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Solita manomissione del tachigrafo: ma la polizia di Lecco denuncia l’autista all’autorità giudiziaria

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L’espediente è vecchio, la sanzione invece – particolarmente pesante – non è ancora così diffusa. L’espediente è quello di manomettere il funzionamento dei trasmettitori del cronotachigrafo digitale con la consueta calamita e per comodità dotarsi di un telecomando con cui poter attivare e staccare il congegno di disturbo. La sanzione invece che ha colpito l’autista siciliano che qualche giorno fa è stato fermato dalla polizia stradale di Lecco lungo la statale 36 e pizzicato con un cronotachigrafo che risultava in pausa malgrado il veicolo fosse in movimento è quella prevista dall’art. 437 del codice penale per punire chi rimuove apparecchi destinati a prevenire infortuni sul lavoro: da 6 mesi a 5 anni, che diventano da 3 a 10 anni nel caso in cui dalla rimozione derivi effettivamente un infortunio. Ovviamente in questo caso la denuncia all’autorità giudiziaria fatta dalla polizia non riguarda soltanto l’autista ma anche, in concorso, il titolare dell’azienda di autotrasporto. Nella fattispecie si tratta di un’impresa siciliana che trasportava merci in Lombardia.
Il controllo del veicolo, come spesso avviene in questi casi, viene svolto da un’officina specializzata, presso cui viene portato il camion quando infilando la carta di controllo nel tachigrafo i poliziotti si rendono conto che qualcosa non quadra. E dal controllo in officina è stato rinvenuto il convegno che si vede nella foto.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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