Ve la ricordate StradeBlu, la società sorta nel lontano 2001 all’ombra dell’impero Benetton? Tutto finito. Da qualche settimana la compagnia sorta per dare attuazione al concetto di autostrade del mare, di intercettare cioè tutti quei autotrasportatori disponibili a coprire parte della tratta stradale facendosi trasportare da una nave, è in liquidazione, anche se ancora è in corso una trattativa dell’attuale proprietario, il gruppo Medinvest (quello che controlla Corsica e Sardinia Ferries) per salvare i 17 lavoratori rimasti. Come interpretare questa dismissione? Un segno dei tempi critici, che vede ridurre la domanda di trasporti? Un sintomo di difficoltà delle autostrade del mare, i cui incentivi oggi Bruxelles insiste a voler considerare aiuti di Stato? O magari un effetto di ritorno del ridimensionamento industriale della Fiat in Italia? Comunque la si legga, tutte le risposte vanno bene.
Perché in effetti StradeBlu, dopo il suo avvio a fine 2001 e i suoi ambiziosi progetti di creare una ventina di terminal in tutta Italia tramite una sua costola, la Solomerci, vede cambiare lo scenario economico di riferimento e in particolare quei piani elaborati dal suo fondatore, Carlo Tavella, quando il petrolio costava 20 dollari al barile. Un’ancora interessante arriva quando viene aperta la strategica linea che da Termini Imerese sale a Genova, con transito a Napoli. Ma il tutto non decolla. Quella che doveva essere la quinta colonna dell’essere Benetton su trasporti e infrastrutture (insieme con Alitalia, Atlantia, Autogrill, Aeroporti di Roma) non tiene il passo e così la famiglia veneta si sfila via via dal capitale di StradeBlu, fino ad arrivare a un 27 per cento e alla definitiva dismissione nel 2008.
La compagnia dell’alternativa modale, del mare al posto della strada, passa di mano ma si ridimensiona. Poi con la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese entra in agonia. Seguita da lì a poco dall’atto finale.