Quando si dice l’indotto… C’è un’importante azienda che ha sede a Codogno e produce prodotti elettromeccanici ed elettronici per buona parte dei costruttori di veicoli. Si tratta di MTA, società con nel solo stabilimento lodigiano occupa 600 persone (ma complessivamente arriva 1.550 con un totale di 10 sedi e con un fatturato di 203 milioni di euro) e che da ieri è completamente ferma senza sapere quando potrà riaprire. Al danno che subisce in prima persona, si unisce quello che andrà a provocare alle case costruttrici di cui è fornitrice. Già da mercoledì – si legge in una nota della società – si avrà «il fermo delle tre linee di produzione di FCA Mirafiori, Cassino, Melfi e a quelle di Sevel», vale a dire a quella che produce i Ducato per Fiat Professional e i suoi equivalenti per il gruppo PSA.
Ma non è finita, perché rimanendo così la situazione già fin d’ora si sa che «dal 2 marzo, tutti gli altri stabilimenti FCA in Europa e quelli di Renault, BMW e Peugeot» subiranno la stessa sorte. E poi, a essere coinvolti saranno «altri produttori quali Jaguar Land Rover, Iveco, CNH e Same, solo per citarne alcuni», con conseguenze irreparabili per l’azienda e il personale occupato. In pratica MTA conosce le esigenze di alimentazione delle catene di montaggio di tutte queste società e quindi può prevedere quando il blocco delle sue forniture provocherà a valle quello dei costruttori clienti.
Ecco perché MTA, «con il massimo rispetto delle iniziative atte a limitare la diffusione del virus», ha fatto richiesta alle autorità competenti «di consentire al 10% della propria forza lavoro (60 persone circa) il rientro alle attività produttive». Un’operazione che avverrebbe su un’ingente area coperta di 40.000 metri quadrati e «previa verifica quotidiana dello stato di salute di ogni lavoratore, con riguardo ai sintomi e segni della Covid19». Peraltro, la stessa società lodigiana specifica che, essendo anche proprietaria di uno stabilimento a Shangai, «conosce tutte le procedure necessarie per continuare a produrre nella piena sicurezza dei propri lavoratori». Sta di fatto che con queste 60 persone la MTA di Codogno sarebbe messa in condizione «di poter espletare le consegne nelle tempistiche imposte dai clienti, consentendo agli stabilimenti italiani ed esteri delle case costruttrici di veicoli, con le quali collabora, di non interrompere le linee di produzione, evitando ulteriori aggravi dal punto di vista economico e sociale».