia) sopravvive solo ai margini della legalità».
Trasportounito: «l’autotrasporto muore della troppa liberalizzazione imposta dall’Europa»
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Sono numeri che l’associazionepresieduta da Franco Pensiero (nella foto) e con Maurizio Longo come segretario generale haraccolto in un dossier che verrà sottoposto all’attenzione del Parlamento e delprossimo governo. Un dossier da cui si evince che ben 5.000 imprese hannochiuso i battenti negli ultimi sei mesi, che 2.200 sono in procedurafallimentare, che 80.000 dipendenti di queste imprese sono sull’orlo delladisoccupazione, che il 70% delle imprese attive è gravata da una posizionedebitoria (31.000 euro per veicolo, come detto) ormai insostenibile. In più esistono 36.000 imprenditori coinvolti in vertenze fra vettori e committenti o fra primo e secondo vettore o fra impresa e dipendenti.
LE CAUSE DI TUTTO CIO’? Per lo più il dito viene puntato contro la concorrenzastraniera, se è vero che il 21% dei traffici sarebbero in mano ad aziende dell’Estche approfittano dei controlli inesistenti e di costi compressi all’osso, alpunto da mettere a repentaglio la stessa sicurezza.
COME SE NE ESCE? In pratica bloccando il processo di liberalizzazione. Ma siccomela libera circolazione delle merci è uno dei capisaldi comunitari,Trasportounito propone l’uscitadall’Europa.
Sul breve, però, Trasportounito punta al dialogo che potrebbe scaturire dalla presentazione del dossier al prossimo esecutivo. Ma se non dovessero giungere risposte, a quel punto ritiene improcrastinabile «il ricorso amisure estreme di protesta», compresa l’ipotesi di un assedio di Roma da organizzare entro la fine di maggio. E in caso fosse impedito l’accesso in città ai veicoli, l’associazione è pronta a riempire di camion il Raccordo anulare e a farli girare fino a quando non esauriscono il gasolio.