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Scende ancora il numero di imprese di autotrasporto: record in Friuli Venezia Giulia

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Continua l’emorragia delle imprese di autotrasporto italiane. All’anagrafe – per così dire – sono sempre meno. Vuoi perché qualcuno ha fatto fagotto e si è trasferito altrove, vuoi perché molti a conti fatti hanno deciso che era meglio gettare la spugna. Un quadro, peraltro, che continua a delinearsi costante nel corso degli anni: a partire dal 2009, ogni stagione che passa, si porta via un pezzetto di autotrasporto.

Oggi – ma nel linguaggio dei numeri parliamo al primo trimestre del 2016 – le aziende sono diminuite in tre mesi del 2,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma ovviamente, come spesso accade nelle statistiche, dietro questo dato ci sono situazioni di sopravvivenza e altre decisamente difficili. La palma della difficoltà spetta forse al Nordest e in particolare al Friuli Venezia Giulia. Non a caso se nella prima macroarea la flessione è stata del 2,5%, nella regione di Trieste il calo è più marcato e ha raggiunto il 3,6%. In termini assoluti, parliamo oggi di 1.618 imprese, percentualmente l’1,7% di quelle nazionali, mentre erano 1.688 lo scorso anno. L’erosione colpisce in particolare, a livello territoriale, la provincia di Udine con una diminuzione del numero di imprese del 4,5% e, rispetto alla tipologia aziendale, gli artigiani calati del 5,2%.

Dati che confermano un altro primato dell’autotrasporto delineato da Unioncamere, secondo cui il trasporto, con 3,6 procedure concorsuali ogni 1.000 imprese esistenti, è il settore con la più elevata esposizione delle imprese al rischio di fallimento.

Nulla di strano, si dirà. D’altra parte è sufficiente gettare lo sguardo lungo il percorso della A4 che da Venezia arriva a Trieste per rendersi conto che ormai un camion su due reca targa straniera e, soprattutto nei week end, parcheggiano un po’ in ogni dove. Sono tutti regolari? Chi può dirlo. Ciò che è certo è che servirebbero maggiori controlli, ma alle forze di polizia mancano uomini e risorse e più tanto non riescono a fare. La soluzione è da trovare in Europa. Magari prima che tanti altri pezzetti di autotrasporto vadano in frantumi. 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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