Bartolini, Tnt, Geodis. Trema la logistica bolognese, dopo che in tre aziende del settore sono stati riscontrati casi di positività al Coronavirus. Nell’ultima delle tre, per la precisione, nei giorni scorsi sono stati riscontrati due casi di positività, riferiti a personale della cooperativa MMP che opera per Geodis all’interno dell’Interporto bolognese. Secondo i sindacati autonomi dei lavoratori alla base del tutto ci sarebbe uno scarso ricorso a dispositivi di protezione individuale (soprattutto mascherine), una mobilità dei lavoratori tra una cooperativa e l’altra di quelle legate al mondo dei corrieri (e quindi potenzialmente pericolosa in termini di contagio) e anche una crescita del numero delle spedizioni legate all’e-commerce che avrebbe fatto aumentare la necessità di addetti, attivi però in spazi uguali e quindi meno adeguati a garantire la distanzia richiesta dai protocolli.
Alla Geodis, comunque, attendono il responso dell’Ausl per comprendere se dai tamponi eseguiti in questi giorni dovessero emergere dei nuovi casi, ma non manifestano preoccupazione, convinti che tutto sia stato fatto secondo le regole e i protocolli.
Fatto sta che dopo tre casi anche la Regione ha deciso di correre ai ripari per cercare di stroncare sul nascere contesti potenzialmente esposti all’insorgere di focolai. Proprio per questo l’assessore regionale alla sanità dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, ha presentato un’ordinanza per richiedere tamponi a tappeto a tutti i 70 mila operatori del settore logistica e trasporti (oltre che a quelli della lavorazione delle carni).
«Contiamo sulla collaborazione dei datori di lavoro – ha chiarito l’assessore – che con l’ordinanza avranno l’obbligo di collaborare alla realizzazione di questa attività e dovranno essere prontamente capaci di fornire gli elenchi degli operatori da testare. La sanità pubblica si farà carico del costo dell’attività di screening, ma chiediamo che le rappresentanze datoriali ci mettano in condizione di poterla svolgere entro il 1° agosto». Donini ha anche spiegato che «le persone trovate in condizioni di positività asintomatica avranno tutte le garanzie del caso e saranno prese in carico dal sistema sanitario». Quelle che manifesta sintomi – ha concluso – è molto probabile che si presentino direttamente nelle strutture sanitarie».
Anche l’Interporto di Bologna hanno reagito con prontezza e già il 9 luglio, prima cioè che venisse divulgata l’ordinanza, aveva lanciato il progetto “Interporto sicuro”, vale a dire una campagna di sensibilizzazione e mappatura sierologica degli operatori dell’Interporto di Bologna, promossa dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL di Bologna in collaborazione con Interporto Bologna SpA, per rafforzare gli interventi di vigilanza e controllo nell’infrastruttura. La cosa incoraggiante è che nel corso delle prime due giornate di campagna sono stati effettuati 300 test sierologici e tamponi diagnostici agli operatori e sono stati accertati soltanto i due casi di positività ricordati. Numeri che impediscono di parlare di un focolaio.
Nel corso delle prime due giornate, su 300 test effettuati sono stati riscontrati due soli casi positivi, numeri che non consentono di parlare di focolai. «È la riconferma che le misure di sicurezza già adottate – scrive l’Interporto Bologna in una nota – hanno arginato l’eventuale dilagare del contagio, che si limita per ora a due soli positivi al test».